“La Banca d’Italia resti agli italiani”

Giorgio Gustavo Rosso, responsabile della casa editrice MacroEdizione e da sempre impegnato nel campo dello sviluppo sostenibile, ha diffuso un appello: “Non ignorate questo pericolo, la Banca d’Italia sta per cadere in altre mani”. Ma il decreto è stato convertito in legge il 29 gennaio.

“La Banca d’Italia resti agli italiani”

“È in gioco il futuro economico dell’Italia – spiega Giorgio Gustavo Rosso - Se la Banca d’Italia rimarrà degli italiani potremo avere qualche probabilità di riprenderci e uscire dalla dipendenza e dalla sottomissione ai paesi più potenti, vicini e lontani; sarà possibile riattivare il nostro ineguagliabile sistema produttivo, ridurre la disoccupazione giovanile e l’impoverimento generale, recuperare l’indipendenza e la dignità della nostra nazione. Se permetteremo che la Banca d’Italia, poi Poste Italiane, Eni, Enel, Snam, Fincantieri e Terna, RAI e molte altre delle nostre migliori aziende cadano nelle mani prima dei banchieri italiani e poi via via dei più grandi e potenti banchieri stranieri, noi italiani saremo destinati a decenni di decadenza e povertà. Per questo ti chiedo di attivarti al massimo e immediatamente per condividere questo testo con tutte le persone che conosci, via Internet ma anche stampandolo. Ognuno di coloro che riceverà questa informazione così importante e così poco conosciuta, deve informare tante altre persone prima possibile e poi dobbiamo intervenire verso tutti i giornali, tutti i siti web, scrivere al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Economia e al Presidente dei Deputati, ai capi dei partiti e a tutti i personaggi importanti che possiamo conoscere. Se ognuno di noi si impegna per quanto può ed è capace, tutti insieme potremo ottenere che in Italia si parli di questo, un argomento e una decisione davvero molto preoccupante per il futuro di tutti noi italiani, sicuramente molto più importante di Renzi e Berlusconi e di tutti quegli assordanti pettegolezzi con cui ci distraggono continuamente per impedirci di ragionare con la nostra testa e con il buon senso. Dopo che hai letto non ti fermare, non rinviare a più tardi. È possibile che ci sia qualche parola o qualcosa che non ti piace del tutto o verso cui sei critico. Per favore non te ne curare: ciò che conta è l’informazione principale e fare arrivare questa importantissima informazione a tutti in pochissimo tempo. Invia questa mail a chi conosci, pubblicala nel tuo profilo Facebook o su Twitter utilizzando l'hashtag #fermiamolapiugrandeporcatadellapartitocrazia .
Dopo il Porcellum di Calderoli, Berlusconi e Casini del 2005, mercoledì 22 gennaio arriva in aula alla Camera il decreto su Imunu e Banca d'Italia con 800 emendamenti. Il rischio è di regalare centinaia di miliardi di euro degli italiani ai banchieri che non hanno alcun diritto sull’immenso patrimonio della Banca d’Italia, oro immobili e diritti di signoraggio inclusi. Il Decreto 133 è in evidente contrasto con la Costituzione Italiana e con la legge n. 262 del 2005, che stabilisce il ritorno allo Stato Italiano delle quote della Banca d’Italia. IL PIÙ GRANDE CONFLITTO D’INTERESSI VIENE DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA FABRIZIO SACCOMANNI, infatti il Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Letta è un banchiere, scelto dai banchieri a rappresentarli, e con questo Decreto Legge regalerà la Banca d’Italia e il suo patrimonio di centinaia di miliardi di euro ai banchieri che lo hanno scelto. Il Decreto Legge 133 è incostituzionale, è contro la legge 262 del 2005, va contro la natura pubblica della Banca d’Italia, va contro l’interesse degli italiani per favorire gli interessi dei banchieri privati e delle assicurazioni private italiane e straniere che hanno scelto Saccomanni prima come Direttore Generale della Banca d’Italia e poi come Ministro dell’Economia del Governo Letta. Fabrizio Saccomanni non è mai stato eletto e da decine d’anni è ai vertici del sistema bancario italiano e internazionale. Per questo Fabrizio Saccomanni non può più fare il Ministro dell’Economia e non deve essergli consentito di regalare la Banca d’Italia ai suoi amici banchieri. Dal sito della Banca d’Italia: la Banca d’Italia è la banca centrale della Repubblica italiana ed è parte del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dell'Eurosistema. È un istituto di diritto pubblico. Nell’esercizio delle proprie attribuzioni la Banca opera con autonomia e indipendenza, nel rispetto del principio di trasparenza, secondo le disposizioni della normativa comunitaria e nazionale. Coerentemente con la natura pubblica delle funzioni svolte e consapevole dell’importanza dei propri compiti e responsabilità, l’Istituto cura la diffusione di dati e notizie con la massima ampiezza informativa".

AGGIORNAMENTO

IL DECRETO E' STATO CONVERTITO IN LEGGE IL 29 GENNAIO. LA PRESIDENTE DELLA CAMERA HA APPLICATO LA COSIDDETTA "GHIGLIOTTINA" PER FAR DECADERE TUTTI GLI ORDINI DEL GIORNO EVITANDONE LA DISCUSSIONE E PASSANDO DIRETTAMENTE AL VOTO.

 

Commenti

D'accordissimo. Sono contento che se ne parli anche in questa rivista on line. Unico dettaglio, giusto perché mi diletto ad usare i social media, l'# proposto è troppo lungo, sarebbe meglio qualcosa come #salviamoBancaditalia. Che la lotta per tutti i tipi di sovranità, a partire da quella troppo spesso taciuta, quella individuale, sia proficua!
Luca, 21-01-2014 01:21
Il vero problema e' l' appropiazione indebita delle riserve degli italiani (= Stato) da parte della Banca d'Italia. Serve una legge urgentissima per definire la proprieta'delle riserve e il ruolo della Banca d'Italia incluso l'obbligo di girare allo Stato tutti i guadagni derivanti dalle operazioni annuali sui mercati e non alle Banche private azioniste. Vedi http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=280488:perche-loro-bankitalia-appartiene-al-popolo-italiano-e-non-alle-banche&catid=35:worldwide&Itemid=152
No, il vero # e' salviamolorodelloStatodallaBancad, 25-01-2014 04:25

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