Petrolio, il prezzo dei carburanti supera il record storico

Il prezzo dei carburanti ha superato il record storico dell'estate 2008 arrivando a toccare picchi di 1,61 euro a litro in Campania per la benzina. Tutti preoccupati per un'impennata che potrebbe pesare più del previsto sulle tasche dei consumatori. Ma la partita si gioca tra l'evoluzione della crisi geopolitica che sta coinvolgendo il mondo arabo, e la capacità dei governi occidentali di intervenire in base a ciò che realmente sta accadendo.

Petrolio, il prezzo dei carburanti supera il record storico
I prezzi al consumo di benzina e gasolio sono saliti repentinamente nelle ultime ore fino a toccare gli 1,61 euro al litro (per la benzina) in Campania e superando così il 'record storico' registrato nell'estate 2008, poco prima della crisi finanziaria. Q8, Esso, Shell, Tamoil, Eni, i principali distributori di carburante hanno applicato aumenti nelle ultime ore che oscillano tra gli 0,5 e gli 1 centesimi per litro, con prezzi che variano dagli 1,553 euro/litro agli 1,611 euro/litro per la benzina e dagli 1,453 euro/litro agli 1,483 euro/litro per il diesel. A tenere banco all'impennata dei prezzi dei carburanti sono i siti specializzati nel settore energetico come Staffetta quotidiana e quotidianoenergia.it che stanno monitorando la situazione nelle varie stazioni di distribuzione italiane. Di tale monitoraggio ne danno nota le agenzie ormai con ritmi serrati. Nessuno ancora sa dire per quanto ancora gli aumenti continueranno, ma c'è già chi, come l'Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori), ha ipotizzato che il caro benzina messo insieme all'inflazione potrebbe coincidere con un vero e proprio shock economico per le famiglie, le quali - qualora i rincari non dovessero subire una significativa battuta d'arresto - si troverebbero a dover spendere anche 1.200 euro l'anno in più. Un'oscillazione, quella del prezzo dei carburanti, legata a filo doppio ai disordini geopolitici che stanno interessando il mondo arabo, e in particolare la Libia, che con la crisi delle ultime settimane ha ridotto le forniture di petrolio e gas verso l'Europa. Ma a preoccupare gli osservatori più attenti, è soprattutto l'ipotesi che gli altri paesi del mondo arabo (l'Arabia saudita in primis, che controlla più di un quinto delle riserve mondiali di petrolio) possano far rete, e che nella condivisione della crisi politica e sociale che sta attraversando i territori di cultura araba possa innalzarsi una specie di barriera per l'esportazione dei carburanti. Su Facebook si è diffusa una petizione su una mobilitazione che l'11 marzo dovrebbe conivolgere proprio i civili sauditi e che va sotto il nome di 'giornata della rabbia', un annuncio che solo al pensiero fa tremare molti. Intanto, come ricorda anche Aspo Italia - la sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas - il Governo italiano ha allo studio un nuovo modello di mercato petrolifero europeo. Una ricerca commissionata dal Ministero dello Sviluppo economico all'Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che cerca di muoversi per l'individuazione di soluzioni plausibili al problema dell'instabilità dei prezzi dei carburanti. E proprio sulle cause di questa instabilità si apre di nuovo la grande forbice tra chi è convinto che sia dovuta a quel fenomeno che va sotto la generica etichetta di 'speculazione finanziaria internazionale', e chi invece crede che sia strettamente connessa all'inadeguatezza della domanda del mondo occidentale rispetto alla disponibilità effettiva di tali risorse. "Bisognerebbe porre in atto politiche attive per ridurre la richiesta di petrolio delle società occidentali, principalmente diminuendo la domanda di mobilità privata, che consuma più del 60% del petrolio importato" ricorda proprio Terenzio Longobardi di Aspo Italia, cosa che "consentirebbe una maggiore durata delle risorse residue e nello stesso tempo un contenimento dei prezzi non conseguente all’alternanza di cicli economici espansivi e recessivi che rischiano di caratterizzare il prossimo futuro". E noi, non possiamo che sottoscrivere.

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