Oltre la manovra, Zanotelli: "Abbattiamo le spese militari"

Nel 2010 sono stati spesi 27 miliardi in materiale bellico, 50 mila euro al minuto, 3 milioni l’ora, 78 milioni al giorno. "È mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini?". Da Padre Alex Zanotelli un appello a mobilitarsi contro l'irragionevole e spropositato finanziamento dell'apparato militare.

Oltre la manovra, Zanotelli:
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. È mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!! È mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F 35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma: “L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…” (art.11) ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili. Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta, né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali? Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte? E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro! Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo. E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro). È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa. E il 27 ottobre sempre ad Assisi , la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo. Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte. Che vinca la Vita!

Commenti

L'indignazione per la mancanza di ogni pur minimo riferimento, nella manovra, alle spese per le armi, si accompagna a quella per la medesima assenza, nella protesta, dello sciopero ...generale del 6 settembre. Dovremmo dire a Padre Zanotelli che finchè si costruiranno e benediranno i cannoni e le fabbriche che li fanno e che... danno lavoro a tanti sfruttabili e sfruttati pur di impedire che i lavoratori del mondo si uniscano per produrre solo aratri, occorreranno tante... "cariche" della pace, altro che marce! Questo ai padroni non occorre dirlo perchè lo sanno fin troppo e sono sempre pronti a "marciare" sotto le bandiere della pace e le cineprese televisive, calzando comodissimi e costosissimi sandali ortopedici francescanamente camuffati. Si dica subito a loro tutti che non sono ammessi alla marcia e che se proprio insistono dovranno devolvere tutto il proprio di più del reddito lordo di un operaio ...immigrato come contributo di solidarietà all'...altro. Pace e bene a tutti i bisognosi !
Franco, 05-09-2011 06:05
Ho partecipato al corteo e al comizio in piazza per lo sciopero generale CGIL del 6.9.11. Anche lì...niente, dal palco e dai cartelli, contro le guerre e le armi pagate con le tasse versate dai lavoratori e pensionati italiani. Due soli cartelli, "GIU' LE MANI DALLA LIBIA", "GIU' LE MANI DALLA LIBIA, DALL'INTIFADA ARABA, DAI DIRITTI DEI LAVORATORI". Solo un volantino che denunciava il rapporto perverso guerra-immigrazione-sfruttamento. Nelle discussioni spalla a spalla a molti bisognava spiegare che e perchè la denuncia dell'accettazione della supremazia delle armi sui diritti non era fuori luogo. Qualche raro portatore di bandiera della pace era sconsolato ma deciso a continuare la sua rinuncia all'ipocrita marcia di Assisi, che ha celebrato la sua perdizione imbrigliandosi nel lasciapassare alla "missione" nel Libano.
Franco, 07-09-2011 09:07
http://www.ildialogo.org/appelli/MaleOscuro_1369771177.htm
ARTURO MARADEI, 04-06-2013 12:04

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