Marijuana legale in Uruguay: firmato il decreto

In Uruguay sono state pubblicate le norme che regolamenteranno il mercato della marijuana legale. La legalizzazione della cannabis era stata approvata dal Parlamento a dicembre scorso. Il presidente Mujica ora ha firmato il decreto.

Marijuana legale in Uruguay: firmato il decreto

I consumatori di marijuana saranno tracciati in un registro e potranno acquistare fino a 10 grammi a settimana. Nel giro di due settimane il governo raccoglierà le richieste dei coltivatori che intendono diventare rifornitori dello Stato. Entro dicembre, poi, sarà pronta una rete di farmacie autorizzate a vendere la cannabis ai consumatori registrati. Il costo sarà di meno di un dollaro al grammo.
Come per il tabacco, ha spiegato il portavoce presidenziale Diego Canepa nell’annunciare tutte le novità, anche i pacchetti di marijuana riporteranno avvisi sui rischi per la salute. Si potrà fumare solo nelle case private e all’aperto. Inoltre gli automobilisti saranno sottoposti a controlli per verificare che non guidino sotto l’effetto della cannabis, come avviene già per gli alcolici. I coltivatori autorizzati potranno tenere sei piante per attività, non a persona come alcuni speravano. Chi acquisterà la marijuana in farmacia dovrà identificarsi tramite i rilevatori di impronte digitali, in modo da preservare l’anonimato, ma gli utilizzatori risulteranno naturalmente dal database del governo.
Lo Stato venderà cinque tipi differenti di cannabis, che conterranno al massimo un livello del 15% del principio attivo Thc. Ogni pacchetto avrò codice a barre e sarà registrato in una banca dati che permetterà alle autorità di risalire alla sua origine e, di conseguenza, di verificarne la legalità.
«L’ Uruguay non mira ad essere una mecca degli amanti della marijuana, non intende promuovere feste per fumatori di cannabis e stile bohemien e non vuole estendere il consumo di marijuana», ma con la legalizzazione della cannabis intende «mantenere tutto entro i limiti della ragione e non permettere che diventi una malattia». Così Mujica ha spiegato la logica che sta dietro alla decisione di legalizzare la droga leggera. In un’intervista rilasciata ad Associated Press nel giardino della piccola fattoria in cui vive su una collina che dà su Montevideo, ha parlato circondato dai suoi polli, gatti e cani dopo essere tornato dal fare la spesa a bordo del suo maggiolino Volkswagen azzurro insieme alla moglie, la senatrice Lucia Topolansky. La legalizzazione della marijuana era stata approvata dal Parlamento a dicembre del 2013, rendendo l’Uruguay il primo Paese al mondo a farlo e il presidente ha poi firmato lo scorso 6 maggio il decreto.

Mujica ha poi attaccato le norme in vigore in Colorado, che da gennaio ha legalizzato l’uso della marijuana. «Quello che fanno in Colorado è una totale finzione» in termini di controllo delle vendite e garanzia che la cannabis consumata sia legale, ha detto il presidente. Come in Uruguay, in Colorado ci sono rivenditori e produttori autorizzati, ma diversamente dal Paese di Mujica gli utilizzatori non vengono registrati e i limiti sono più elevati: un adulto può comprare fino a 28 grammi per volta e non solo 10 grammi a settimana. Difendendosi da chi definisce il suo piano quasi conservatore, Mujica rivendica che si tratta di un sistema più trasparente e onesto di quello approvato da 21 Stati Usa e da Washington DC, dove la cannabis è legale a scopi terapeutici. I sistemi in vigore in quegli Stati Usa vengono definiti da Mujica «una brutale ipocrisia» perché le persone possono fingere malattie in modo da avere le prescrizioni necessarie a ottenere la marijuana. Poi lancia una previsione: a suo parere il sistema uruguayano sarà più duro con i consumatori di droga e più efficace nella lotta al traffico di droga illegale. Il prossimo 12 maggio Mujica sarà ricevuto alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
Mujica, ex membro della guerriglia Tupamaros che guidò l’ Uruguay prima della dittatura del 1973-1985, fu messo in prigione dalla giunta per anni, la maggior parte dei quali trascorsi in isolamento. Da presidente del suo Paese è diventato noto a livello internazionale per lo stile di vita sobrio. Per vivere nella sua fattoria ha rinunciato al palazzo presidenziale e sono frequenti i suoi discorsi contro il consumismo e l’avidità. È candidato al premio Nobel per la Pace per il 2014.

 

 

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