Precari in sciopero o sciopero precario?

Oggi in piazza c'erano anche i precari e le precarie del mondo del lavoro. Comunicatori, giornalisti, archeologi, lavoratori delle cooperative sociali, lavoratori del commercio e dei servizi, dottorandi, 'ghost writer' della nuova industria dell'informazione. Parte di quel movimento che nell'ultimo anno si è andato definendo come il precariato cognitivo dei lavoratori a basso costo e diritti zero.

Precari in sciopero o sciopero precario?
ROMA - "Oggi sciopero, tanto domani ho un aereo per l'estero", "oggi sciopero, domani lavoro doppio", "oggi sciopero, tanto all'Italia la ricerca non serve", "sono una giornalista in sciopero, non fa notizia". Con questi ed altri slogan oggi in piazza a Roma c'erano anche i precari e le precarie del mondo del lavoro. Comunicatori, giornalisti, archeologi, lavoratori delle cooperative sociali, lavoratori del commercio e dei servizi, dottorandi, 'ghost writer' della nuova industria dell'informazione. Parte di quel movimento che nell'ultimo anno si è andato definendo come il precariato cognitivo dei lavoratori a basso costo e diritti zero. Con questa consapevolezza, i ragazzi e le ragazze della rete 'Il nostro tempo è adesso', gli stessi che hanno organizzato la manifestazione nazionale il 9 aprile scorso per "uscire dalla narrazione della sfiga" e riprendersi l'esistenza, hanno lanciato la campagna 'Precari/e in sciopero' per invitare tutti i precari e le precarie italiane a partecipare con la propria presenza a quella che senza di loro sarebbe stata la solita e tradizionale giornata di sciopero generale sindacale. Le adesioni alla campagna sono state tante e creative, anche se, c'è da dire, di giovani in piazza a Roma, al corteo di stamattina non ce n'erano proprio tantissimi. "In piazza siamo pochi, ma lo sapevamo - dicono i ragazzi - soprattutto perché la maggior parte di noi non può permettersi di scioperare, talmente è alta la ricattabilità con i nostri contratti e nelle nostre condizioni". Del resto lo sciopero dei precari - che in base alla vecchia cultura del lavoro resta un ossimoro - voleva essere proprio una provocazione. Portare altrove il proprio corpo, lasciare vuota la sedia davanti al Pc, per rendere visibile il proprio quotidiano lavoro, il proprio corpo. Se non per tutti è stato possibile, i ragazzi del comitato 'Il nostro tempo è adesso' hanno messo a disposizione uno spazio del loro sito per dare la possibilità a chi non ha potuto partecipare di raccontarne i motivi e condividerli. C'è poi chi allo sciopero di oggi non ha preso parte perché non condivide la posizione interlocutoria in cui questa rete di giovani si è posta nei confronti di un sindacato, la Cgil, che "tra quelli esistenti è al momento l'unico che si è mostrato più attento a degnare un minimo di attenzione" come hanno spiegato i giovani de Il nostro tempo è adesso. Così, nella stessa giornata della campagna 'Precari/e in sciopero' la stazione Termini era tappezzata di volantini con su scritto 'Voglia di sciopero precario: per chi vuole scioperare ma non può permetterselo...', che invitavano ad un'assemblea pubblica pomeridiana (che segue gli stati generali della precarietà che si sono svolti a Roma dal 15 al 17 aprile scorso) la prossima settimana. Tra precari che partecipano a uno sciopero tradizionale e la definizione collettiva e simbolica di uno 'sciopero precario', in effetti, passa una bella differenza. "Il diritto di sciopero - spiega però Mariapia, de Il nostro tempo è adesso - è simbolicamente quello che fa più rumore tra i diritti che non abbiamo, rivendicarlo oggi significa in realtà cogliere un'occasione per parlare di tutta una serie di diritti che non ci vengono riconosciuti. Per noi il problema non è la mancanza di lavoro ma l'assenza di diritti come quello alla continuità del reddito, il diritto alla casa, allo studio, alla maternità. Sappiamo che si può avere tutto questo con un diverso modello economico e un ricambio politico generazionale. La flessibilità non è una malattia, la precarietà sì". Dietro a loro, anche una parte degli studenti universitari, la rete di ricercatori '29 aprile', i lavoratori della conoscenza. E poi il comitato per l'acqua pubblica e il comitato 'vota sì per fermare il nucleare', scesi in piazza per informare i cittadini sui referendum del 12 e 13 giugno, e per creare coscienza attorno al fatto che le politiche di Governo in merito al lavoro, all'acqua pubblica, al nucleare, fanno parte di uno stesso disegno.

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