Spaghetti 'western' al diserbante. Di che grano è fatta la nostra pasta?

Il successo della pastasciutta ha promosso la coltivazione del grano duro anche in luoghi molto diversi dall'area mediterranea, per clima e tecniche colturali. In paesi come gli Usa e il Canada gli agricoltori trattano con un diserbante micidiale come il Round Up della Monsanto le colture di grano duro, appena 10-15 giorni prima del raccolto.

Spaghetti 'western' al diserbante. Di che grano è fatta la nostra pasta?
Gli italiani sono ancora grandi mangiatori di spaghetti, rafforzati, nelle loro scelte alimentari, dai riconoscimenti che nutrizionisti di tutto il mondo tributano alla dieta mediterranea. Il grano duro, che ne è l'esclusivo ingrediente, viene tradizionalmente coltivato nei paesi mediterranei, che sono anche l'areale d'origine della varietà. Ma il successo della pastasciutta e la crescente richiesta di grano duro ha promosso la coltivazione di questo cereale anche in luoghi molto diversi per clima e tecniche colturali. Gli USA ed il Canada meridionale sono diventati grandi produttori di grano duro, ma il clima freddo e continentale di queste regioni costringe gli agricoltori a posporre il periodo di coltivazione (tradizionalmente invernale-primaverile). La semina avviene quindi in primavera ed il raccolto a fine estate, ma una trebbiatura così tarda espone al rischio d'intersecare l'arrivo delle piogge autunnali, che oltre a ritardare la maturazione della spiga (vetrificazione del seme) riempiono i campi di infestanti verdi che ostacolano il lavoro delle mietitrebbie. Con il consueto pragmatismo ed il disinvolto ricorso alla chimica che contraddistinguono la cultura di questi paesi, gli agricoltori hanno introdotto l'uso del glyphosate in pre-raccolto. Ossia trattano, con un disseccante micidiale come il Round Up della Monsanto, le colture di grano duro appena 10-15 giorni prima del raccolto. Questa procedura accelera il processo di vetrificazione del chicco e dissecca le infestanti, ma al contempo rende sterile il seme, e lo inquina irrimediabilmente con un potente agente chimico il cui uso in Europa è categoricamente proibito sulle colture destinate ad alimentazione. In altri tempi questo problema non ci avrebbe dovuto impensierire. In Italia, infatti, fino agli anni '90, la produzione italiana di grano duro era sempre stata eccedente ai consumi nazionali, ma oggi questo non è più vero. Inoltre pare che questo trattamento chimico migliori la resa proteica del grano, rendendolo particolarmente appetibile ai pastai nostrani, specie quelli delle grandi industrie agroalimentari. Il risultato è che, se non si acquista pasta certificata di grani italiani, si rischia di mangiare un prodotto altamente insalubre. Questo episodio potrebbe essere preso a paradigma del funzionamento della Shock economy che ci governa: si coltiva un cereale fuori dal suo areale naturale; per farlo si usano prodotti chimici che costano, lo rendono inadatto al consumo, rendono sterili le sementi ed inquinano le falde idriche, poi si consumano carburanti per fargli attraversare oceani, dal luogo di produzione a quello di consumo. Da noi invece i campi, dove prima si coltivava il grano duro, vengono asfaltati o coperti di pannelli solari o destinati alla produzione di biocarburanti (convenienti solo in virtù di lauti incentivi pubblici). Questo insensato processo produttivo è reso possibile perché basato sull'imperativo della crescita indiscriminata del PIL, crescita alla quale concorrono anche le attività dissipative o distruttive, soprattutto perché seguite da quelle emendative (ripristini, ricostruzioni, bonifiche, depurazioni, cure mediche). Questo almeno fino a quando le poche residue risorse del pianeta ci culleranno nella ridicola illusione di vivere nel migliore dei mondi possibili.

Commenti

Perché non fornire al lettore, che è anche consumatore, un elenco delle marche di pasta prodotta esclusivamente con grano duro coltivato in Italia? Così ognuno può passare dalle parole ai fatti, consumando la pasta di migliore qualità! Risulta infatti molto difficile trovare questo tipo di pasta in commercio. "Made in Italy" non è la stessa cosa come "prodotta con grano duro coltivato in Italia".
Karin, 05-01-2012 05:05
E se magari in Meridione si tornasse a coltivare il miglior grano d'Italia, anzicché allevare vacche e irrigare i prati con l'acqua potabile dell'acquedotto. La mania degli allevamenti nelle zone vocate a grano duro lo considero un crimine . Quando diminuiamo il consumo della carne.?
pio, 05-01-2012 06:05
ritengo inutile ogni commento! sottolineo solo che poi se ti rifiuti di contribuire economicamente alla ricerca sul cancro sei considerato una cattiva persona!
Giovanni Gregoretti, 05-01-2012 07:05
Nostrane sono le paste fatte dall'associazione "LIBERA", che lavora con metodi biologici sulle terre sequestrate alla mafia. "Alce nero" di Bologna ha una linea di ottima pasta biologica nazionale Anche la pasta "Tosca", prodotta con i grani duri della Toscana meridionale (però di agricoltura convenzionale), rappresenta un buon esperimento di filiera corta. Tanti altri pastifici fanno ottima pasta, purtroppo però la normativa europea non impone l'indicazione in etichetta della provenienza dei grani e nella scelta ci si deve fidare delle dichiarazioni volontarie del produttore (quando ci sono)
Andrea Marciani, 05-01-2012 10:05
per chi vive a Torino e provincia consiglio la pasta di Castagno, 100% bio e di grano duro siciliano. Non si trova però nei supermercati
Barabba, 06-01-2012 11:06
io uso la oasta garofalo...ma non dice da dove viene la semola di grano duro di cui è fatta..!!!
gabriella, 06-01-2012 05:06
per non dire delle cose credibili ma vaghe, si potrebbe anche sapere da dove vengono le informazioni date in questo articolo? in california si coltiva la maggior parte del grano usato per fare pasta italiana, e non è una regione dove il clima è esattamente 'rigido', quindi dubito che siano costretti a usare questo tipo di interventi chimici. però mi piacerebbe capire meglio. grazie.
daniela, 08-01-2012 09:08
In risposta alla legittima richiesta di chiarimento espressa da Daniela posto alcuni link: 1)i consigli della Monsanto http://www.monsanto-ag.co.uk/content.output/62/62/Roundup/Roundup%20Use/Pre-harvest.mspx 2) i consigli del dipartimento Agricolo dell'Alberta, Canada http://www1.agric.gov.ab.ca/$department/deptdocs.nsf/all/faq7206 3) lo studio del Canadian Journal of plant Science sui residui del glyphosate sulla granella di grano (pdf): http://pubs.aic.ca/doi/pdf/10.4141/cjps94-117
Andrea Marciani, 09-01-2012 07:09
grazie per i link.
daniela, 10-01-2012 10:10
La pasta IRIS utilizza grano italiano http://www.irisbio.com/ Nessun grande produttore di pasta scrivera' per buone ragioni ''miscela di grani duri italiani ed esteri'' In una rencente puntata di Report hanno trattato la tematica della provenienza del grano duro con cui la famosissima pasta ''made in italy'' viene prodotta!! Inoltre i GAS sono a conoscenza di molte informazioni di prodotti ''etiti''
damiano.nonis, 14-01-2012 06:14
considerando che la pasta è uno degli alimenti principali ritengo doveroso per chi vuole svegliare le coscienze dare giuste informazoni: dove comprare pla pasta con grano prodotto in italia? quali marchi usare? in questi contesti non si dovrebbe avere timore di offendere qualche grossa impresa! ( Barilla e company)
marina, 15-01-2012 03:15
Per completezza di informazione aggiungerei a quanto prospettato da Anrea che la pasta inizia ad essere molto piu seriamente prodotta dalle stesse aziende agricole e che lo sforzo che stanno facendo i politici per dirottare le risorse destinate agli agricoltori verso i pastifici gestiti dai soliti amici risulta vergognoso. Attenzione quindi che basta firmare contratti con i contadini locali per accaparrarsi milioni di euro destinati alla filiera corta...
MARIO APICELLA, 19-01-2012 10:19
E' veramente strano che in nessuno dei commenti si dica perché la produzione di grano duro italiano si sia abbassata a livelli nettamente inferiori al fabbisogno nazionale. I prezzi fortemente competitivi infatti dei grani statunitensi e canadesi hanno abbassato talmente quelli pagati in Italia da rendere la coltivazione di grano duro non conveniente, con la certezza di forti perdite. Per rientrarci si dovrebbero ottenere produzioni di 50 quintali per ettaro, ciò che solo talvolta è possibile, ma con l'uso di pesticidi e diserbanti.
Nicolò, 07-01-2013 04:07

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