Siamo persone o consumatori?

Sono centinaia di miliardi gli euro investiti in pubblicità, mentre gran parte del mondo al di fuori delle nostre società si dibatte fra sofferenza, fame e miseria. "Consuma! Consuma finchè puoi!" è il messaggio sarcastico lanciato dal video "The Good Consumer", di cui Il Cambiamento, in collaborazione con il blog LLHT, mette a disposizione la versione con i sottotitoli in italiano.

Siamo persone o consumatori?

 

Gli oggetti sono in sella e cavalcano l’umanità
(R. W. Emerson)


Consumare, consumare sempre ad ogni ora del giorno e della notte, un continuo e martellante messaggio. Non siamo più persone, siamo solo consumatori nella mani dei pubblicitari, degli industriali, dei politici che ci dicono che se non consumiamo il paese va allo sfascio, la crisi si aggrava, ci saranno disoccupati e disperazione. Quindi dobbiamo consumare e qualsiasi gesto, pensiero e parola deve avere l’acquisto come obiettivo, come se fosse ossigeno indispensabile per vivere. Centinaia di miliardi di euro investiti in pubblicità mentre gran parte del mondo al di fuori delle nostre società vetrina si dibatte fra sofferenza, fame e miseria. Una imponente macchina per fabbricare illusioni ci induce a comprare di tutto e soprattutto quello che non ci serve, che andrà buttato, che dopo un po’ non ricorderemo nemmeno di avere, abbandonato in qualche cassetto o in qualche soffitta di case strapiene di oggetti. Presi da una spirale dove la parola fine non esiste,  tramandiamo questa nefasta tradizione ai nostri figli pensando così di non farli sentire inadeguati rispetto agli altri, senza riflettere che li stiamo facendo semplicemente diventare dei tossicodipendenti da consumo e a loro volta passeranno la vita a comprare, magari indebitandosi e pensando che senza il consumo non sono nulla. Mostreranno la loro auto o l’ultimo modello di  smartphone alle persone che vorranno impressionare e che ovviamente li considereranno per quello che hanno e non per quello che sono.  Si stupiranno se verranno abbandonati per chi ha più di loro. Da anziani verranno lasciati nelle mani di una badante perché se tutto si compra, meglio pagare una persona estranea che regalare affetto e vicinanza gratuita, aspetti questi che tra l’altro non fanno nemmeno crescere il PIL.
Ma che senso ha tutto ciò? C’è un limite, una fine a questa folle corsa verso il consumo della propria esistenza imprigionata da oggetti da comprare? Il consumismo è una droga e come tale va trattata, tossica e nociva che annebbia la mente e indebolisce il corpo. Chi continua a dire che dobbiamo consumere, va considerato come uno spacciatore di illusioni a caro prezzo e di indebitamento.  Della droga del consumo meno se ne fa uso e meglio si sta. Meno consumo, meno bisogno di soldi, meno bisogno di soldi e meno bisogno di lavoro, meno bisogno di lavoro e più tempo per le relazioni, più ricchezza umana e spirituale. In altre parole meno consumo e più vita.

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Manuale del Consumatore Consapevole

Commenti

Complimenti alla redazione del vostro giornale per il video che avete tradotto rendendolo fruibile per noi italiani che non sappiamo l'inglese! Ahinoi!! E' intollerabile che con la crisi economica attuale le persone cerchino di soddisfare i prpri desideri con questi acquisti inutili. Anzichè risparmiare i soldi per comprare ciò che è necessario, si spendono solid convinti di aver fatto l'affare. Ma non è assolutamente così. E le istituzioni non fanno nulla per fermare questa corsa al finto oro. Tutto è lasciato alla mercè del libero mercato, è solo lui che comanda, mentre l'educazione civica, i valori, la ponderazione sono ormai merce rara.
Filippo D'Avanzo, 01-12-2014 02:01
La questione è più complessa rispetto a dire semplicemente che la nostra vita è finalizzata alla produzione e al consumo. Quello era il Capitalismo 1.0 , degli anni '60 (anni '50 in Nordamerica) quello classico, semplice e diretto. Ora il problema è che ogni nostra azione o valore o relazione non è solo finalizzata ai due tempi della produzione o del consumo ma è considerata culturalmente come atto di produzione o consumo essa stessa, quando non entrambe le cose in contemporanea. Intendo dire che anche la sfera dei pensieri, delle consuetudini e dei rapporti umani ormai è gestita secondo criteri di profitto, ovvero gerarchici/asimmetrici in cui il concetto chiave è la fruizione strumentale, il profitto unilaterale e spregiudicato. Dunque ha ragione Emerson riguardo alla sobrietà ma anche Giono sull'idea di recuperare reciprocità, gratuità e soprattutto stabilire zone franche di pratiche e riferimenti non contabilizzabili, all'insegna di legami "win-win" ove non si aggiunga all'accumulo di crediti materiali quello di vantaggi, prestigio, autostima o altri crediti immateriali a detrimento dell'altra parte. Voglio dire che ormai tante sirene autonominatesi oggettive e non-ideologiche ci vanno a dire che nulla è fine a sé stesso ma quello che in realtà intendono è che tutto è finalizzabile all'acquisto (anche in senso lato) e che l'acquisto in sé è il fine ultimo. Ecco dunque che il mezzo per eccellenza è diventato, con capovolgimento mirabile, fine a sé stesso. E dicono di non avere ideologia...perché sono ideologici allo stadio terminale, cioè convinti che la loro ideologia sia buon senso, natura, legge cosmica. Qualcuno non si sveglierà mai:fate almeno che non ci schiacci finché dorme!
Marco, 01-12-2014 04:01

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