Cambiare è possibile a partire da noi, il referendum è solo l'inizio

Come evitare la costruzione di centrali nucleari e la privatizzazione dell'acqua in Italia? Una prima azione, fondamentale, è stata il voto popolare del 12 e 13 giugno. Il referendum, però, non è tutto: possiamo fare davvero molto di più, partendo da noi.

Cambiare è possibile a partire da noi, il referendum è solo l'inizio
L'epoca che abbiamo davanti sarà contraddistinta dalle azioni dirette e dal cambiamento personale. C'è sempre più consapevolezza che se il mondo non lo cambiamo noi direttamente, di certo non lo cambia nessuno al posto nostro. Ecco perché è quanto mai importante essere informati su quali sono i modi concreti per fare dei cambiamenti apprezzabili sia da un punto di vista politico che culturale. La mobilitazione per il referendum del 12 e 13 giugno è sacrosanta e si deve votare Sì ai quattro quesiti e fare ogni sforzo possibile per raggiungere il quorum ma oltre a ciò si può fare molto, forse anche più del risultato del referendum stesso. Facciamo qualche considerazione in merito ad energia e acqua. Per raggiungere il quorum ci vogliono circa 25 milioni di persone e sarebbe già un risultato eccezionale vista la vergognosa censura dei grandi media asserviti a poteri vari che hanno tutto da guadagnare dal non raggiungimento del quorum. Tutto quello che la gente può decidere direttamente fa paura, basti vedere i disperati tentativi da parte del governo di delegittimare e nascondere i referendum. Di questi 25 milioni di persone, la quasi totalità andrà a votare soprattutto perché è contro il nucleare e contro la privatizzazione dell'acqua quindi si possono prevedere 24 di milioni di persone che voteranno sì. Chi va a votare, visto che supera lo sbarramento di censura operato dai grossi media, sicuramente è molto convinto di voler cambiare la situazione con il suo gesto. Tenendosi molto cauti, immaginiamo che di queste persone molto motivate solo la metà si coinvolgono in gesti concreti. Arriviamo quindi a circa 12 milioni di persone. Se si è contro il nucleare, la cosa migliore e più immediata da fare è ridurre i propri consumi/sprechi energetici senza diminuire il proprio benessere. Gli interventi in questo senso possono essere molti ma limitiamoci a pochi per farla semplice. Se 12 milioni di persone mettessero delle multiprese con interruttori per eliminare gli stand by della casa o nei luoghi dove lavorano, i consumi elettrici complessivi scenderebbero. Se si installassero poi dei sistemi di monitoraggio dei consumi energetici che evidenziano su di un display i consumi elettrici e il loro conseguente costo nelle abitazioni e dove possibile nei luoghi di lavoro, automaticamente si avrebbero riduzioni dei consumi elettrici in ognuno di questi luoghi mediamente di un 15/20%. Si è verificato infatti che anche solo mettendo un sistema di monitoraggio del genere le persone sono più attente perché visualizzano i consumi e quindi intervengono sui loro usi e comportamenti. Questo effetto è lo stesso che avviene per quei sistemi che ci sono in alcune automobili che indicano quanto si sta consumando a seconda della velocità a cui si sta andando, automaticamente si fa più attenzione. Anche solo con questi due gesti dal costo e impegno assai contenuto si inizierebbe ad affrontare alla radice la problematica nucleare perché si diminuirebbe da subito la richiesta di elettricità. In più questi semplici interventi innescherebbero un meccanismo a catena di consapevolezza per il quale probabilmente il passo successivo sarebbe, non appena ci si accorge quanto consuma, di sostituire lo scaldabagno elettrico con del solare termico oppure allacciare gli elettrodomestici come la lavatrice al solare o alla caldaia a gas riducendo di moltissimo l'uso della resistenza elettrica per scaldare l'acqua. Si potrebbero poi mettere i doppi vetri basso emissivi alle finestre o coibentare la casa e quindi ridurre drasticamente oltre che i consumi da riscaldamento, anche i consumi elettrici dovuti al raffrescamento estivo tramite i condizionatori. Tenendo presente che molti di questi interventi sono detraibili per il 55%. Se si attuassero la gran parte di questi interventi anche 'solo' da dodici milioni di persone che a loro volta a catena influenzerebbero comunque molte altre persone e altri settori di intervento oltre quello residenziale, la problematica nucleare sarebbe eliminata del tutto dato che si avrebbero dei risparmi sensibili di elettricità per i quali non solo non ci sarebbe alcun bisogno di costruire le nuove centrali nucleari ma si inizierebbe a mettere in discussione anche qualcuna delle centrali esistenti alimentate a combustibili fossili, magari delle più inquinanti come quelle a carbone. E dato che i pochi nuclearisti rimasti ci dicono che sono ambientalisti (!!??) perché ci difendono dall'effetto serra, risparmiando energia non solo eliminiamo il nucleare ma iniziamo a ridurre anche l'uso del carbone che ne è uno dei maggiori responsabili. La storiella poi che il nucleare non produce CO2 può essere citata solo per ignoranza o mala fede, dato che dal momento dell'estrazione dell'uranio a quello dello smantellamento della centrale e dello stoccaggio delle scorie, di C02 se ne produce e pura tanta. Il passaggio importante di mentalità è proprio questo: se vuoi cambiare la situazione, devi agire diversamente. È un essere diverso aspettare che qualcun altro cambi per te? Allora significa che non sei così tanto convinto di voler cambiare o che la situazione cambi se non sei disposto ad impegnarti in prima persona con gesti concreti. Penso che ci siano almeno dodici milioni di persone in Italia che si dichiarano progressiste, che vogliono un mondo non inquinato e che vorrebbero dare un futuro migliore a loro stessi e ai loro figli. I gesti concreti per andare decisamente in questa direzione sono alla loro portata. In merito all'acqua, ovviamente sono contro la privatizzazione (il prossimo passo cosa sarà? la privatizzazione dell'aria e del sole?); ma una pesante 'privatizzazione' è già in atto e ne siamo noi responsabili: quella per cui l'Italia è uno dei primi paesi al mondo per il consumo pro capite di acqua minerale in bottiglia. È una particolare privatizzazione che ci vede coinvolti direttamente e a cui diamo un contributo non indifferente. Sarebbe bello che dopo aver votato il nostro sì contro la privatizzazione dell'acqua si diminuisse drasticamente l'uso di acqua minerale che si porta dietro montagne di plastica e infiniti chilometri percorsi con tanto di uso di combustibili fossili. L'acqua che arriva nelle nostre case è potabile, mediamente di buona qualità e subisce più controlli di quella minerale in vendita nei supermercati. Se poi si vuole agire ulteriormente sulla qualità, basta mettere un filtro da lavello dai costi non esorbitanti. Milioni di persone che diminuiscono drasticamente il consumo di acqua minerale oltre che ottenere un risparmio economico, sarebbero un bel segno di aver dato un seguito concreto al sì contro la privatizzazione. Non bisogna pensare che le speranze siano riposte sempre e solo in una scheda che si piega e si inserisce all'interno di un contenitore. Possiamo fare veramente molto di più se lo vogliamo. Andiamo sicuramente a votare ed esprimiamo i nostri 4 Sì, ma il referendum non è tutto e la partita non finisce lì.

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