Se lasciamo la parola agli oppressori

Uno dei capitoli del film Non per soldi… ma per denaro si intitola The Indian givers, tradotto in italiano Regali interessati. Un'espressione ingiusta nei riguardi delle popolazioni indigene, perché fraintende il loro gesto per un equivoco culturale e lo trasforma in una caratteristica della razza. Questo, come altri, è l'esempio del fatto che occorre prestare molta attenzione alle parole.

Se lasciamo la parola agli oppressori
Uno dei sedici capitoli del film Non per soldi… ma per denaro (di Billy Wilder, 1966) si intitola The Indian givers (tradotto in italiano Regali interessati). Nella divertente espressione si celano due problemi culturali. Questo modo di dire significa che ci sono persone, proprio come gli indiani, che non fanno regali gratuiti, a fondo perduto, ma si aspettano di ricevere in cambio qualcosa, e quindi indica persone che non agiscono per puro altruismo ma nella speranza di essere ricambiati. Prima questione: che l’aggettivo ‘indiano’ sia passato a significare ‘interessato’, risale al fatto che gli indiani d’America offrivano ai coloni dei beni – oggetti, cibi, manufatti - e ne pretendevano altri. A citare il motto e a spiegarlo in questo modo è stato un erede di quei coloni, John Russel Bartlett, che nel Dizionario degli Americanismi (1860), ne dà appunto questa definizione. Seconda questione: gli indiani non pensavano affatto di manifestare i propri sentimenti ai coloni attraverso dei regali. Ciascuno produceva qualcosa e ne dava il disavanzo a un altro che gli cedeva l’eccesso della propria. Così non si restava a mani vuote, ma ci si arricchiva reciprocamente di ciò che prima non si aveva. Gli indiani non facevano, in poche parole, un gioco a somma zero. Quella coi coloni era una forma di commercio diretta, senza un terzo, un simbolo - come il denaro - a determinare il valore dello scambio. L’espressione fa dunque ingiustizia agli indiani in due modi: fraintende il loro gesto per un equivoco culturale, e poi lo trasforma in una caratteristica della razza. Bisogna dunque fare attenzione a chi scrive i vocabolari, e non sorvolare sulle parole, chiedere conto dei significati. Il rischio, a lasciar correre, a dare un termine per scontato solo perché ne abbiamo capito il senso, è altissimo. Sui giornali si legge da qualche mese che certi provvedimenti sono ‘impopolari’ ma bisogna pur attuarli. Tutti capiamo che cosa intenda dire: alla gente non piaceranno ma sono inevitabili, come una medicina amara da mandare giù se si vuole star meglio. Però questo aggettivo, superato il controllo, è passato a sottintendere ‘necessario’, e assegna al popolo tutta l’irragionevolezza e l’egoismo di una parte, che se non fosse costretta non vorrebbe contribuire spontaneamente, gratuitamente; dal fatto di essere ‘inevitabile’ un provvedimento passa a significare di essere ‘giusto’. Ma se il voto ‘popolare’ esprime la migliore forma di giustizia democratica, come mai un provvedimento ‘impopolare’ diventa la garanzia di una giustizia sociale ed economica raggiunta? E abbiamo chiesto che cosa avremo in cambio dei nostri doni, dei nostri soldi? Quello che mettiamo in atto con lo Stato è uno scambio, non un’opera di beneficenza. Uno scambio che include educazione reciproca, riconoscimento e rispetto. Non dimentichiamo che i coloni, pronti a criticare e deridere la grettezza d’animo degli indiani, occuparono le loro terre e li sterminarono.

Commenti

Gli indiani d'America, così come tutti i popoli delle culture preispaniche, usavano fare le offerte. Offerte alla Madre Terra, al fuoco, all'acqua... e questo non per volere qualcosa in cambio, ma per ringraziare. Ringraziare per ciò che avevano ricevuto fino a quel momento e per ciò che sapevano avrebbero sempre ricevuto in abbondanza. Per loro tutto era strettamente interconnesso: l'essere umano, la natura ed il Cosmo, e tutto rispondeva con armonia ai sentimenti di sacralità che venivano espressi dall'essere umano. Cercare di comprendere la loro cultura implica un'osservazione da un punto di vista diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, poichè essi avevano una visione della Vita e del Cosmo totalmente differente dalla nostra.
kantui, 09-05-2012 07:09

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