Fukushima, in mare iodio radioattivo 7,5 milioni di volte oltre norma

Tracce di iodio radioattivo pari a 7,5 milioni di volte superiore al valore limite sono state misurate nelle acque marine dinanzi al reattore numero due della centrale nucleare di Fukushima. Nel frattempo, la Tepco sta riversando in mare 11.500 tonnellate di acqua contenente radioattività.

Fukushima, in mare  iodio radioattivo 7,5 milioni di volte oltre norma
Veleni, da una parte, e soldi, dall'altra. La Tepco, società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, ha deciso di pagare un primo risarcimento provvisorio alla popolazione colpita dalla peggiore crisi nucleare dai tempi di Chernobyl. Nel frattempo, però, la stessa società sta riversando in mare 11.500 tonnellate di acqua contenente radioattività in quantità circa 100 volte superiore alla norma. Come ha spiegato all'Adnkronos il fisico nucleare Valerio Rossi Albertini dell'Istituto di Struttura della Materia del Cnr, “questa operazione potrà compromettere la catena alimentare” causando “un inquinamento notevolissimo”. Sebbene costituisca una violazione delle normative di sicurezza, quest'operazione è stata definita dalla Tokyo Electric Power Co (TEPCO) e dal governo giapponese come un male necessario al quale si è scelto di ricorrere per liberare gli spazi di stoccaggio dell'impianto ed utilizzarli per altre quantità di acqua con maggiori livelli di radioattività. Intanto, nell'acqua marina dinanzi al reattore numero 2 della centrale nucleare sono state riscontrate tracce di iodio radioattivo (iodio 131) pari a 7,5 milioni di volte superiore al valore limite, mentre il cesio-137 è di 1,1 milioni di volte oltre la norma. Lo riferisce la stampa nipponica sottolineando che il campione è stato raccolto il 2 aprile e dunque prima che la Tepco cominciasse a riversare in mare tonnellate di acqua radioattiva. Il riversamento, iniziato ieri, continuerà sino a venerdì. Nel frattempo la prefettura di Fukushima ha cominciato a misurare i livelli di radiazione nei campi da gioco delle scuole. Nei prossimi giorni oltre 1.400 scuole e asili nido saranno testati. I test, decisi su pressione dei genitori preoccupati dopo la riapertura della scuole il primo aprile, non riguardano la zona compresa nel raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare, che è stata evacuata, nè l'anello successivo, fra i 20 e i 30 chilometri di distanza, la cosiddetta 'area di rispetto'. Le autorità giapponesi hanno assicurato che i bambini nelle scuole che si trovano oltre un raggio di 30 chilometri dalla centrale non corrono rischi. Tuttavia, come riscontrato da Greenpeace e confermato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), a 40 km dall'impianto nucleare sono stati registrati livelli di radiazione oltre i limiti. VAI AL DOSSIER SUL TERREMOTO GIAPPONESE E GLI INCIDENTI NUCLEARI

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