Ilva di Taranto, continua l'inchiesta sul maxi-colosso dell'acciaio tossico

Lo stabilimento Ilva di Taranto è da tempo sotto accusa per l'emissione di sostanze inquinanti e pericolose per la salute. Centinaia di persone stanno seguendo la vicenda processuale sulla questione dello stabilimento, un problema di carattere sociale e di interesse per tutta la cittadinanza.

Ilva di Taranto, continua l'inchiesta sul maxi-colosso dell'acciaio tossico
“Dallo stabilimento dell’Ilva di Taranto, vengono emesse sostanze di diversa natura, pericolose per la salute dei lavoratori operanti all’interno degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto e, eventualmente, di altri viciniori (paesi vicini, ndr)”. Così i periti chimici incaricati dal Tribunale di Taranto, nell’incidente probatorio dell’inchiesta sul maxi colosso dell’acciaio, si sono espressi alla fine di gennaio scorso sullo stabilimento del gruppo Riva. 500 pagine che certificano di fatto che da quei comignoli vengono emesse in atmosfera sostanze come diossine e Pcb, pericolose per i lavoratori e la popolazione. Tale relazione costituisce la prima parte di una perizia molto più ampia che verrà disposta nelle prossime settimane e che dovrà confermare quanto già riscontrato in prima battuta dai periti. Nel registro degli indagati, in questa vicenda processuale, troviamo – come ci racconta anche la Repubblica di Bari - Emilio Riva, presidente dell'Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva presidente dell'Ilva dal 20 maggio 2010, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, capo area del reparto Agglomerato. Le accuse sono: disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico. Titolari dell'inchiesta sono il pm Mariano Buccoliero e il procuratore capo Franco Sebastio. Il 17 febbraio scorso al Palazzo di giustizia di via Marche a Taranto, c’è stato il primo confronto tra le parti dell’incidente probatorio. Centinaia di persone si sono presentate in massa, chiamate dalle associazioni ambientaliste, considerando la questione dello stabilimento, un problema di carattere sociale e di interesse di tutta la cittadinanza. Nel corso della camera di consiglio i quattro periti del pool incaricato dal gip Patrizia Todisco hanno presentato la loro relazione, mettendo sotto accusa la grande fabbrica dell'acciaio e puntando il dito contro le ciminiere Ilva per la contaminazione di terreni e animali della cittadina pugliese. Nel 2008, per esempio, migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattute perché nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine. I legali dell’azienda, com’è purtroppo nella natura delle cose, hanno puntato a sostenere l'inattendibilità della perizia. Al termine della discussione, l'avvocato Francesco Perli ha dichiarato: “Nel loro lavoro i periti hanno fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018. A noi preme dimostrare che l'Ilva opera nel rispetto delle normative vigenti”. Il prossimo banco di prova sarà l'indagine epidemiologica, affidata ad altri tre specialisti, che dovrà accertare l’esistenza del legame tra l'inquinamento e le patologie riscontrate sul territorio. Cerchiato sul calendario il 1 marzo (data di deposizione dell’indagine) e sarà discusso in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. L’amministrazione comunale però, comincia a muoversi. “La soglia di attenzione del Comune sui problemi ambientali è sempre molto alta”, scrive il sindaco Ezio Stefàno, indirizzando una lettera al procuratore capo Franco Sebastio dopo che il magistrato aveva scritto al primo cittadino, al prefetto, all’Arpa, al procuratore generale e all’avvocato generale presso la corte d’appello, al presidente della Provincia, al presidente della Regione Puglia e al ministro dell’Ambiente. Il procuratore voleva accertarsi su cosa intendessero fare il ministero dell’Ambiente, Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto per tutelare la salute dei cittadini tarantini alla luce anche della perizia esaminata in tribunale. Ciò che Sebastio scrive nella lettera tende a precisare le azioni della Procura: “Questa Procura ha da tempo avviato una complessa indagine nei confronti dei responsabili dell’impianto siderurgico di proprietà della Ilva spa, in relazione a gravissime ipotesi di reato (disastro doloso, avvelenamento di terreni e sostanze alimentari, danneggiamento aggravato, violazioni alla normativa in materia di inquinamento atmosferico, eccetera) in danno alla comunità. Dal contenuto della relazione tecnica già depositata si desumono elementi conoscitivi tali da destare particolare allarme, prescindendo, ovviamente, dalla definizione di una connotazione penalistica che rientra nella competenza di questo ufficio e che dovrà essere verificata all’atto del completamento delle ulteriori verifiche, ancora in itinere”. Il sindaco si è difeso dicendo che ha attivato un tavolo di analisi per monitorare la situazione, e di aver scritto all’Arpa per sollecitare la verifica delle prescrizioni Aia da parte dell’Ilva e al direttore generale del ministero dell’Ambiente per chiedere di far applicare in tempi stretti all’Ilva la nuova normativa comunitaria sulle emissioni.

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