Ilva di Taranto, Peacelink scrive ai sindacati: "È il momento della verità"

Stamattina è iniziata l'udienza davanti al tribunale del Riesame di Taranto sul ricorso del gruppo Riva contro il sequestro dell'impianto siderurgico dell'Ilva predisposto dalla magistratura. Ieri operai e sindacati in piazza per il diritto al lavoro. Intanto l'associazione Peacelink invia una lettera aperta proprio ai segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil, e a quelli dei sindacati metalmeccanici Fiom, Fim, Uilm per dire che è arrivato il momento della verità e i lavoratori devono sapere. La pubblichiamo.

Ilva di Taranto, Peacelink scrive ai sindacati:
Ai segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti Ai segretari nazionali dei sindacati metalmeccanici Fiom, Fim, Uilm, Maurizio Landini, Franco Bentivoglio e Rocco Palombella. Migliaia di lavoratori Ilva sono sfilati a Taranto ed è importante dire parole di verità. In primo luogo va ricordato che a Taranto ogni mese muoiono due persone in più per inquinamento industriale. La decisione della magistratura tarantina è inevitabile dopo la perizia epidemiologica consegnata al gip Patrizia Todisco che parla di 386 morti in 13 anni causati dall'inquinamento delle ciminiere: più di 30 ogni anno. Chi ha il coraggio di ignorare questi dati? I sindacati avrebbero dovuto manifestare sfilando prima. La verità è che ora è tardi per salvare impianti concepiti cinquanta anni fa e che oggi nessuna nazione civile autorizzerebbe a così poca distanza dalle case. Nel quartiere Tamburi i bambini sono costretti a "fumare" un equivalente di mille sigarette all'anno (sono calcoli scientifici noti da tempo). Inalano benzo(a)pirene cancerogeno in quantità inaccettabile. Non è possibile che di fronte ai numeri della strage silenziosa emersa dalle pagine dei periti non scatti un moto di indignazione e di protesta paragonabile a quello odierno. I dati forniti dai periti della magistratura sono terribili. Ricordano arcaici sacrifici umani, che si rinnovano oggi in nome del profitto. Questa strage vergognosa non può e non deve proseguire. Abbiamo una Costituzione che difende la salute e la vita come una priorità assoluta. Noi stiamo dalla parte della Costituzione e dalla parte della magistratura, che sta agendo in suo nome. Sono perciò inaccettabili le parole di Angeletti dette oggi (ieri, ndr) a Taranto dal palco: "Noi non possiamo accettare la chiusura dell'Ilva per nessuna ragione e per nessuna motivazione" (intervento registrato dal Tg3 ore 14 del 2 agosto 2012). Quando un impianto danneggia gravemente la salute va fermato. Se il sindacato dovesse fare fronte comune con l'azienda per ostacolare le ordinanze della magistratura diventerebbe un'organizzazione che mina i principi della legalità costituzionale. Ci auguriamo che mai accada una cosa del genere. Non vi basta vedere come i dirigenti Ilva arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip? Cosa aspettate a prendere le distanze da questa gente con cui vi siete seduti ai tavoli tecnici e sindacali per concertare la cosiddetta "ambientalizzazione" di impianti che ora sono sotto sequestro? I lavoratori devono sapere: attorno all'Ilva per un raggio di venti chilometri è vietato dalla Regione il pascolo libero in zone incolte perché il terreno è contaminato da diossine e policlorobifenili. Parliamo di inquinanti persistenti con effetto cancerogeno e che hanno il potere di danneggiare il dna che viene trasferito dai genitori ai figli. Dal 2008 sono state abbattute duemila pecore e capre perché contaminate da diossine e pcb e gli allevatori sono rimasti senza lavoro. Nel 2011 sono state distrutte grandi quantità di cozze, contaminate da diossine e pcb, colpendo famiglie di miticoltori che lavoravano da decenni. Perché in questi casi le organizzazioni sindacali non hanno promosso cortei, pur essendo in gioco il diritto al lavoro? È terribile sapere che per decenni sono state vendute e consumate tonnellate di cibo contaminato da diossine e pcb a una popolazione ignara del pericolo. Quando la magistratura interviene per spezzare questo meccanismo infernale, ne è costretta, dal momento che gli amministratori non hanno predisposto i controlli efficaci che sarebbero serviti, viceversa compiuti in molti casi da associazioni di cittadini. In nome del proprio diritto al lavoro non si può decretare la morte di altre persone e la distruzione del futuro di una città. Cambiare si può ed è per questo che vi scriviamo. Si può fare qualcosa di legittimo e positivo: disinquinare, bonificare, recuperare il territorio agli usi civili. L'opera di bonifica del terreno attorno all'Ilva è vastissima e richiede non meno lavoratori di quanti ne impiega oggi l'Ilva. Urgente è la messa in sicurezza d'emergenza della falda acquifera che sotto l'Ilva si sta contaminando. Ogni mese di attesa rende più alti i costi futuri di bonifica del sottosuolo. Non meno impegnativa è la bonifica del mare dove non si può più praticare la pregevolissima mitilicoltura, un tempo rinomata in tutto il mondo. Anche il Lungomare andrà bonificato e recuperato alla balneazione e anche questo è lavoro. Siete stati a Taranto e vi avranno avranno detto che la situazione sta migliorando. Questa è una versione di comodo, non è la realtà. Infatti la legge regionale sulla diossina - pur utile indispensabile per rallentare la contaminazione - non alleggerirà di un solo grammo il peso di tutta la contaminazione del territorio e del mare accumulata in cinquant'anni. Se la situazione stesse migliorando a Taranto, nel 2010 non sarebbe stato approvato un articolo di legge che tutti hanno battezzato "salva-Ilva" (nel dlgs 155/2010), perché ha modificato la norma legge che fissava un limite invalicabile al benzo(a)pirene (e la legge regionale che è stata approvata non riesce a porre un vero e proprio rimedio). Nel 2011 nel quartiere Tamburi è stato superato il limite per le polveri sottili (pm10) e questo si ripeterà nel 2012 perché le centraline Arpa hanno già registrato sforamenti eccessivi e frequenti. Dove è dunque il miglioramento a Taranto di fronte ai ripetuti e persistenti superamenti di polveri e benzo(a)pirene? In che modo pensate di rimuovere tutta la diossina che si è depositata attorno e dentro la fabbrica, e persino in fondo al mare, se non si procede ad una bonifica? E quale migliore occasione per poter reimpiegare gli stessi lavoratori dell'Ilva? Sarebbe assurdo non cogliere questa opportunità e scegliere ciecamente la difesa di impianti obsoleti, inquinanti e pericolosi. Se la vostra visuale è il passato condannate i lavoratori alla sconfitta e la città a una spaccatura insanabile e dannosa. Se la vostra prospettiva è il futuro, la soluzione delle bonifiche è a portata di mano e può contare sui fondi strutturali europei che - se non usati per le bonifiche - cesseranno il 31 dicembre 2013. Occorre dunque far presto e mettere in campo un progetto che veda i lavoratori dell'Ilva protagonisti del disinquinamento. Occorre fare come nella Ruhr in Germania dove è stato compiuto un provvidenziale ed efficace recupero civile e paesaggistico delle aree degradate dall'inquinamento. Ora la Ruhr è rinata ed è un polo attrattivo. Occorre tutto il vigore delle maestranze dell'Ilva per replicare a Taranto questo esperimento virtuoso. La bonifica andrà fatta anche con i profitti di chi in questi anni si e' arricchito inquinando senza controllo. La famiglia Riva dovrà pagare tutti i danni che ha arrecato a Taranto. Non siate reticenti su questo.
Ditelo ai lavoratori.
Ditelo, con coraggio. Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink Leggi anche: Ilva di Taranto: meglio morire di cancro o di fame? LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI SULL'ILVA

Commenti

sono più che d'accordo. Una domanda da ignorante: come si bonifica il suolo pregno di pcb, diossine e tutti i composti? Sarebbe tanto interessante anche un articolo in merito per capire come, a quali costi e benefici sia realmente possibile una bonifica.
barbara, 03-08-2012 06:03
Il richiamo ai sindacati dei lavoratori è sacrosanto. Agli stessi bisogna ricordare la struttura del salario secondo le analisi marxiane delle sue componenti e , soprattutto, ricordare dove lo sfruttamento capitalistico della forza lavoro affonda i suoi artigli ricattatori, smussati per ora dalla panacea della cassa integrazione, anticamera propiziatrice del lavoro in nero. Anche lo schiavismo di antica memoria aveva nelle sue regole il mantenimento dello stato di salute dello schiavo. Nella corsa al neo-schiavismo dell'imprenditoria liberistica ( industriale, bancaria e finanziaria) gli argini e le regole devono essere erette senza riguardi nei diretti confronti dell'imprenditoria. E' inutile e tristemente dilatorio macerarsi nell'attesa di bonifiche e ristrutturazioni chieste i imposte alle imprenditorie oppure attendere decisioni in tal senso dalla magistratura. Bisogna invece che sindacati, maestranze, lavoratori attivi e cittadini si adoperino, sia giudizialmente sia attraverso gli scioperi -generali per categoria-, acciocchè i patrimoni e i profitti delle aziende siano subito e cautelativamente sequestrati per le corrispondenti somme di opere e di salari dovuti per tutto il tempo necessario al loro compimento. Non chiedere ma addebitare! La facile e scontata obiezione che così si fermerebbe l'impresa e i conseguenti...cascami di occupazione e di investimenti è la più falsa di ogni bugia. Perchè quei capitali sequestrati possono essere investiti egualmente perchè fungerebbero da garanzia reale per l'esecuzione di quegli - e quelli solo- specifici investimenti di opere e di lavoro e le stesse imprese non sarebbero tentate dal ricorso a più o meno fraudolenti fallimenti bancarottai. I Sindacati devono capire che in una economia globalizzata lo sgretolamento del mondo del lavoro e la sua riduzione a "mercato" si arresta solo alzando il pugno e la testa richiamando l'impresa alla sua responsabilità sociale: Il pugno di chi sa lavorare e la testa di chi sa come e perchè si lavora acciocchè le fondamenta del vivere civile non restino solo sulle pagine della nostra Costituzione ma vivano nel dovere di attuazione.
Franco, 03-08-2012 07:03
L'articolo è molto bello. Bello e triste nello stesso tempo. Triste per le verità che elenca. A mio parere ha un difetto: si rivolge agli interlocutori sbagliati: Sono diventati sordi questi interlocutori. Non gliene frega nulla della salute nè dell'ambiente, presi come sono dalle loro voglie di concertazione, di collusioni con la controparte. Ma si tratta poi veramente di controparte?. Così è a Taranto, così a Quirra, dove sono stati capaci (e lo sono ancora! di difendere una base militare ( con tutto ciò che essa comporta in termini di inquinamento e servitù) di 14.000 ettari in cambio di un centinaio di posti di lavoro. No, non ripongo nessuna fiducia in chi alla difesa dei lavoratori antepone la difesa del lavoro.
salvatore drago, 04-08-2012 05:04

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