L'incubo nucleare giapponese e il disprezzo per la democrazia italiana

Mentre il Giappone vive un incubo nucleare che durerà decenni e che costerà miliardi, il governo italiano ottiene l'approvazione della Camera al decreto Omnibus, contenente l'abrogazione della legge che prevede un ritorno all'energia nucleare. Una decisione, quella dell'esecutivo, presa per evitare il voto popolare sul rilancio dell'atomo in Italia. “Una scelta di disprezzo verso la democrazia diretta che lo strumento del referendum rappresenta”.

L'incubo nucleare giapponese e il disprezzo per la democrazia italiana
Ricorrendo alla fiducia per la quarantatreesima volta, il governo Berlusconi IV ha ottenuto l’approvazione della Camera dei deputati al cosiddetto decreto Omnibus, contenente la modifica alla legge che dovrebbe evitare al popolo italiano di esercitare il proprio diritto di esprimersi sulla scelta di costruire sul proprio territorio reattori nucleari. Una scelta di disprezzo verso la democrazia diretta che lo strumento del referendum rappresenta, da parte di una forza che fa dell’espressione della libertà la propria bandiera. Ma anche una scelta cieca alla realtà energetica di un mondo in cui (a livello di fonti primarie), il nucleare rappresenta un esiguo 6 % (vedi recente Rapporto IPCC), viene utilizzato solo da 29 paesi sui circa 190 rappresentati all’ONU, produce meno del 13% dell’energia elettrica globale e si appresta a diventare residuale dopo la scelta tedesca e giapponese di cambiare scenario. A Fukushima la Tepco ha ammesso ciò che i pessimisti avevano ipotizzato nei primi giorni dopo l’incidente ai reattori: in tutti e tre i reattori si è verificata la fusione del nocciolo. Pochi giorni fa installando nuovi rilevatori per misurare il livello dell’acqua nel vessel del reattore numero 1 si era scoperto che i calcoli fatti sino a quel momento erano sbagliati, nel reattore c’era molta meno acqua del previsto e ciò dimostrava che il combustibile non era più nella sua posizione originale ma era fuso e sprofondato sul fondo del contenitore danneggiandolo e causando una fuoriuscita costante di acqua altamente contaminata, acqua che ha riempito le fondamenta dell’edificio e raggiunto un livello di quattro metri. Nei giorni scorsi gli operai giapponesi hanno lavorato per trasferire le 47 mila tonnellate di acqua radioattiva del reattore numero due, ma fra un paio di giorni dovranno sospendere l’operazione non sapendo dove stoccare l’acqua. Il Giappone si trova oggi a dover farsi carico di risolvere un incubo nucleare che costerà miliardi e che durerà decenni. E i danni si sa che non sono stati causati solo dallo tsunami, ma dal sisma e da alcune operazioni che la Tepco non ha ancora compreso come e perchè siano state attuate. Ieri la JAIF riportava nel suo quotidiano bollettino che il sistema di raffreddamento di emergenza del reattore 1 era stato fermato manualmente dopo poco più di tre ore dal sisma seguendo le istruzioni di un manuale operativo per evitare danneggiamenti al reattore. Mossa incomprensibile ma attuata. Tornando ai fatti di casa nostra, nel mese di marzo, l’amministratore delegato di Sogin, la società incaricata di smantellare il nostro vecchio nucleare, ha ricordato che con l’attuale livello di spesa ci metteremo novant’anni a concludere l’opera. Questo significa che abbiamo già dato in eredità ai nostri figli e ai loro figli l’onere di dover pagare in bolletta questo lavoro. Inoltre i nostri discendenti pagheranno per migliaia di anni il costo per gestire il deposito che dovremo comunque costruire per ospitare le scorie di Caorso che nel 2025 la Francia ci ridarà indietro. È giusto fare una scelta che pagheranno le generazioni future? C’è un problema etico sul nucleare che non possiamo evitare, possiamo dire che prima o poi qualcuno lo risolverà ma ciò non rappresenta una gran prova di maturità e saggezza. Ma nonostante il disprezzo di questo governo, il nostro Paese non costruirà nuovi reattori aumentando la brutta eredità che abbiamo già imposto alle generazioni future, perché col disprezzo non si costruisce consenso e senza consenso non si costruiscono reattori, a meno di esser così folli da usare la forza. Ma non accadrà perché un modo più intelligente di costruire le cose e di utilizzare l’energia si sta facendo strada e insieme allo sviluppo incontenibile delle fonti rinnovabili, che stanno già causando problemi alle aziende elettriche per la loro capacità di modificare il mercato elettrico e di spingere nell’angolo la generazione termoelettrica (vedi lo scontro Enel/Assoelettrica -Terna per ora relegato alla stampa specializzata), trasformeranno presto il sistema energetico globale. Per saperne di più: Beati i costruttori di pace
Comitato Energia felice

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