Malpensa, un disastro ecologico scritto nero su bianco

Dalla sua costruzione l’aeroporto di Malpensa è stato il fiore all’occhiello di una certa politica che voleva al nord il grande hub aeroportuale italiano. Ora con l’addio di Lufthansa e di Alitalia, a Malpensa rimane solo una nota del Ministero dell’Ambiente che accusa: "Malpensa è un disastro ecologico!". Si sapeva da anni, ma ora è scritto nero su bianco.

Malpensa, un disastro ecologico scritto nero su bianco
Aumento della mortalità per malattie respiratorie pari al 54,1%, aumento dei ricoveri ospedalieri pari al 23,8%: questo il ritratto che fa di Malpensa e dei comuni che lo circondano un'indagine epidemiologica condotta dall'ASL della Provincia di Varese sui dati clinici del periodo 1997 - 2009. Dati che appaiono ancora più impressionanti se confrontati con quelli dell'intera provincia (rispettivamente più 14% e più 7,8%) e se accoppiati con la nota con cui il Ministero dell'Ambiente si rivolge a Regione Lombardia, Ente Parco del Ticino e ai Ministeri dei Trasporti e dell'Agricoltura definendo l''hub' milanese un disastro ecologico. Disastro Ecologico nell'area adiacente Malpensa in pieno Parco del Ticino dovuta al sorvolo degli aeromobili in decollo dalla stessa: così titola, infatti, la nota del Ministero dell'Ambiente datata 7/10/2010 e rimasta nel cassetto fino a pochi giorni fa forse per non disturbare i sogni di una terza pista o forse per non influenzare il collocamento in borsa, previsto per l'autunno prossimo, della SEA - l'Ente Aeroporti Milanesi - che garantirebbe al Comune di Milano un dividendo di circa 160 milioni già messo a bilancio della Ex-giunta Moratti. A questa nota è allegato poi un terzo documento del Corpo Forestale dello Stato che attesta la moria degli uccelli e la progressiva desertificazione dei boschi nella zona del Parco del Ticino. Questo documento è stato redatto a seguito della vittoria da parte del Sig.Umberto Quintavalle - proprietario di un fondo di 210 ettari nel Parco del Ticino - di una causa civile intentata a SEA per il danno biologico alla propria terra fortemente compromessa a causa degli idrocarburi scaricati durante il decollo degli aeromobili in partenza dall'aeroporto. La sentenza è datata 2008 e condanna SEA a risarcire con 5 milioni di euro il Signor Quintavalle, ma l'inizio della diatriba risale al 1999 a dimostrazione del fatto che la questione va avanti da parecchio tempo e che è ormai notoria. Nonostante tutto questo, SEA ha presentato un piano di investimenti 2010-2020 pari a 1,3 miliardi di euro che ha il suo cuore nella costruzione della ormai famosa terza pista, un'opera inutile ma dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. Oggi Malpensa, nonostante una capacità di 38 milioni di passeggeri l'anno, non supera i 18 milioni, una capacità probabilmente destinata a diminuire dopo l'addio di Alitalia e Lufthansa allo scalo milanese. Questo dato di fatto non pare spaventare Sea e Regione Lombardia per nulla fiaccate da anni di lotte contro la società civile dei comuni che circondano l'aeroporto, 250.000 abitanti che da anni rischiano la loro salute e hanno visto progressivamente precipitare la qualità della loro vita, sfrattati dalle proprie case - soprattutto nei comuni di Lonate Pozzolo, Ferno e Casorate Sempione dove ormai sono decine gli edifici abbandonati e i quartieri fantasma - ma per nulla rassegnati a vedere deperire così una zona ancora stupenda. E questa volta, sulla terza pista, potrebbero spuntarla loro.

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