Svizzera, il referendum mette un freno alle seconde case in montagna

Salvare la montagna dalla cementificazione. Con questo obiettivo, in occasione del referendum dell'11 marzo 2012, i cittadini della Confederazione Svizzera hanno scelto di limitare la porzione di territorio da destinare alle case per le vacanze al 20% della superficie abitativa totale di un comune.

Svizzera, il referendum mette un freno alle seconde case in montagna
Aumento del periodo di ferie minimo, un tetto al consumo di territorio per abitazioni secondarie in montagna, agevolazioni fiscali per l'acquisto della prima casa, disciplina dei giochi in denaro, introduzione di un prezzo fisso per i libri e, solo per la città di Zurigo, istituzione di una zona per l’esercizio legale della prostituzione. Sono questi gli argomenti dei sei quesiti referendari su cui i cittadini svizzeri si sono espressi lo scorso fine settimana. Poche le sorprese. Tutti i cantoni hanno respinto la proposta di iniziativa popolare, sostenuta dalla confederazione sindacale Travail Suisse e dalle forze politiche di sinistra, “6 settimane di vacanza per tutti”, che avrebbe aumentato il periodo minimo di ferie retribuite ogni anno. Un tentativo di risposta allo stress di cui sempre più sembrano soffrire i lavoratori elvetici, che ha incontrato la ferma opposizione del mondo imprenditoriale e il parere negativo del Consiglio federale e del Parlamento. Secondo il governo e la maggioranza dei parlamentari, l'allungamento del periodo di vacanze avrebbe in realtà penalizzato i lavoratori, direttamente, costringendoli a produrre di più in minor tempo per compensare le ferie, o indirettamente, andando a ridurre la competitività delle imprese e quindi minacciandone potenzialmente i posti di lavoro. Un concetto chiarito da campagne pubblicitarie ad hoc, che hanno preceduto la consultazione cercando di scoraggiare l'esito positivo dell'iniziativa. Alla fine il 66,5% degli svizzeri ha rinunciato a ottenere condizioni lavorative più favorevoli. È passata, invece, la proposta ecologista sulle seconde case: il 50,6% degli elettori ha votato a favore dell'iniziativa “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie” per limitare il consumo di territorio nelle aree montane. Nonostante la contrarietà di imprese e sindacati - anche di quelli italiani -, preoccupati di una riduzione delle commesse per il comparto edile e di una frenata per il turismo in caso di vittoria del sì, i cittadini elvetici hanno stabilito che i comuni non potranno riservare più del 20% della loro superficie alla costruzione di seconde case per le vacanze. Del resto, hanno spiegato i promotori del quesito, “La Costituzione federale prescrive la parsimoniosa utilizzazione del suolo” e finora “i Cantoni alpini hanno disatteso questo mandato costituzionale permettendo alle abitazioni secondarie di invadere intere vallate”. Il vincolo, in vigore dal prossimo anno, si applica solo alle abitazioni secondarie ad uso temporaneo, e non a quelle utilizzate a fini commerciali, professionali o di studio, ma quella del 20% rappresenta una soglia massima: i comuni potranno quindi optare per tetti più bassi, in modo da tutelare porzioni più vaste di territorio e di paesaggio. Un tema caro anche per l'Italia, dove il 27 febbraio è partito il censimento dal basso del patrimonio edilizio esistente e non utilizzato promosso dal Forum dei movimenti per la terra e il paesaggio negli oltre 8mila comuni italiani. Ad ogni amministratore locale il Forum chiede di compilare entro 6 mesi una scheda di censimento, per ottenere alla fine una mappa di tutti gli edifici presenti sul territorio nazionale che possa orientare scelte di valorizzazione e riutilizzo degli immobili al posto di nuove costruzioni. Si parte da qui per arrivare poi a una proposta di iniziativa popolare che sostenga l'utilizzo di questo metodo nella pianificazione urbanistica. Una strada alternativa a quella elvetica, ma affine nelle intenzioni, per dire Stop al consumo di territorio.

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