L'Islanda non vuole più l'Europa, chiusi i negoziati con l'Ue

Il governo islandese sospende a tempo indeterminato le trattative per l'ingresso del paese nell'Unione europea. Lo stop ai colloqui di adesione ed un generale rifiuto delle politiche di austerità europee sono state il cavallo di battaglia della coalizione vincitrice durante la campagna elettorale e la promessa agli elettori e' stata mantenuta.

L'Islanda non vuole più l'Europa, chiusi i negoziati con l'Ue
L’Islanda e l’Europa si allontanano. Non geograficamente, s’intende: l’isoletta spersa nel mare del Nord resta sempre lì, a circa 1500 chilometri dalla Gran Bretagna. Ma politicamente, quello sì. Dall’interno dell’Althingi, il parlamento islandese, Bragi Sveinsson, ministro degli Esteri della coalizione di centro-destra al governo da aprile, ha messo un freno alla procedura di adesione dell’Isola all’Unione europea. A partire dal 12 settembre i negoziati per l’ingresso dell’isola all’interno della Ue sono ufficialmente sospesi a tempo indeterminato. Lo stop ai colloqui di adesione ed un generale rifiuto delle politiche di austerità europee erano stato il cavallo di battaglia dei vincitori durante la campagna elettorale e la promessa agli elettori è stata mantenuta. I negoziati non erano mai stati facili: c'erano alcune questioni spinose sulle quali l'isola avrebbe dovuto fare delle concessioni economiche a Bruxelles. L’Europa chiedeva all’Islanda di aderire alle normative europee relativamente a 30 punti, fra cui figuravano la libera circolazione di capitali, la politica economica e monetaria, le politiche di pesca e di sviluppo agricolo e rurale. Tutti punti su cui gli islandesi non sono più disposti a negoziare. Non dopo la crisi e le rivolte. E poi c’era la denuncia pendente alla Corte di giustizia Ue per la bancarotta del 2008. E la questione del debito Icesave, per la quale l’Ue si era schierata a spada tratta a fianco di Inghilterra ed Olanda nel pretendere che il debito contratto dalla Landsbanki, banca privata ripubblicizzata in seguito alla crisi, venisse socializzato e gravasse sulle spalle dell’intera popolazione isolana. La vittoria della coalizione di centro-destra alle ultime elezioni è passata anche, soprattutto, per la diffidenza degli islandesi nei confronti dell’Unione. Quella sovranità popolare che gli isolani si sono ripresi di fatto dopo la crisi, con le proteste prolungate che hanno portato alla caduta del governo nel 2009 ed il rifiuto di socializzare un debito ingiusto contratto da banche private, non verrà certo ceduta di nuovo in favore di Bruxelles. Certo, è strano che a prendere questo genere di decisioni siano gli stessi partiti – e in parte gli stessi soggetti – che condussero il paese sull’orlo del baratro nel 2008. Ed il rischio che la questione europea venga strumentalizzata c’è. Ad esempio rischia di passare inosservato il fatto che, a distanza di quasi un anno, la nuova costituzione partecipata, simbolo stesso della “nuova Islanda”, approvata con un referendum dal popolo islandese nell’ottobre 2012, non abbia ancora passato il vaglio dell’Althingi. “Quale sarà il suo destino?”, si chiedono in molti; riuscirà mai ad entrare in vigore? Tuttavia la decisione di sospendere i negoziati per entrare a far parte dell’Unione non può non essere condivisa. Nell’ottica degli islandesi, entrare in Europa rappresenterebbe una nuova fuga del potere e della sovranità verso l’alto, verso luoghi distanti chilometri e chilometri di oceano. Una fuga che gli islandesi non vogliono permettere. PER APPROFONDIRE LEGGI IL LIBRO "ISLANDA CHIAMA ITALIA - STORIA DEL PAESE CHE RIFIUTO' IL DEBITO", EDIZIONI LUDICA

Commenti

hanno fatto benissimo. Beati loro. Hanno alzato la testa e detto BASTA. Cosa che noi italiani non saremo mai capaci di fare. L'euro ci ha rovinato. E non solo economicamente. Se ci fosse un referendum per uscirne io voterei per il ritorno alla lira, infischiandomene di tutte le scemenze che ci dicono per continuare a derubarci. Mi stupisce solamente che gli islandesi dopo tutti i sacrifici che hanno fatto ed il coraggio dimostrato si sono di nuovo messi nelle mani dei soliti politicanti.
maria, 20-09-2013 10:20
Hanno perfettamente ragione.Ma chi glielo fa fare?Per rovinarsi definitivamente come è successo a noi?L'UE è solo una manovra disgustosa fatta da pochi per i propri interessi personali,che ci ha messi tutti in ginocchio.Io sono sempre stata contraria e ne vorrei uscire al più presto.
Maria-Rossella Maccolini, 21-09-2013 02:21
L'Islanda si è fatta forza, ha riscritto la costituzione, ha dato un calcio alle banche, che prima fanno affari e gli utili sono cosa loro privata, ma quando soppraggiugono le difficoltà deve intervenire il pubblico, (gli americani chiamano contribuente). Entrando in europa sarebbero richiamati a pagare sanzioni mostruose, per dei profitti di cui loro non ne hanno mai beneficiato nemmeno di un centesimo. Dovremo imparare da loro, le banche non possono fare i loro porci comodi, gli oneri devono restare a loro.
Aldo, 25-09-2013 03:25
sono contento per loro.....peccato che sono Italiano e vivo qui...in questo paese depredato svenduto all'europa per 4euri ma e colpa di tutti noi italiani ormai e troppo tardi....
flavio, 03-10-2013 12:03

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