Gran Bretagna: si riapre il dibattito sull'eutanasia

Ha riacceso il dibattito sull'eutanasia, la pubblicazione di un rapporto inglese della Commission on Assisted Dying che reputa la legge attuale “inadeguata, incoerente e che non dovrebbe continuare ad esistere”. La richiesta della commissione di esperti è quella di legalizzare il suicidio assistito, in Gran Bretagna, come in Italia, ancora vietato.

Gran Bretagna: si riapre il dibattito sull'eutanasia
Pur secondo rigidi criteri, il suicidio assistito dovrebbe essere consentito legalmente ai malati terminali nel Regno Unito. Ha riacceso il dibattito sull'eutanasia, la pubblicazione di un rapporto inglese della Commission on Assisted Dying, presieduta da Lord Falconer, avvocato ed ex ministro della Giustizia. Secondo Lord Falconer, “le persone che vogliono morire vengono costantemente deluse da un sistema che non offre loro alcuna protezione, mentre lascia i loro parenti a rischio di condanne penali”. La legge attuale, secondo Falconer “favorisce solo i malati terminali ricchi che possono permettersi di vedere i loro ultimi desideri realizzati”, andando in Svizzera in cliniche che praticano l’eutanasia legalmente. Redatto dopo la consultazione di oltre 1300 persone, il rapporto rileva la necessità di modificare la legge britannica introducendo il suicidio assistito vincolato da rigide norme. Secondo la Commissione, infatti, il paziente che viene ammesso a questa procedura deve essere maggiorenne e malato terminale con un’aspettativa di vita inferiore ad un anno. La sua scelta, poi, deve essere volontaria, libera da qualsiasi forma di coercizione e non viziata da alterazioni delle capacità mentali. La Commissione di 11 esperti ritiene poi che i pazienti dovrebbero essere visitati separatamente da due diversi medici e suggerisce l'ipotesi che non sia il medico a somministrare il farmaco letale ma il malato stesso. Il rapporto conclude che la legge attuale è “inadeguata, incoerente e non dovrebbe continuare ad esistere”. Il rapporto ha attirato critiche sia da parte dei sostenitori del diritto alla vita, i quali ritengono che la commissione è stata “di parte”, che degli stessi attivisti per il suicidio assistito, che considerano le norme suggerite troppo severe. La British Medical Association ha deciso di non contribuire al rapporto con le proprie testimonianze ritenendo che la maggioranza dei medici sia contraria alla legalizzazione dell'eutanasia. Attualmente in Gran Bretagna, come anche nel nostro Paese, il suicidio assistito è illegale e chi aiuta il malato a morire rischia fino a 14 anni di carcere. Il premier David Cameron già nel 2006 ha mostrato la propria opposizione a qualunque tentativo di modificare la legge che punisce il suicidio assistito. Un portavoce del ministero della Giustizia ha riferito che “il governo è convinto che ogni modifica legislativa in questo clima così emotivo e surriscaldato si tramuterebbe in un caso di coscienza individuale”. “Sarebbe più giusto demandare la decisione al Parlamento, dopo un approfondito dibattito, piuttosto che a una presa di posizione del gabinetto”. Lo scorso mese Geraldine McClelland, sessantunenne produttrice televisiva malata di cancro che decise di recarsi in Svizzera per soddisfare la propria volontà di morire, fece pubblicare una lettera con la quale condannava la viltà dei politici che hanno impedito a lei e a molti altri, di poter trascorrere le ultime ore della propria vita vicino ai propri cari e nel proprio Paese.

Commenti

Un gesto più che civile.
Roby, 09-01-2012 04:09

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