Parto in casa, nel Lazio il primo rimborso spese

Nella Regione Lazio, e in poche altre regioni italiane, esiste una legge che permette alle donne che decidono di partorire in casa di richiedere un rimborso economico. Pubblichiamo la lettera della mamma di due bambini, che racconta la storia dei suoi parti in casa.

Parto in casa, nel Lazio il primo rimborso spese
Nella Regione Lazio, e in poche altre regioni italiane, esiste una legge che permette alle donne che decidono di partorire in casa di richiedere un rimborso economico. Per il servizio sanitario, infatti, una donna che partorisce in casa costituisce un risparmio, dal momento che si evitano il ricovero, la degenza e gli interventi medicalizzati. Pubblichiamo la lettera di Simona Capogna, mamma di Guglielmo e Matilde, che racconta la storia dei suoi parti in casa. “Un anno fa è nata mia figlia Matilde. A Roma. A casa della nonna. Il parto in casa è stata una scelta voluta e desiderata e si è rivelata un’esperienza indimenticabile. Il dolore del travaglio è stato attutito dall’intimità del luogo, dagli abbracci di mio marito e dall’assistenza di due ostetriche meravigliose (che all’apice delle contrazioni non facevano visite invasive, ma massaggi calmanti nella zona dei reni). Ho potuto rilassarmi con una doccia, camminare, accovacciarmi, senza che nessuno interferisse e in piena libertà. Ma soprattutto ho potuto dare fiducia al mio corpo di donna di generare una vita, senza la necessità di dover delegare ad altri questo compito. Scegliere il parto in casa, comunque, non è stato semplice. E raccontare questa storia credo che possa aiutare altre donne ad intraprendere lo stesso cammino. Il primo scoglio da superare è stata la mia paura. Informandomi, però, mi sono resa conto che il parto in casa, quando le condizioni fisiche del nascituro e della madre lo permettono, è tanto sicuro quanto quello dell’ospedale. In Olanda, ad esempio, il 30% dei parti avviene in casa e le percentuali di complicazioni sono più basse di quelle dell’ospedale. Il secondo scoglio è stata la paura degli altri. Il parto, in Italia, ha raggiunto un tale livello di industrializzazione che ormai tutti sono convinti che partorire in modo naturale sia un 'miracolo', una fortuna che capita a poche. Invece, la cosa strana è che siamo diventati il paese europeo con il maggior numero di parti cesarei (circa il 40%) a causa, non dell’incapacità di partorire delle donne, ma dei forti interessi economici che inducono a prediligere un parto medicalizzato, remunerativo quanto un intervento chirurgico… Il terzo scoglio è stato il costo: per partorire in casa bisogna contattare ostetriche libere professioniste che operano privatamente. La bella notizia, che ho appreso durante la gravidanza, è che nella Regione Lazio, e in poche altre regioni italiane, esiste una legge ad hoc che permette di richiedere un rimborso economico, presentando alla propria ASL di riferimento, prima del parto, una richiesta dettagliata e, dopo la nascita, la fattura con l’importo pagato (legge n.29 del 1° aprile 2011). Il motivo è molto semplice: per il servizio sanitario una donna che partorisce in casa costituisce un risparmio, perché si evitano il ricovero, la degenza e gli interventi medicalizzati. Però, affermare il diritto di rimborso all’inizio è sembrato una 'mission impossible': sembravo una pioniera che si stava avventurando in una terra sconosciuta; nessuno sapeva fornirmi un’indicazione chiara di quello che avrei dovuto fare. Ma non mi sono lasciata scoraggiare e la storia si è conclusa con un lieto fine: la ASL di Frosinone, qualche mese fa, ha rimborsato l’importo della fattura presentata presso il Distretto di Cassino (D). I dirigenti della ASL, nonostante la mia risultasse la prima richiesta nella provincia, hanno valutato attentamente il caso e hanno saputo dare concretezza agli intenti della legge regionale. Per molte altre donne questo potrebbe rappresentare un precedente importante e per questo mi sento in dovere di divulgarlo per quanto mi è possibile”. Leggi anche "Nate libere di partorire"

Commenti

Sono molto contenta di apprendere dallle tue parole, che finalmente lo Stato riconosce economicamente l'onere delle spese sostenute per chi sceglie di partorire in casa. Io ho partorito in casa i miei tre figli nel 1984,nel 1987,nel 1990. Mi ritrovo nelle tue parole quando dici che oggi come già trenta anni fà il parto è ed era un fonte di speculazione economica a danno della salute psichica e fisica delle donne. Il parto in casa,quando nn ci sono complicazioni, è una esperienza privata e nn pubblica,vissuta e condivisa con i propri cari.Rappresenta la possibilità di riappropriarsi di" un evento" così importante e significativo di cui siamo state defraudate,un modo di riprendersi il proprio corpo usato ed abusato. Annamaria
ANNAMARIA, 20-07-2013 08:20
Non sai quanto sono felice nel leggere questo articolo! Ho tante amiche all'estero che hanno partorito in casa , aiutate dal governo e con il supporto morale di una societa' capace di rispettare una scelta cosi' importante e cosi' vera. questo e' un passo grande !!!
ilaria, 18-08-2013 02:18
Ma che bello!!!!!!! Io vorrei partorire a casa, decisamente. Il mio piccolo deve nascere a meta novembre. Ho un ostetrica meravigliosa che mi segue e tutte le condizioni riunite. Però... sapevo del modulo di rimborso e sapevo anche che per ora la regione non aveva mai rimborsato nessuno... Per cui ci stavo ripensando perché il costo (sui 2000 euro...) diventava un problema.... Ora stavo vedendo di partorire alla casa di nascita di Ostia (al Grassi), dove al meno non dovevo pagare! Se è così, allora ho ancora speranza di partorire a casa! Quindi grazie di cuore per questa info preziosa!
Juliette, 28-09-2013 09:28

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