Don Gallo, l’Amiata, la povertà del mondo e l’Enel 'volano di sviluppo'

Carlo Carlucci ci parla di Don Andrea Gallo che il 12 ottobre scorso ha partecipato ad un incontro tenutosi ad Arcidosso, sul monte Amiata dove “si sta consumando un disastro ambientale senza precedenti”.

Don Gallo, l’Amiata, la povertà del mondo e l’Enel 'volano di sviluppo'
Don Gallo qui da noi sull’Amiata, dove si sta consumando un disastro ambientale senza precedenti e nell’indifferenza dei più. C’erano moltissime persone al Colle degli angeli in Arcidosso, probabilmente perché Andrea Gallo è a tutti gli effetti un richiamo mediatico. È un prete scomodo, dalla parte degli ultimi, è stato il grande amico di De Andrè, è l’amico di Celentano, è un prete di strada, dei quartieri malfamati di Genova. Da quarant’anni tiene su una comunità di tossicodipendenti sotto la luce della Lanterna. È uno ‘scandalo’ accettato della Chiesa, dice pane al pane, preservativo al preservativo, 'trombare al trombare', parla senza schermi o metafore come don Milani. È immerso nella cosiddetta 'feccia del mondo' siano essi i talkshow televisivi, i bassifondi del porto dove vive coi suoi ragazzi, a contatto le prostitute dell’Est che continuamente arrivano a frotte alla Malpensa, senza documenti di sorta e nessuno ha niente da ridire. Magro, emaciato, a vederlo seduto in attesa di parlare sembrava che non ce la facesse più. E invece eccolo in piedi, consunto, con quel volto smunto contornato da due orecchie rese più grandi, alla Dumbo, afferrare il microfono e iniziare in movimento incessante il suo show o meglio, per usare le sue parole, lo show di Colui che è la sua guida, il Cristo. Non c’erano tra il pubblico i notabili della piccola, povera, oltremodo squallida Casta locale che ha fiutato con le sue antenne il pericolo, ma c’erano, questo sì, molti della Arcidosso bene attirati appunto dal fenomeno mediatico. Don Gallo sapeva bene di quali e quante anime si componeva il suo uditorio, come Gesù sapeva bene chi erano quelli che stavano ad ascoltarlo, ma entrambi, Gesù e don Gallo approfittavano dell’occasione, di ogni occasione per pronunciare parole che andassero diritte al cuore di coloro, ovviamente, che avessero ancora un cuore. Don Andrea Gallo in due ore fitte, incessanti, mescolando aneddoti, analisi spietate esposte con un sorriso evangelico che spaccava il volto emaciato e lo trasfigurava, battute, ricordi e ancora un implacabile, inesorabile j’accuse al mondo e alle sue pompe. Agli amiatini don Andrea teneva a ricordare due campioni di libertà, due modelli del suo panteon personale, Davide Lazzaretti e padre Ernesto Balducci, due irriducibili figli di questa Montagna. Del santo David, come ancora qui è ricordato dai vecchi, don Gallo ha ricordato un particolare poco noto, che colui che finalmente lo centrò con una palla in fronte, da poco più di dieci metri dopo i tentativi a vuoto degli altri due fucilieri scelti, quel livornese che prima di sparare aveva bestemmiato il nome della Madonna (presso i cui santuario in Arcidosso, Davide e il suo popolo intendevano recarsi) ebbene, decorato dal regio governo per il suo gesto, sarebbe finito accoltellato qualche mese dopo, sua nemesi, in una stradina del porto. Di padre Ernesto Balducci il ricordo che ci è stato consegnato da don Andrea è stato toccante, ‘profeta’ dell’Amiata era la definizione più ricorrente. Ebbene questo ‘profeta dell’Amiata’ che aveva denunciato la disaffezione, trent’anni fa, dilagante degli amiatini al loro territorio, la perdita del suo popolo di quel ‘cuore antico’ indispensabile per costruire il futuro, ebbene questo profeta che, nel constatare le strade asfaltate che salendo verso la vetta della sua Montagna aveva esclamato che gli amiatini oramai avevano tradito la loro madre, l’Amiata, che cosa avrebbe potuto e dovuto dire oggi?! Oggi, nel ventennale dalla morte, il Comune di Santa Fiora ed Enel ne hanno sponsorizzato le giornate commemorative... Non ci sono parole per tanta spudoratezza. Non a caso don Gallo ci ha scritto, a noi i pochi, pochissimi che ancora abbiamo il coraggio di opporci, fino all’ultimo, a quanto la Regione, la Casta locale, Enel hanno oramai, contro ogni evidenza, decretato, che 'la battaglia per il proprio ambiente è assolutamente prioritaria’. Col suo largo, serafico, innocente sorriso don Andrea ha ricordato quel lesto fante di Scajola, il ministro del ‘a sua insaputa’ quando ricevette in dono l’appartamento con vista sul Colosseo. Proprio a Scaloja si rivolse Enel, allora in combutta con lui per riempirci di centrali nucleari, per estendere al 2024 tutte le centrali geotermiche compresa Bagnore 3 priva di Via. Solo qualche giorno fa il sindaco Verdi tuonava dalle pagine di un giornale di regime contro l’esigua minoranza dei detrattori di Enel. Già perché la Casta ha decretato da quel dì che Enel=volano di sviluppo e basta con le manfrine, parola di Verdi. Don Gallo invece col suo mite e largo sorriso spiegava a noi montanari che una manovra pianificata, accurata, occultata dallo sguardo talvolta accorato, di taluni di questo ‘governo tecnico’, era in atto. Ma quale Merkel e Merkel, Monti e Draghi sono registri della manovra della BCE, al top delle multinazionali. Ridurci tutti, volenti o nolenti, progressivamente più poveri e soprattutto più schiavi. Siamo in pieno in quello che le Brigate Rosse, con straordinario anticipo, avevano definito con la sigla SIM: Stato Imperialista delle Multinazionali. Ma don Gallo è certamente immune da quel tragico fato che avvolgeva i ragazzi delle BR. Gli spettri della violenza armata erano stati, coi black bloc, opportunamente introdotti ed evocati a Genova per scatenare la violenza cieca della repressione. Ma non si tratta più della paura dello Stato verso il serpeggiare di una fantomatica violenza armata. Quello di cui avevano ed hanno paura i Fini, i defunti B&B (Berlusconi e Bossi), i Monti del governo tecnico (braccio secolare della BCE) è la possibile resa dei conti che potremmo chiedere noi schiavi progressivi. Questa marcia apparentemente ineluttabile verso la povertà, testimoniata dal futuro negato per i giovani, dalla progressivo cammino verso il precariato assoluto e il disimpiego, ineluttabile perché una volta tolti tutti i paletti all’ingordigia dei pochi, sempre più ricchi e sempre più ingordi ( ‘tutti i soldi del mondo e tutte le donne del mondo non bastano a un sol uomo’ dice un antico adagio dei Veda) questa accaparramento è inarrestabile. Ma il sorriso serafico di questo prete di strada stava ad ammonire che, secondo l’antico e questa volta nostrano adagio, ‘il diavolo fa le pentole ma non i coperchi’. Il prete di strada per il suo tour dell’Italia, alla Grillo suo amico e conterraneo, ha voluto proprio incominciare dall’Amiata la montagna dei suoi amati Lazzeretti e Balducci, una montagna saldamente nelle mani della Casta, dell’indifferenza, e del mito strombazzato di un Enel-volano-di-sviluppo. Fatti salvi pochi, sempre più pochi e sparuti ‘ambientalisti’. Don Gallo ci ha scritto e ce lo ha detto anche alla serata al Colle degli angeli: ‘Siate i partigiani della vostra Montagna’. C’è da credergli, detto da uno che prima di diventare prete di strada era stato a sedici anni partigiano.

Commenti

DON GALLO ,profeta scomodo, stumento diretto del celo compenetrato dallo spirito divino ! Certamente se quì ed ora lo possiamo ascoltare ' vedre e percepire nelle sue profonde vibranti parole ! Non è un semplice caso se anche noi uomini siamo quà
tiziano nadalin, 11-02-2013 05:11
L'articolo è ben scritto. Rende bene sia omaggio al meraviglioso prete che ci ha lasciato, che l'idea del mondo nel quale ci ha lasciati. Mondo per migliorare il quale ci vorrebbe un Don Gallo per ogni persona che, consapevolmente o no, ignora Il Cambiamento che stiamo subendo.
Massimo Crociani, 23-05-2013 12:23

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