Vegana, ma non strana. La scelta di Stefania

Nel boom delle diete vegane e degli stili alimentari alternativi la food blogger più famosa e rivoluzionaria del web esce con il suo quarto libro: "Vegano ma non strano", una guida pratica per riempire i piatti, spalancare le bocche e, soprattutto, aprire gli occhi su tutto ciò che ci fanno - letteralmente - mandare giù. Ma non aspettatevi l'ennesimo ricettario vegan all'ultima moda...

Vegana, ma non strana. La scelta di Stefania

Stefania Rossini, mamma, moglie, food blogger, famosissima nel web per i suoi consigli su cibo, autoproduzione e decrescita ma anche per le sue scelte radicali e spesso controcorrente. Da anni sperimenta nuove strade, rispolvera antichi saperi e condivide ricette “magiche” per risparmiare soldi, guadagnare in salute, migliorare l’ambiente e la propria vita. Il suo quarto libro “Vegano ma non strano” non un semplice ricettario di piatti vegani all’ultima moda, ma un’inno all’alimentazione consapevole. Perché è anche dal cibo che nasce il vero cambiamento e la storia di Stefania ne è la dimostrazione.

Stefania, qual è la tua storia alimentare e come sei approdata alla dieta vegana?
A sette anni vedevo i miei nonni che con naturalezza uccidevano gli animali che avevano allevato. Per me questa cosa non era naturale. A un certo punto ho pensato: se io non li mangio forse ne uccideranno un po’ meno. Quindi a sette anni ho deciso di essere vegetariana. Ovviamente tutta la famiglia si è opposta alla mia scelta e fino a 17 anni sono stata costretta a mangiare carne, anche se il più delle volte mi opponevo e la sputavo fuori di nascosto. A 17 anni riuscii ad averla vinta. Cinque anni fa arrivò l’altra grande svolta: iniziai a togliere dalla mia dieta anche i latticini. Prima di allora non avevo mai associato i derivati del latte allo sfruttamento degli animali, alla salute o all’inquinamento. Poi, grazie soprattutto al web e alle informazioni che sono iniziate a girare, ho iniziato a prendere coscienza di quanto anche i latticini, come tutti i derivati animali, influiscano negativamente sulla nostra salute e sull’ambiente che ci circonda. E, come succede quasi sempre, quando intraprendi un percorso, quando inizi davvero a informarti, non c’è ritorno. Mi dicono che sono scelte radicali e io rispondo: ben vengano.

Cosa significa per te essere vegana?
Per me essere vegana è una scelta a 360 gradi che non riguarda solo l’alimentazione. E’ una scelta di rispetto per l’ambiente, gli altri esseri viventi e per il proprio corpo che non significa semplicemente togliere dalla propria tavola i derivati animali e sostituirli, per esempio, con i derivati della soia. Proprio per questo nel mio libro “Vegano ma non strano” non saranno presenti ricette a base di soia, seitan, tofu eccetera. Tutti alimenti figli di una medesima logica, economica e politica, fatta di imballaggi, plastica, trasporti, sfruttamento e inquinamento, dannosi per la salute, per l’ambiente e in più anche costosissimi. Questa logica non è vegana, è modaiola.

Qual è quindi il messaggi di “Vegano ma non strano”?
“Vegano ma non strano” è la risposta a tutte quelle persone che vorrebbero avvicinarsi a uno stile di vita più salutare e sostenibile, ma non sanno da dove cominciare o hanno paura di quello a cui andrebbero incontro. Non pensate però che si tratti dell’ennesimo ricettario con menù vegani alla moda. Questo libro vuole essere una guida pratica, semplice e veloce per preparare piatti sani, economici, a basso impatto ambientale e alla portata di tutti. 

Per molti vegano è sinonimo di costoso. Come si può conciliare un’alimentazione vegana con una spesa economicamente sostenibile?
Essere vegani non significa spendere più soldi. Anzi! Quando mi soffermo a guardare i prezzi di certi formaggi o della carne mi prende un colpo. Molto spesso mangiamo vegano ma non ce ne rendiamo conto: la pasta al pomodoro, se non metti il formaggio, è vegana; la pizza, se non metti la mozzarella, è vegana; il pesto senza il formaggio è vegano. Purtroppo i pregiudizi e le etichette complicano le cose. Per questo preferisco dire semplicemente: sono salutista.

Con i tuoi figli come ti comporti?
I miei figli, come tutti i figli, quando cresceranno faranno le loro scelte. Io posso solo fargli conoscere la verità. Una verità che a volte fa male e che molte persone non vogliono vedere perché è scomoda. Purtroppo o per fortuna, vivendo in questa zona, circondati da tantissimi allevamenti intensivi, non c’è neanche molto da spiegare, basta guardarsi attorno. E i bambini non sono stupidi, anche loro vedono cosa significa lo sfruttamento animale. Abbiamo una porcilaia vicino a casa e quando i maiali strillano è impossibile rimanere indifferenti, sia per me che per i bambini.

A chi ti dice che per loro non è una scelta salutare cosa rispondi?
Rispondo che per ora i miei bambini (di 5, 7 e 12 anni, ndr) non si sono mai ammalati, che raccolgono le verdure direttamente dall’orto, a volte senza nemmeno lavarle, e non hanno mai auto un problema di salute. Alla faccia dell’Italia che critica queste scelte, i miei figli sono molto più sani dei figli onnivori d molti onnivori che conosco.

Si può conciliare uno stile di vita salutare e sostenibile con una quotidianità frenetica e impegnata?
Certo! Ovviamente chi lavora, chi è pendolare, chi ha molti impegni, non può dedicare all’autoproduzione il tempo che gli dedico io. Ma la questione tempo spesso non è altro che una scusa. Alle persone che pensano di non potercela fare dico: selezionate e organizzatevi. Concentratevi su una cosa alla volta, quella che vi serve nell’immediato e dedicatevi a quella. Una volta che avete imparato a fare una cosa i tempi si dimezzano e la volta dopo ci impiegherete molto meno. Molte cose inoltre durano molto tempo: il pane si fa una volta per l’intera settimana, il dentifricio può durare anche sei mesi.

Anche le ricette del libro sono fattibili per chiunque?
Le ricette del libro sono facilissime. Cucinare vegano è molto più semplice di quello che tutti pensano. Il problema è che ancora è visto strano. Il mio blog e i miei libri sono fatti proprio per semplificare e soprattutto per aiutare chi non ha la possibilità e il tempo per sperimentare e per sbagliare. Una persona che lavora otto ore al giorno non può mettersi quando torna a casa alla sera di fare esperimenti, perché se sbaglia non mangia. Io, invece, posso farlo e quindi scelgo di condividere ciò che già ho sperimentato e sono certa del risultato.

Perché è così importante imparare a fare?
Credo che saper fare con le proprie mani, oltre ad essere un potente antidepressivo, sia la strada principale per la libertà. Una volta che si è imparato a fare, si può anche scegliere di non fare. L’importante però è proprio poter scegliere. Sennò si è schiavi. L’autoproduzione rende liberi, sani. E inquina meno.

E perché è così importante imparare a nutrirsi?
Perché noi siamo quello che mangiamo. Ogni cellula del nostro corpo si nutre di quello che ingeriamo. Se siamo sani siamo più sereni e questa serenità si trasmette anche agli altri. Finché non provi e non capisci quanto stai bene non puoi rendertene conto.
Oggi, anche grazie all’alimentazione, posso dire di essere davvero felice. Lo sono sempre stata ma negli ultimi cinque anni lo sono ancora di più. Ora capisco che il percorso che ho intrapreso, anche se duro, è quello giusto. Fare certe scelte alimentari e di vita significa innanzitutto mettersi in gioco e prendersi le proprie responsabilità. Significa aprire gli occhi su molte cose e quando si inizia ad aprire gli occhi poi è quasi impossibile richiuderli. La consapevolezza ti porta a informarti e l’informazione ti rende sempre più consapevole. E’ un circolo virtuoso da cui solo le persone estremamente insicure fuggono. Tutti gli altri iniziano a cambiare, a cercare dentro sé stessi la propria felicità. E poi succede che la trovano.

 

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