Dove sono gli uomini? Intervista a Simone Perotti

Perché le donne sono dappertutto, vive, attive, propositive, mentre gli uomini sono chiusi in se stessi, incapaci di comunicare, di parlare dei loro problemi? Ecco la questione al centro di Dove sono gli uomini? Perché le donne sono rimaste sole?, libro inchiesta di Simone Perotti.

Dove sono gli uomini? Intervista a Simone Perotti
Dove sono gli uomini, fisicamente e psicologicamente? Si chiede Simone Perotti nel suo libro-inchiesta Dove sono gli uomini? Perché le donne sono rimaste sole? (Chiarelettere, pag. 185, euro13,90). Un testo che, partendo da un sondaggio effettuato dall’autore su un campione di 500 donne, ma anche grazie a storie vere raccolte dallo stesso Perotti, sta facendo discutere tv, giornali e forum dedicati perché ha individuato un nervo scoperto (l’assenza dell’uomo) e su questo sta agendo. Non siamo di fronte ad un saggio, non si ha qui la pretesa scientifica, con numeri e tabelle, di fotografare una generazione. L’obiettivo è quello di sedersi intorno ad un tavolo e capire perché le donne sono dappertutto, vive, attive, propositive, mentre gli uomini – svuotati dai ruoli imposti dalla tradizione – sono chiusi in se stessi, incapaci di comunicare, di parlare dei loro problemi. In questo libro trovano spazio testimonianze di donne – a volte crude, a volte spiazzanti, ma soprattutto autentiche – le cui vite hanno sbattuto contro il muro di uomini assenti, distratti, vuoti, violenti, senza coraggio, menzogneri: uomini che si sono fatti da parte, anche senza un valido motivo, che hanno abdicato al loro ruolo, che scappano. C’è di tutto in queste vicende: la donna che, dopo averne visto tante, ha deciso di andare da sola, rifiutando qualsiasi approccio futuro con il mondo maschile. Ma c’è anche la mamma di famiglia che, nonostante tutte le difficoltà, ha deciso di andare avanti, anche se la condizione attuale non è più quella immaginata tempo addietro. E poi c’è la donna Cougar, che si rivolge al toy boy “perché mai vorrei trovarmi con un 45enne pronto a lagnarsi e a scaricare su di me i suoi problemi lavorativi e familiari”. L’intervista che segue, realizzata con l’autore, è il tentativo di capire cosa è successo e cosa sta succedendo al mondo maschile, cercando infine di ipotizzare possibili soluzioni e di trovare risposte agli interrogativi del libro. Il tema è centrale e la domanda non lascia margini per risposte generiche: ma il suo ragionamento da dove parte? Da lontano, da un viaggio di almeno quindici anni: c’è stato un periodo della mia vita in cui ho fatto fatica a trovare un amico, anche semplicemente per parlare di calcio o di donne. Poi, ragionandoci a lungo, ho capito che eravamo di fronte ad un problema: l’assenza dell’uomo. Se fossi un lettore vorrei poter avere subito la risposta: dove sono oggi gli uomini? Sono dietro le scrivanie negli uffici, sono nella sterminata realtà virtuale e sono, anche se è un po’ triste immaginarla così, laddove vive l’amore mercenario, e parlo di ragazzi/uomini la cui età va dai 20 ai 40 anni. Per parlare di uomini, ha chiesto alle donne: quali sono i loro profili? Persone normali: mamme di famiglie e single, donne in carriera e commesse, professoresse universitarie e ragazze che stanno dietro ad un bancone in una ferramenta: insomma, il mondo che ci sta intorno. Lei scrive: “Le donne le vedi dappertutto: affollano i corsi di vela, ma anche quelli di free climbing, cucina, yoga, gli studi degli psicoanalisti, le librerie, i cinema, le officine e i negozi di bricolage”. Donne che rischiano, che si mettono in gioco. Esattamente: le donne non hanno paura di cambiare o di andare incontro al cambiamento, di sbagliare e di fallire. Negli anni scorsi, hanno fatto le loro battaglie, vincendole e/o perdendole: ma sono vive, le vedi, le senti. Mentre gli uomini? Sono nei posti cui accennavamo prima: impauriti, svuotati dai ruoli del passato, sempre più incapaci di parlare, confidarsi, aprirsi, di ammettere il problema. Siamo di fronte ad una questione maschile? Magari lo fossimo! Il problema è questo: non c'e nemmeno ancora la domanda, che è un po’ come ammettere che ci possa essere il problema. Se si ammettesse l’esistenza della domanda, si potrebbe almeno cominciare a ragionare sulla risposta. Mettersi in discussione significa poter e dover cambiare, dunque fare molta fatica. Nelle presentazioni in giro per l’Italia sta avendo l’opportunità di registrare le reazioni dei due sessi? Sì, certo. Solo un’esigua minoranza degli uomini ammette l’esistenza del problema: il resto nega tutto con forza, mettendo in discussione il tema e il libro, anche senza averlo letto. Le donne, invece, stanno accogliendo con favore il ragionamento, perché sanno bene qual è la situazione: molte mi confidano di conoscere il problema da anni. Spazio ad una testimonianza: “Verso la fine della storia con Roberto pensavo: bisognerebbe avere molti uomini, uno per ogni cosa. Mi vergognavo di questo. Era contro la logica femminile dell’amore. Soprattutto contro quella del sacrificio, che ci inculcano da piccole. Ma è vero. Un uomo solo non basta, e incontrare uno con cui vivere tutte le esperienze più importanti è un miraggio”. Sono righe che mettono, sia l’uomo che la donna, con le spalle al muro. C’è una doppia chiave di lettura: la prima è che l’uomo è incapace di incarnare più ruoli, cioè di vivere una relazione completa: marito o compagno, papà, ma anche amante, confidente, amico di avventure; dall’altra c’è da notare che la donna si è evoluta enormemente nell’ultimo ventennio, assumendo di fatto anche comportamenti spregiudicati. L’uomo non ne esce bene quando lei scrive che “non sarà facile vivere nei prossimi dieci o vent’anni. Se poi non sei una donna, sarà un’impresa titanica”. Le donne hanno dimostrato di essere le più propense al cambiamento e, quindi, per loro sarà più facile adeguarsi al mondo che sta cambiando. Il sistema sociale/economico/lavorativo nel quale viviamo, sta crollando, non è più quello dove hanno vissuto i nostri genitori: c’è e ci sarà bisogno sempre di più di predisposizione al cambiamento. Questo libro avrà raggiunto il suo obiettivo se… “C’è un dibattito intorno a queste pagine: lo vedo dai forum, dalle discussioni che ne stanno scaturendo. Il libro è solo un punto di partenza, come se fossimo alla prefazione: è ancora tutto da scrivere. Qui non siamo in un processo, non si cercano i responsabili, non ci saranno condanne. Anzi, questo è un tavolo aperto, dove tutti sono invitati a sedersi e a portare il loro contributo: le donne sono sedute da tempo, ora aspettiamo gli uomini”. LEGGI LA RECENSIONE DEL LIBRO

Commenti

Ma gli uomini e le donne omosessuali in tutto questo discorso come si inseriscono? Sinceramente se ne può più di questa vecchia mentalità italiana da: "maschi contro femmine". Siamo tutti prima di tutto individui, persone, non un "genere". Queste generalizzazione vanno bene per gli oroscopi.
Maria, 27-03-2013 12:27
Maria, hai ragione. in tante interviste l'ho detto, qui non è venuto fuori. I maschi gay sono certamente in un'altra condizione. Hanno le tre caratteristiche che ai maschi etero mancano: dialogano tra di loro, orizzontalmente; dialogano con le donne, molto e approfonditamente; sono pieni di slancio, si buttano, intraprendono, fanno rete. E' un'ulteriore dimostrazione della crisi degli etero. Per le donne le cose sono più articolate. Nel libro ne parlo.
simone perotti, 27-03-2013 05:27
Sono d'accordo in un punto: le donne, pur lamentandosi più degli uomini, sono più veloci nel adattarsi alle nuove situazioni di downshifting e sbattono i piedi per terra maggiormente per ottenere ciò che vogliono. Per quanto riguarda alla domanda perché molte donne sono da sole, c'è più di una risposta e non risparmia neanche la responsabilità alle stesse. In Italia vige ancora una forte cultura matriarcale, il problema parte dall'infanzia negli uomini cresciuti nelle culture matriarcali ed a peggiorare le cose c'é la cultura del figlio unico magari avuto over quaranta. In generale lo ritengo un argomento futile ma preso nello specifico può essere un serio discorso etico e culturale da affrontare a dirittura a livello giuridico.
Armando Addati, 27-03-2013 08:27
Il problema è l'autocastrazione del maschio. A causa del "progresso" ci hanno/ci siamo imposti caratteristiche che sono proprie del sesso femminile: la comprensione, l'empatia, l'esternazione dei sentimenti. Tutte queste cose non appartengono al sesso maschile, di contro le sue principali caratteristiche sono state uccise prima dalla legge e poi dalla società. Cosicché il maschio moderno non può più essere se stesso e questo genera ovviamente insoddisfazione e depressione. Dobbiamo ridare a cesare ciò che è di cesare. Il maschio deve poter sfogare la propria natura ed in questa società gli è impedito, cosicché si generano 2 tipi di maschi: quelli più remissivi, diventeranno introversi e si chiuderanno sempre di più a riccio, gli altri diventeranno violenti e sfogheranno le proprio frustrazioni prima sulle persone vicine e poi sulla comunità. Quanto ai gay, proprio a conseguenza di quanto sopra esposto, esser gay oggi è il modello vincente. Il problema è per chi non lo è....
Ferdy, 28-03-2013 10:28
E' così Kvas. Solo che di fronte a una situazione simile, le donne allevate ed educate ad essere sottomesse, ignoranti, prone, all'inizio del secolo scorso e poi negli anni '60 si sono comunque sollevate, hanno alzato il mento dal petto, hanno urlato a squarciagola, e ancora lo fanno, pur di essere ascoltate. noi dovremmo fare altrettanto. Ma vedo solo silenzio intorno. Tra poco sul Fatto Quotidiano c'è mio articolo su questo. ciao!
simone perotti, 28-03-2013 01:28
Si sta parlando di differenze di genere dopo anni di martellamento mediatico in cui si è affermato che le differenze di genere non esistono? Forse vi siete persi gli ultimi 40 anni... senza nemmeno considerare le innumerevoli relazioni di uomini Italiani con donne straniere... e non parlo di gente facoltosa, ma di persone comuni che scelgono di condividere la loro vita... questo dato dovrebbe far riflettere le donne così impegnate a far altro....
Maurizio, 29-03-2013 10:29
@Maurizio: Ciò di cui parli è l'esatta conseguenza di quello che ho detto io prima. Si sceglie di relazionarsi in una realtà in cui il ruolo del maschio è ancora riconosciuto come tale. Sempre che poi sia in grado di sostenerlo
Ferdy, 29-03-2013 02:29
Credevo di comprendere e di approvare abbastanza la questione, intendo così come la vedo posta nell'articolo e come dunque suppongo sia posta nel libro, finché non ho letto i commenti sottostanti... che mi pare finiscano per basare i problemi odierni del genere maschile sul rapporto con quello femminile, e quindi per dividere nettamente l'identità e universo maschile in base all'orientamento sessuale. Il che implicherebbe l'esistenza fattuale di 4 generi anziché 2, riducendo il problema dell'identità e della sociabilità alle valenze della sessualità.
Enzo C., 31-03-2013 07:31
Bla bla bla. La ragione è nel cervello! Sveglia! http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2013/04/18/uomini-comprendono-donne-arriva-conferma-scienza_8574714.html
Silver Silvan, 19-04-2013 08:19
Silver Silvan, c'è una metanalisi in proposito, uno studio solo non basta. La differenza dei cervelli tra uomini e donne dipende molto dal fenotipo. Probabilmente l'unica caratteristica dovuta al genere è la maggior presenza di mielina nelle donne e maggiori scambio e cooperazione tra i due emisferi anche se ci sono dubbi se anche quello non derivi, appunto, dall'educazione. I ricercatori che sostenevano le differenze fisiologiche tra i cervelli dei due generi sono stati sottoposti a un test: dovevano riconoscere il sesso osservando dei cervelli in formalina. Non ci sono riusciti. Troppo facile pensare che il problema sia neurologico, la questione è sociale! Lo dimostra anche il fatto che la generazione maschile dei 25-30enni non se la cava male
Silvia, 07-05-2013 07:07
Maurizio..domme impegnate a far "altro" da cosa? Dall'attaccare alla tetta e pulire il sederino a maschi adulti? Il pronlema è proprio questo, le donne stanno svezzando i maschi e loro non vogliono crescere o diventare autonomi (non tutti ovviamente, esiste gente attiva e dignitosa). Parti dal concetto che la donna esiste per stare al servizio dell'uomo. Ma così si danneggiano entrambe le parti: la donna non riesce a fiorire e l'uomo neanche. Prma di essere donne o uomini, siamo innanzitutto persone, dovremmo crescere, migliorarci, contribuire al benessere proprio e della società. Ma vi svegliate o no? Il latte è finto!
Silvia, 07-05-2013 07:07
Sempre per Maurizio: non si parla di differenze di genere GENETICHE ma di differenze derivate dalle dinamiche sociali, ossia, evidenze. Così come esistono differenze di comportamento tra la generazione dei nostri nonni e la nostra.
Silvia, 07-05-2013 07:07
Libro ridicolo e presuntuoso scritto da chi vive in barca a vela completamente fuori dalla realtà. Le donne italiane annoiate e schizzinose si sentono sole perché non valgono niente. Questa è l'unica realtà. Non vivrei con nessuna di quelle donne annoiate e morte dentro che ha raccontato la sua (penosa) esistenza su questo ridicolo libro. L'autore capisce almeno che sta fuori dalla realtà ? perché non va a farsi un giro all'estero piuttosto ?
Andrea, 17-08-2013 02:17
Andrea, dalla tua aggressività direi che tutto è confermato. Grazie dello spot. ciao.
simone perotti, 26-08-2013 02:26
C'è sempre un concorso di colpa in ogni malessere sociale. E' un circolo vizioso, peggiori sono gli uomini peggiori sono le donne. Il problema ormai è endemico, in tutto "l'occidente" e, in particolare, in questo paese fallito, sotto tutti i punti di vista. Nella sua aggressività Andrea ha comunque ragione, fatevi un giro all'ESTero è noterete la differenza. Uomini e Donne con la maiuscola.
Ferdy, 27-08-2013 09:27
All'estero le donne sono meno nevrotiche perché gli uomini hanno saputo imparare dalla loro evoluzione anziché sbroccare o chiudersi in sé stessi; a parte poi che "all'estero" vuol dire tutto e niente, perché il Nord Europa non è nemmeno l'Europa dell'Est, figuriamoci gli Stati Uniti o l'Australia, per non dire l'India o altro. L'inghippo però credo sia anche nel punto di partenza che Simone menziona nell'intervista: la ricerca di amici necessariamente maschi, ma perché? E' così difficile rapportarsi alla pari con amiche donne? Che oggigiorno sono anche spesso appassionate di calcio, io ho una vicina di casa che lo è ma lo sono in media anche il 35-40% delle mie colleghe di lavoro. Mentre io ad esempio disdegno il calcio, come non pochi tra i conoscenti uomini che ho incontrato. Insomma non possiamo più attribuire l'incomunicabilità alla mancata elaborazione delle differenze, qui è questione che i pregiudizi anziché venire superati si sono trasformati in paranoia.
Enzo C., 27-08-2013 11:27
Infatti io ho scritto EST-ero. I maschi DEVONO avere amici maschi, così si cresce come maschi e non come ibridi. Alle donne piace il calcio? bhé, diretta conseguenza di quanto fin qui esposto, poi non lamentiamoci se abbiamo a che fare con degli scaldabagni grezzi come degli scaricatori di porto. LE differenze esistono per delle ragioni, è necessario mantenerle, altrimenti si perde il proprio ruolo e si generano conseguenze nefaste come quelle a cui assistiamo ormai da più di 20 anni in questo paese.
Ferdy, 28-08-2013 09:28
Ho letto il libro e non condivido: mi sembra che le donne italiane al contrario abbiano molta difficoltà a stare in società, i maschi fanno amicizia e loro la fingono solo e poi si accoltellano alle spalle, i maschi giocano a calcio e corrono e loro in casa inviperite perchè non sanno cosa fare. Nel libro si dice che non trovano gli uomini, in realtà su 50 uomini liberi 49 non aggradano alla donna media italiana. Mi piacerebbe che fossero più libere e disincantate come nel libro, invece purtroppo le trovo frustrate e inappagate. E a quanto mi risulta fanno anche poco sesso.
LELEMANU, 30-01-2014 10:30

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