Community Education, la comunità che educa

La Community Education è la comunità che educa e che mira, insieme alle organizzazioni affiliate, a risvegliare, promuovere e sostenere la vita delle comunità.

Community Education, la comunità che educa
La Community Education è un progetto che ha covato nel mio animo per sedici lunghi anni, da quando diciannovenne mi iscrissi al corso per diventare maestro del metodo Waldorf. A quell’epoca la Community Education non aveva né forma né contenuto, non aveva nemmeno questo nome, era un anelito invisibile animato da un sentimento fortissimo. Non sapevo che avrei dovuto faticare molto, percorrere tanti chilometri, leggere centinaia di libri, andare a 'bottega' da maestre e maestri straordinari, conoscere presunti insegnanti che sarebbe stato meglio se avessero fatto altro, commettere un’infinità di errori, affrontare tante delusioni, raccogliere i 'cocci' dei fallimenti, scontrarmi con i miei ed altrui dogmatismi, costruire certezze per poi doverle smontare per poter continuare a vivere non rinchiudendomi nella sopravvivenza di finte verità. Devo ammettere però che se anche me lo avessero detto, se mi avessero avvertito che sarebbe stata così dura, non gli avrei dato retta perché l’arroganza e la presunzione fanno brutti scherzi e rendono l’anima apparentemente forte ma ostinata, dura, cieca e sorda. L’estate del 2011, quando ero assolutamente certo che non avrei più insegnato in una classe, quando mi ero ormai convinto che stare dentro una scuola fosse per me la cosa più sbagliata da fare ecco riscoprirmi cofondatore proprio di una scuola!!! Già nella fase di progettazione rividi comparire la paura di essere fagocitato dall’esperienza, di non riuscire a portare avanti gli altri progetti come quello della consulenza pedagogica, della formazione, della divulgazione, delle sinergie con arcipelago SCEC e Noinet, progetti iniziati a cui non volevo e potevo rinunciare. Il pericolo che fosse la mia vita familiare a farne nuovamente le spese era davvero molto grande. Cosa mi ha fatto cambiare idea? La chiarezza. La semplicità. La rilassatezza. La tranquillità. L’informalità. La dedizione. La generosità. La condivisione. La spontaneità. Per la prima volta non ho dovuto e voluto esagerare con le aspettative, non ho nascosto i miei bisogni personali, affettivi e lavorativi. Non mi hanno chiesto professioni di fede, non ci sono state promesse di amore (finto) eterno. Non ci sono state forzature, ognuno ha liberamente offerto il proprio tempo nella misura che non avrebbe inciso negativamente sulla propria vita personale. Non c’è stata la necessità di parlare la stessa lingua, di avere delle basi comuni se non quella dell’universalmente umano. La Community Education è la mia rosa e per quanto inebriato dal suo profumo riconosco anche le sue spine, ma non mi fanno paura, esse sono lì a difendere l’esperienza dai dogmatismi e dal dover essere, dall’appartenere ad un ideale che soffoca il reale. Dal primo giorno che ho cominciato a insegnare ho riconosciuto che la vera bellezza, con tutte le sue fatiche e difficoltà, è stare con i bambini! Perché è grazie a loro che quotidianamente devo fare un lavoro su me stesso e riconoscere che la strada la percorrere è ancora estremamente lunga! Oggi insegno in maniera completamente diversa da quando ho cominciato. Ricordo che passavo ore a prepararmi le lezioni e rammento perfettamente quanta ansia, frenesia, a volte nervosismo accompagnavano quelle operose mattine. Oggi vado molto più lento, ho meno fretta e anche meno paura. Ho più fiducia in me stesso e più fiducia nei bambini, faccio meno io e lascio più spazio a loro. Non credo che oggi sia necessariamente meglio di 10 anni fa, è diverso perché tutto da allora è cambiato e semplicemente oggi sento che il gesto che mi viene più naturale è quello dell’accompagnare. In passato ho sempre forzato, non che oggi non senta ancora a volte quell’impulso ma noto che lo riesco a riconoscere e a fermarmi in tempo. L’avevo detto spesso, se fossi tornato ad insegnare alle elementari avrei lasciato bambini giocare di più, gli avrei fatto fare più arte e li avrei accompagnati in molti più luoghi. Non avrei avuto paura delle istituzioni, degli esami, perché avrei avuto più fiducia in loro e meno ansia di non essere all’altezza del compito, di fallire, di essere bocciato. Il lavoro di autoeducazione mi ha aiutato a liberarmi di un grosso peso: il bisogno di approvazione. Il rapporto maestro – alunno se vissuto come un incontro sacro tra anime non può fallire. Le istituzioni crollano, si chiamino scuola statale, alternativa, steineriana, libertaria o Community Education. Quello che mi preme è continuare la mia ricerca per un insegnamento che bocci le sovrastrutture, i tecnicismi, la burocrazia, i manierismi, le doverizzazioni, gli idealismi e promuova i talenti, la creatività, le individualità e soprattutto promuova gli essere umani. Oggi la Community Education può contare sul lavoro di tantissime persone, Mirko, Roberta, Alessandro, Valentina, Eugenio, Ivana, Giovanni, Elettra, Maria, Sabrina, Selvaggia, Luca e tanti altri … un piccolo seme che custodisce in sé un grande albero.

Commenti

Apprezzo particolarmente quando si ammette che qualunque istituzione, ridotta a struttura vuota, può pervertirsi. Oggigiorno "comunità" è diventata una parola tacciata, sporca, riservata, fra i vapori di un'ipocrisia dolciastra, a chi non ce la fa, una sorta di seconda scelta rispetto all'individualismo canonico delle zanne e degli unghioni
Marco, 15-11-2012 02:15

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