Crisi economica e consumo dei cibi. Che fine fa la buona tavola?

In tempi di crisi economica aumentano i consumi di prodotti confezionati perché si preferisce passare più tempo lavorando che ai fornelli. L’Italia crede ancora nella convivialità del cibo e nella buona tavola?

Crisi economica e consumo dei cibi. Che fine fa la buona tavola?
In tempi di crisi economica i desideri di una vita più serena e di un benessere aumentano, sarà forse per allontanare le preoccupazioni economiche o per scongiurare lo stress del solito tran tran quotidiano, in cui alla fine si finisce per rimanere incastrati. E magari nella convinzione che la Fretta sia la miglior consigliera, si finisce anche per adottare comportamenti tutt’altro che slow abbandonando le vecchie e sane abitudini. Alcuni ad esempio finiscono per trascorrere la pausa pranzo sul tavolo da lavoro, magari scorrendo l’unico menù disponibile. Quello sullo schermo del pc. E nonostante il parere contrario di psicologi e nutrizionisti, i dati (Nielsen) sull’andamento delle vendite dei prodotti di largo consumo, evidenziano che ai cittadini italiani, e soprattutto ai single, non piace tanto passare il tempo ai fornelli quanto dare spazio ad amici e familiari, ma soprattutto al lavoro. Ecco perché il carrello della spesa si riempie di confezioni di cibo già pronto o "pulito". Secondo i dati Nielsen, le preferenze dei consumatori sono rivolte soprattutto al prosciutto cotto già affettato (+10,6%), ai formaggi già grattugiati (+10,4%) e alla verdura lavata e tagliata (+6,2%). Questo dato è confermato anche per i prodotti bio confezionati il cui consumo, nei primi 4 mesi del 2011, è cresciuto del 11,5% (Ismea). Mentre in Italia si affermano nuovi segmenti di mercato sotto la spinta di nuove richieste dei consumatori che guardano di più alla comodità e alla qualità degli alimenti, oltreoceano ci si interroga sul crescente successo del modello “hamburger, patatine fritte e bibita gassata” che è stato lanciato ormai da anni dalle più grandi catene di fast food. Sulle pagine del New York Times è intervenuto anche uno dei più bravi chef americani, il signor Bittman, che sostiene che a determinare il successo del pacchetto “cheeseburger e patatine” concorra il fattore comodità, oltre alle note logiche culturali e al prezzo conveniente. Il cibo fast del resto è pronto da mordere, è poi condito con efficace sapidità, ma soprattutto fa risparmiare tempo. E se è vero che il tempo è denaro, ecco che la scelta appare vantaggiosa. Ma nulla di tutto ciò è paragonabile alla cultura alimentare italiana e mediterranea. Al di là dell’aumento delle vendite dei prodotti confezionati, gli italiani restano pur sempre legati al senso della convivialità del cibo e alla buona tavola. E chissà se in tempi di crisi economica non sia più conveniente, da tanti punti di vista - sociali, economici e ambientali – alternarsi ai fornelli organizzando più pranzi e cene in buona compagnia. Un modo unico per allietare il palato e generare anche buon umore. Magari facendo attenzione a non sedersi a tavola 'in compagnia della Fretta'.

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