Animalismo e doppio pensiero orwelliano

Dall'antropocentrismo all'antispecismo, dal veganesimo alla cultura della carne. Il rapporto dell'uomo con gli altri animali è spesso caratterizzato da profonde contraddizioni: come può un 'amante degli animali' essere allo stesso tempo un mangiatore di carne?

Animalismo e doppio pensiero orwelliano
Che l'Occidente sia antropocentrico non vi è dubbio alcuno. L'antropocentrismo è una forma di pensiero che si ripercuote nella realtà determinando un'incessante recinzione e cementificazione della Natura, con l'obiettivo di creare habitat artificiali prevalentemente umani: la prima forma di Matrix in cui viviamo è la città. Tuttavia rimane il fatto che l'uomo, volente o nolente, deve convivere con altre creature che popolano il pianeta e, che ci piaccia o no, la Terra non è solo degli uomini, e guai se non fosse così, pena l'estinzione! Se da un lato il concetto di antispecismo risulta molto arduo da definire - data la complessa struttura dell'ecosistema in cui siamo immersi, ideologia in cui coesistono ambigui controsensi, paradossi e circoli viziosi dovuti alle molte sfaccettature che caratterizzano e regolano i rapporti tra gli esseri viventi - allo stesso tempo va detto che anche il concetto di 'specismo' risulta molto vago, proprio per il fatto che nonostante a livello ideologico l'Occidente sia (almeno così sbandierano i media) human-right-oriented o antropocentrico, in pratica è impossibile dividere l'uomo dall'ecosistema, in quanto nella realtà condividiamo il pianeta con altre specie dai tempi dei tempi, con le quali interagiamo quotidianamente da sempre. È inoltre difficile valutare se un uomo ha di fatto sempre e comunque più diritti degli animali: che dire dei civili bombardati nelle guerre umane? Sostenere che per istinto si pensi prima ai propri simili risulta molto elusivo e superficiale, poiché l'uomo è capace di orribili mattanze anche nei confronti dei suoi stessi simili, e viceversa non mancano esempi stupefacenti di uomini e animali che salvano individui di altre specie, rischiando sovente le proprie vite. Per fare un esempio, si pensi alle migliaia di mummie di gatti ritrovate nelle tombe dell'antico Egitto, indice che quest'animale, per i nostri antenati egiziani, era degno di una sepoltura faraonica mentre agli schiavi umani non era riservato lo stesso 'nobile' trattamento. In breve, non esiste una sfera umana completamente emancipata dal resto della Natura se non a livello teorico, perché nella pratica siamo e restiamo creature biotiche, e la cultura è influenzata da fenomeni sia di antropomorfismo che di cosmomorfismo, determinando una continua interazione tra uomo e cosmo: da tali interazioni extra-specie nascono spesso arcaici e profondi rapporti di rispetto e di pura amicizia, anche quando l'umano non si definisce animalista o ecologista. L'antropocentrismo è dunque una forma di pensiero artificiosa, un falso feticcio, e lo specismo risulta essere un'ideologia alquanto bizzarra. Abbiamo dunque due ideologie profondamente diverse, che risultano avere anche approcci opposti nel loro relazionarsi alla vita in senso lato. Entrambe sono intrappolate nelle folli regole della biosfera, maestoso essere vivente che si nutre di se stesso. I vegani più intransigenti, con passo felpato ed estatica visione, cercano di far sì che il mondo animale si gestisca da sé, tentando di limitare al massimo i danni nei confronti dell'ecosistema. Talora alcuni provano a 'veganizzare' il più possibile il mondo circostante, ad esempio 'costringendo' il proprio animale domestico a seguire una dieta a base vegetale, allo scopo di rendere la vita a tutti un po' più lieve. Sembrerebbe una forzatura a prima vista, dato che il senso comune ci sussurra che non si può obbligare qualcun altro a vivere secondo un'ideologia non scelta, ma anche questo pensiero è contraddittorio, perché anche il nutrirsi di carne, ad esempio, è de facto un fattore culturale obbligato sin dalla tenera età: il bambino non 'sceglie' di nutrirsi di maiale o di parlare italiano anziché l'esperanto, e il cane non sceglie di vivere in un recinto o di mangiare crocchette industriali, siano esse vegetali o di vacca. Dall'altro lato, lo 'specista' che si nutre di carne e crede sia naturale ogni intervento umano nei confronti dell'ambiente per il benessere della propria specie, solo apparentemente sembra risultare coerente alla propria ideologia di fondo, quella antropocentrica per l'appunto, ma in realtà la sua abitudine detrae cibo ai suoi stessi simili a causa di semplici regole biologiche che vogliono che una vacca consumi quantità industriali di foraggio e di acqua che potrebbero essere utilizzati direttamente dagli umani, senza usare il corpo dell'animale come intermediario, determinando una contraddizione in termini a causa della 'fame' del famoso Terzo Mondo. Sostengono gli apologetici seguaci della 'cultura della carne', che loro seguono semplicemente il flusso della catena alimentare che vuole che siamo tutti cibo, fui quod es, eris quod sum; anche se questa mentalità, più che un'ideologia vera e propria, sembra un escamotage, una via di fuga attraverso un approccio relativista che in fondo giustifica qualsiasi cosa. Ma che dire di coloro che affermano di amare gli animali pur alimentando l'industria della carne? Come spiegare i comportamenti di coloro che si emozionano dinanzi ad un pulcino o ad un vitello, ma se ne nutrono? Perché molte persone si prendono cura di animali domestici nelle proprie abitazioni da un lato, e dall'altro vestono il cappotto con il futile colletto di pelliccia di cane (scuoiato vivo) per moda? E come si spiega inoltre che molti mangiatori di carne non riescano a fare una semplice connessione tra la bistecca sul piatto e il mattatoio, tanto che impallidiscono dinanzi alle cruenti immagini della macellazione? Non sono questi comportamenti aberrazioni del cosiddetto mondo civilizzato? Coloro che si pongono il problema del maltrattamento degli animali, siano essi animalisti o 'persone normali', notano tali controsensi: alcuni giustificano il tutto, altri trovano la propria soluzione nel veg(etari)anismo. Naturalmente gli studiosi del rapporto uomo-natura, e quindi uomo-animale, hanno tutti affrontato l'enigma. Gli 'onnivori' più convinti rompono il nodo gordiano definendo lo sfruttamento animale e il mangiar carne 'necessità', cosa ovviamente molto discutibile. Tra gli antispecisti le spiegazioni date passano da un estremo all'altro. I più moderati, come Peter Singer o Paul Waldau, ci dicono che si tratta di semplice abitudine culturale. Più estreme le posizioni di attivisti come Gary Yourofsky che ci parla di tossicodipendenza (indotta) da carne, mentre Gary Francione definisce il controsenso come 'schizofrenia'. In psicologia questo stato cognitivo viene chiamato dissonanza cognitiva, concetto introdotto da Leon Festinger nel 1957. Attraverso questa teoria lo studioso descrive le incoerenze logiche dell'uomo quando convivono in lui due idee completamente opposte, ma date entrambe come valide. Questa è un vero e proprio 'mentire a se stessi' che porta le persone, pur di non mutare le proprie convinzioni, a trovare giustificazioni assolutamente in contrasto con l'evidenza dei fatti. George Orwell, nel suo celebre 1984, definì questo fenomeno come doppio pensiero (doublethink): si prenda ad esempio chi crede che si faccia la 'guerra' per portare la 'pace'. Nel caso in cui l'evidenza risulti innegabile, quelli che non vogliono rinunciare alla propria credenza tendono a piegare la novità alla propria forma mentis come modello intoccabile per dar senso al nuovo: da qui i mangiatori di carne ma 'amanti degli animali' chiamano in causa gli uomini primitivi, le tradizioni, i 'canini' o la catena alimentare per giustificare la propria dissonanza. Ovviamente i consumatori di carne che si definiscono 'animalisti' sono in piena dissonanza, specie quando, pur sapendo che questo alimento è superfluo nella dieta umana, sostengono di 'amare gli animali'. Anche la filosofia vegana non è esente da paradossi, come quando ad esempio si nutre un animale carnivoro, ma è condannabile tale 'contraddizione' (falsus in uno (ergo) falsus in omnibus?) o bisogna comunque apprezzare l'operato di chi almeno prova ad ammortizzare la sofferenza altrui con piena coscienza?

Commenti

Molto ma molto interessante, mi piacerebbe leggere qualche libro che approfondisce il discorso sull'antispecismo, qualche consiglio? bellissimo articolo grazie
Giovanni, 20-02-2012 08:20
Di articoli come questi se ne dovrebbero leggere sulle testate dei più famosi quotidiani, li dovrebbero leggere tutti e dovrebbero servire da ispirazione a registi, poeti e letterati. Mi guardo intorno e vedo solo miseria ed ignoranza, ma la cosa che mi fa più incazzare è l'indifferenza e l'isolamento degli individui. I media ci tengono lontani e ci portano a diffidare gli uni dagli altri, ci informano per isolarci. Reprimono la rivoluzione, soffocano la nostra sensibilità ed uccidono la "cultura", quella vera, che ci insegna a rispettare tutti gli esseri viventi, che ha degli ideali nobili e che usa il cervello ma che sopratutto sa capire cosa è bene e cosa è male. Cosa va mangiato e cosa non va mangiato, cosa va fatto e cosa non va fatto...ci vorrebbe una dittatura di quelle buone però, fatta da persone sensibili...da animalisti da gente che conduca quelle persone che non sono in grado di prendere delle scelte giuste. Per fare ciò bisogna distruggere questa economia capitalista, bisogna boigottare le banche, bisogna fare una vera RIVOLUZIONEEEEEEEEEEEE....la rivoluzione ANTI-SPECISTA
Fausto, 20-02-2012 08:20
Potrei esprime i pensieri miei. ma presumo che non farei altro che copiare involontariamente pensieri di altre persondo degne di rispetto più di me Verrà un tempo in cui considereremo l'uccisione di un animale con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo. - Leonardo da Vinci E' bello sedersi a tavola senza doversi preoccupare di che cosa è morto il nostro cibo. - J.H. Kellogg E' tutto collegato. Quello che accade ora agli animali, succederà in seguito all'uomo. - Indira Gandhi Un asiatico adulto consuma 130- 180 chilogrammi di cereali nell'arco di un anno, mentre un americano di classe media ne consuma più di una tonnellata, di cui l'80 per cento attraverso il consumo di carni di animali alimentati con i cereali. - Jeremy Rifkin, Ecocidio
giuseppe, 21-02-2012 07:21
Sono d'accordo su quasi tutto. Gli animali domestici non possono essere vegani e chi li costringe a mangiare veg è un irresponsabile. Forse non è naturale per un gatto vivere in casa ma molte volte è lui che decide di farlo, trova una condizione di vita piacevole e sceglie di manternerla. Tuttavia non sceglierebbe mai di mangiare cibo vegetale, ecco perchè a mio giudizio non si possono alimentare gli animali domestici con cibo veg.
Ilaria, 21-02-2012 11:21
articolo interessante! Non per fare polemica, ma pure i vegetariani (almeno quelli che dicono d amare gli animali) sono un po' in dissonanza cognitiva dato che per la produzione dei derivati comunque gli animali vengono sfruttati e macellati. A parte questo, volevo dire ad Ilaria che l'atto stesso che prevede l'alimentare un animale, come dici tu, e' di per se' innaturale. Voglio dire, tu sostieni che il gatto 'scieglie' liberamente di venire a vivere in una casa e che non sceglierebbe mai di mangiare vegetali, giusto? Ma nel momento in cui tu lo alimenti, sei tu che stai scegliendo per lui (e come si fa a parlare di 'scelta del gatto' in questo caso?), quindi se gli dai a mangiare crocchette vegetali che hanno tutti i nutrienti che a lui servono, personalmente non ci vedo nulla di male. Ora, non so come funziona per i gatti perche' non ne ho esperienza diretta, anche se conosco gente che li nutre vegan, ma posso dirti che i miei cani li ho sempre nutriti con crocchette vegetali e sono in piena salute, quindi non vedo dov'e' il contro senso, dato che i cani sono 'onnivori' e vivono benissimo anche mangiando solo cibo vegetale, e visto inoltre che nel momento in cui sono io a 'scegliere' per loro (quindi rientramo gia' nella 'artificialita'') posso benissimo decidere di dar loro quel che per me e' piu' etico e giusto, non trovi?
veganforver, 21-02-2012 05:21
Grazie per questo articolo, i ragionamenti filano lisci, lo voglio far leggere a tutti i carnivori che mi circondano. Anch'io mi trovo sola nella mia scelta vegetariana quasi vegan. Per fortuna qui trovo sostegno e voglia di continuare. Grazie
Marta, 22-02-2012 11:22
mangio pochissima carne,molto ma molto raramente perchè non ne sento necessità. sono d'accordo sull'antispecismo e sul fatto che tutti gli esseri viventi sono uguali. ma il fatto della dissonanza del pensiero non mi convince. sono una fautrice della "giustificazione" della catena alimentare, che va avanti da sempre. sono contro gli allevamenti intensivi e allo sfruttamento animale. ma un pezzo di carne ogni tanto qualsiasi animale definito onnivoro lo mangia. qualcuno ha da obiettarmi qualcosa? lo ascolto .
serena, 22-04-2012 05:22
Ciao Serena. Hai detto bene, qualsiasi "animale definito onnivoro mangia la carne". Definito tale da chi? Dall'uomo. Il fatto e' che, secondo la definizione umana di "onnivoro" gli onnivori propriamente detti sono quegli animali che possono nutrirsi indistintamente O di carne (cruda) O di vegetali, e la cosa non incide minimamente sulla loro longevita'. L'uomo, secondo questa definizione, non e' classificabile tra gli onnivori. L'uomo accede alla carne SOLO attraverso l'uso di tecnologie evolute (quindi grazie all'uso dell'intelligenza) che lo trasforma in un "cyborg-onnivoro", ovvero e' l'intelligenza che gli permette di accedere ANCHE alla carne (ben selezionata, pulita e cotta). Il nostro corpo, a livello biologico, non e' strutturato per uccidere e mangiare animali morti crudi senza l'utilizzo della tecnica (o lo puoi fare, nessuno te lo vieta, ma credo sia veramente disgustoso mangiare un coniglio o un pollo crudo per un uomo). I dati scientifici a tal proposito sono chiarissimi. Ad esempio, i popoli che si nutrono PREVALENTEMENTE di carne cruda (anche se lavorata - come gli Inuit) sono i meno longevi in assoluto sul pianeta, con una media di 25-30 anni, contro una media di 65-70 anni dei popoli che hanno una dieta PREVALENTEMENTE a base vegetale. Inoltre piu' aumenta il consumo di carne piu' la vita si accorcia. Immagina se tu crescessi tuo figlio con una dieta solo carnea, anzi di sola carne CRUDA, cosa accadrebbe? Io credo che non arriverebbe nemmeno ai 10 anni di vita. Al contrario, i bambini cresciuti SOLO con vegetali arrivano tranquillamente a 100 anni (esempio Margherita Hack). Quindi io non credo proprio che l'uomo sia onnivoro, almeno non secondo la definizione classica di "onnivoro". Oggi sempre piu' studiosi, anche grazie alle recenti scoperte sul DNA che vogliono che il nostro sia molto piu' vicino a quello dei grandi primati e non dei maiali, accostano l'uomo ai frugivori. I frugivori si nutrono prevalentmente di frutta e vegetali in generale, e alcuni possono mangiare, in certi periodi quando ad esempio la quantita' di cibo e' inferiore a quelle che sono le loro necessita', piccole quantita' di insetti o piccoli animali come roditori o lucertole, ma la carne e' comunque superflua alla loro dieta quando vi e' abbondanza di vegetali. Sono convinto che in assenza di strumenti (ad esempio su un'isola deserta) per cucinare e pulire un animale morto, tra una gallina cruda e della frutta (ad esmepio cocomeri, banane, noci di cocco, etc.) tu sceglieresti senz'altro la frutta, mentre l'onnivoro sceglierebbe possibilmente in modo indifferenziato, eprche' per istinto mangerebbe tranquillamente ANCHE il pollo crudo. Un altro esempio di definizione fallacie e' quella del cane. Il cane anche e' stato classificato tra i carnivori, eppure i cani possono essere tranquillamente cresciuti con crocchette vegetali (io ne conosco moltissimi cani vegan): quindi il cane mangia o solo vegetali o solo carne senza che la cosa incida sulla sua longevita'. Anche il cane, nonostante sia stato classificato come "carnivoro", in realta' mostra tutte le caratteristiche degli onnivori. Credo personalmente che l'averci classificati come "onnivori" ci abbia portato a giustificare tante pratiche del tutto culturali e non solo, abbia permesso a tante aziende di propinare prodotti assolutamente superflui alla nostra salute.
V for Vegan, 02-05-2012 02:02
Ciao Tony, anch'io ho il tuo stesso problema. Lavoro per una ditta che fa abbiagliamento da caccia. Ho spesso questo dilemma.. dovrei licenziarmi e cercare un'altro lavoro ? quale lavoro è sicuramente lontano dalla violenza verso gli animali? (non voglio con ciò giustificarmi) Io non sono perfetta, penso che mi distruggerei se volessi essere coerente fino in fondo con la scelta vegan. Nel mio piccolo cerco di praticare bene nel mio ambito personale. Se non ci fossero cacciatori il mio datore forse farebbe abbigliamento da trekking... Se tu tony, nella tua pizzeria offri anche scelte vegan hai già fatto un passo molto importante per diffondere questa scelta! Ciao Marta
Marta, 25-06-2012 11:25
Sono un vegano in seria difficoltà. Da qualche anno ho intrapreso questa filosofia di vita. Ma ho un problema:sono il proprietario di una pizzeria.Consumo mozzarelle e insaccati.Sono incoerente? E se anche (con tutte le difficoltà) facessi diventare vegana anche la mia attività avrei risolyo il mio problema ? Chi ,ad esempio ,prendesse il suo stipendio dalla pubblica amministrazione e fosse vegano avrebbe il dovere di chiedersi che quel reddito proviene da una economia che prevede anche i macelli e gli allevamenti intensivi?
tony massaro, 25-06-2012 02:25
quando un giorno fossimo diventati tutti vegetariani,penso che cominceremo a chiederci se le piante,pur nella loro elementare esistenza, non posseggano una qualche,primitiva quanto si vuole,forma di sentimento.Allora dovremo trovare il coraggio di vivere convivendo col senso di colpa di chi si nutre di vegetali.Non riesco a detestare chi si nutre anche di carne:detesto chi prova piacere ad infliggere sofferenza a qualunue forma di vita.
martino, 25-06-2012 03:25
Grazie Marta .la tua risposta mi rincuora non poco.Ma la mia maggiore difficoltà ,adesso, non sta tanto nel proseguire con entusiasmo sulla strada del veganesimo(non potrei mai più tornare indietro) quanto nel decidere sul comportamento da tenere e sulle cose da dire con le persone che mi circondano.Di fronte all'aggressività di molti a volte mi ritrovo a pensare che sia più oppurtuno tacere sulla mia scelta e rinunciare così a quell'opera - che pure ritenevo importante - di "proselitismo".La gente è brava a inserire le sue obbiezioni in quella minuscola e irreparabile fessura che danneggia perennemente i nostri ideali di vita e i nostri tentativi di un etica più evoluta.
tony massaro, 25-06-2012 11:25

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