Al via il Festival della Letteratura di Viaggio, tra parola e arte

Dal 29 settembre al 2 Ottobre si tiene a Roma il Festival della Letteratura di Viaggio. La manifestazione, promossa dalla Società Geografica Italiana e da Federculture, vede la direzione artistica di Stefano Malatesta e di Antonio Politano, curatore del programma, che abbiamo intervistato.

Al via il Festival della Letteratura di Viaggio, tra parola e arte
Villa Celimontana e il Palazzo delle Esposizioni ospiteranno a partire da oggi la quarta edizione del Festival della Letteratura di Viaggio. Quattro giornate ricche di incontri, lezioni, laboratori didattici, proiezioni, mostre che ruotano intorno al viaggio e alla sua narrazione; sono oltre trenta gli eventi e gli appuntamenti previsti in programma. Il Festival mira a raccontare e mostrare le diverse forme di narrazione del viaggio, dei luoghi e delle culture non solamente focalizzandosi sulla letteratura ma aprendosi ad altri ambiti come il giornalismo, il cinema, la televisione, il teatro, la fotografia, la musica. La manifestazione, promossa dalla Società Geografica Italiana e da Federculture, vede la direzione artistica di Stefano Malatesta e di Antonio Politano, curatore del programma. Il Cambiamento ha incontrato quest'ultimo. Da cosa e come nasce l'idea del Festival della Letteratura di Viaggio? L’idea nacque nel 2008 da un grande appassionato di letteratura di viaggio, Claudio Bocci, nonché viaggiatore sulle tracce dei libri letti. Claudio sviluppò l’idea che poi fu portata avanti da Federculture e fu appoggiata dalla Società geografica Italiana. Si decise in quel momento di coinvolgere anche degli specialisti del viaggio, altre persone che si muovono sulle tracce di qualcosa viaggiando; dal quel momento iniziò anche la mia collaborazione. Dalla prima edizione ad oggi come è evoluto il Festival? Cosa ha apportato l'esperienza degli anni precedenti in termini di novità? Dall’anno scorso il Festival ha deciso di sviluppare tematiche specifiche e così mentre la scorsa edizione fu dedicata al tema Verso l’Oriente, Il Levante quest’anno in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia si è pensato al tema Viaggio in Italia, Viaggi degli italiani. Sono stati introdotti laboratori di scrittura e fotografia, lectio magistralis, sezioni per il cinema e la TV. Non trascurabile inoltre è l’avere creato una vera casa del viaggio, in un luogo suggestivo e peculiare per ambientazione quale Villa Celimontana. Il Festival è ricco di eventi, quali sono i momenti salienti del festival del 2011? Quali sono le 3 cose assolutamente da non perdere che sentiresti di suggerire ai lettori de Il Cambiamento? È davvero difficile fare una scelta tra appuntamenti così interessanti e stimolanti. È interessante il confronto sulla maniera di raccontare il mondo tra scrittori italiani e stranieri di nuova generazione, segnalo così l’appuntamento Di soglia in soglia, italiani d’altrove si raccontano che vede la partecipazione della scrittrice somala Cristina Ali Farah e dell’algerino Tahar Lamri e quello Tra Racconto e reportage, una generazione contromano. Oppure l’incontro In Panda & in Topolino con i giornalisti-scrittori-viaggiatori Michele Serra e Paolo Rumiz che racconteranno dei loro viaggi fatti per l’Italia in due epoche e con due auto diverse. Attenzione merita di certo la narrazione di storie di viaggio attraverso le immagini delle due mostre del Palazzo delle esposizioni: Valerio Bispuri con la sua mostra fotografica Encerrados, viaggio nelle carceri sudamericane e l’altra, una mostra collettiva, The Liquid Stage, storie di uomini e acqua. Ma c’è davvero tanto altro, la lista di appuntamenti avvincenti è lunga. Si è parlato sinora del Festival, della sua organizzazione e degli eventi. Che traccia lascia una manifestazione del genere in Antonio? E cosa desidereresti lasciasse nei visitatori, negli altri? La promozione della cultura del viaggio come conoscenza, scoperta, ricerca, movimento. Il viaggio come rispetto di luoghi e di genti ma anche come rispetto reciproco. Spero che tale tipo di incontro con il viaggio, con la casa del viaggio, possa creare coscienza, dialogo e possa predisporre all’ascolto degli altri. Il Festival mira a dare voce; dà voce alla memoria. Vuole anche essere un invito alla tolleranza e all’apertura; penso ad esempio agli appuntamenti Quando gli emigranti eravamo noi o Viaggi, missioni, cooperazioni. Inoltre mi piacerebbe molto se una simile manifestazione trasmettesse agli altri anche l’idea del viaggio come momento del non giudizio; durante il viaggio il giudizio deve essere sospeso. In conclusione, domanda d’obbligo, come uomo ma anche nella veste di giornalista e di fotografo quali sono le tue aspettative di fronte al viaggio? Cosa ti aspetti da un viaggio poco prima di affrontarlo? Da giornalista e da fotografo mi aspetto di riportare a casa delle storie attraverso le parole e le immagini. Come uomo, senza retorica, mi aspetto di vivere la moltiplicazione delle intensità legata ai rapporti, agli incontri, alle emozioni, all’esplorazione della bellezza del mondo, ai suoi drammi. Viaggiando scopriamo di persona e raccontiamo di prima mano. Non ci resta che viaggiare. Il viaggio allarga la mente e la forma, il viaggio è un momento di crescita umana, è una maniera di mettersi in gioco aprendo le porte dell’ignoto e dell’incerto. Il viaggio è sempre un viaggio nel viaggio di noi stessi. “Il turista pensa al ritorno ancora prima di essere partito, il viaggiatore, lui, non sa neppure se ritornerà un giorno” (Il Te nel deserto di B. Bertolucci)

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