Amnesty: «Cop30, ancora una volta preferiti i profitti ai diritti»

«I leader mondiali convenuti alla Cop30 di Belém hanno ancora una volta preferito i profitti ai diritti venendo meno al dovere di avviare un’urgente e necessaria azione unitaria sul clima»: è il commento di Amnesty International riguardo al vertice sul clima che si è concluso in Brasile.

Amnesty: «Cop30, ancora una volta preferiti i profitti ai diritti»

«I leader mondiali convenuti alla Cop30 di Belém hanno ancora una volta preferito i profitti ai diritti venendo meno al dovere di avviare un’urgente e necessaria azione unitaria sul clima»: è il commento di Amnesty International riguardo al vertice sul clima che si è concluso in Brasile.

«L’accordo finale, il Global Mutirão, non è stato all’altezza della promessa che la conferenza mondiale sul clima di quest’anno sarebbe stata “la Cop della verità”. Il documento non fa alcuna menzione dei carburanti fossili, la prima causa del cambiamento climatico, né ribadisce l’impegno preso alla Cop28 di una “uscita dal fossile”, come invece più volte sollecitato da Amnesty International - spiegano dall'organizzazione - Per raggiungere il consenso sul documento finale non è stato inserito alcun piano concreto per uscire dal fossile, porre fine alla deforestazione e aumentare i finanziamenti agli stati a basso reddito per adattarsi alle minacce presenti e future poste dal cambiamento climatico, per fronteggiare le quali occorrerebbero almeno 300 miliardi di dollari all’anno. La presidenza brasiliana della Cop30 aveva promesso che nessuna persona sarebbe stata lasciata indietro e ogni voce sarebbe stata ascoltata. Ha fatto enormi sforzi per garantire una più ampia partecipazione, ma le popolazioni native sono rimaste fuori dal processo decisionale e i negoziati finali si sono svolti a porte chiuse. Al contrario, il numero record di lobbysti del fossile presenti a Belém ha mostrato chi è che ha davvero l’ultima parola».

«La presenza delle attiviste e degli attivisti nativi ha tuttavia consentito di strappare l’impegno a sviluppare un meccanismo per una giusta transizione che coordinerà le azioni per proteggere i diritti delle persone lavoratrici e di altri gruppi e comunità quando si uscirà dal fossile» prosegue Amnesty. 

Leonela Moncayo, una giovane ambientalista che ha accompagnato la delegazione di Amnesty International alla Cop30, ha dichiarato: «Non sono venuta a Belém per supplicare favori ma per ricordare a tutti gli stati che devono rispettare i diritti umani. Prendersi cura dell’ambiente non è un costo ma è il migliore investimento sociale e culturale per il futuro che i governi possono fare. Consentire l’inquinamento e le violazioni dei diritti umani non è un segnale di forza politica ma di indifferenza».
«Durante la Cop30 la Colombia ha annunciato che, insieme ai Paesi Bassi, nell’aprile 2026, co-ospiterà la prima Conferenza internazionale sull’uscita equa dai combustibili fossili - spiegano ancora da Amnesty - La conferenza unirà gli stati che vogliono fare progressi in questo senso proteggendo al contempo i diritti delle persone lavoratrici e delle comunità coinvolte in quella fase».

Foto: sito ufficiale Cop30 - Raimundo Pacco

 

 

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