Anche alla finanza servono gli immigrati per la crescita

È la finanza la vera padrona del paese; e se la finanza dice che abbiamo bisogno di immigrati, possiamo stare certi che gli immigrati arriveranno ma non perché sono felici di venire. Se infatti i loro paesi fossero pacifici, prosperi, se potessero vivere dignitosamente senza farsi mancare nulla e senza bombe sulla testa, chi mai sarebbe disposto ad andarsene correndo rischi di ogni tipo e subendo poi l’inevitabile sfruttamento e razzismo dei paesi “ospitanti”?

Anche alla finanza servono gli immigrati per la crescita

Queste le dichiarazioni di Fabio Panetta Governatore della Banca d’Italia, presso l’Università degli Studi di Roma Tre il 23 aprile 2024: «Molti Stati membri della UE stanno affrontando la sfida dell’invecchiamento e del calo della popolazione. Secondo l’Eurostat nei prossimi quindici anni la popolazione in età lavorativa nell’Unione si ridurrà del 7 per cento, e senza gli afflussi di cittadini extracomunitari oggi previsti la flessione sarebbe addirittura del 13 per cento. Per evitare un forte calo dell’offerta di lavoro e quindi della crescita potenziale dell’economia europea occorre uno sforzo significativo per consentire un ingresso regolare e controllato di immigrati e la loro integrazione nel mercato del lavoro».
Obiettivo principale quindi è la crescita, anche se il governatore, non essendo esperto di economia, non sa che non può esserci una crescita infinita in un mondo dalle risorse finite. Perciò già si parte con un assunto senza senso e impossibile da realizzare ma sul quale vengono basate tutte le politiche e azioni con ovvi disastri conseguenti.
Per la crescita abbiamo bisogno di manodopera estera perché da noi siamo così allegri e pieni di speranza per il futuro, che di figli se ne fanno sempre meno. E il governatore non si pone nessun problema morale circa la denatalità italiana, per lui è importante la crescita economica, poi che la producano gli italiani o meno, è del tutto indifferente.
E così, come se le persone fossero delle cose, se ne prevede l’afflusso a piacimento, regolare e controllato, ben sapendo che un afflusso regolare e controllato non potrebbe dare le necessarie garanzie di sfruttamento della manodopera (sfruttamento propedeutico alla crescita) che invece serve incontrollata e disperata.
Ma le persone non sono cose che possiamo usare per i nostri scopi. Risulta poi che queste persone vengano da noi perchè spesso costrette da situazioni tragiche o di miseria nera da cui scappano e sono le stesse situazioni determinate da quella finanza che ora invoca braccia per la crescita. Basta infatti creare le condizioni e gli schiavi moderni sono garantiti, senza nemmeno doverseli andare a prendere. E se è la finanza che ordina, la politica esegue, anche quei politici che fintamente sarebbero contro le presunte invasioni ma poi sanno benissimo che senza immigrati le industrie, le aziende, le “fabbrichette” e i campi agricoli dei loro elettori colerebbero a picco.
A prescindere dalle dichiarazioni di facciata, tanti hanno interesse non solo che gli immigrati arrivino ma che lo facciano nelle condizioni peggiori in modo da essere costantemente ricattati e sfruttati. E’ evidente che le condizioni debbano essere precarie, perché i caporali al sud, gli industriali al nord, commercianti e pensionati in tutta Italia, hanno bisogno di risparmiare e quindi fare in modo che vengano accettate condizioni di lavoro di qualsiasi tipo ottenendo due risultati: manodopera a basso costo e la possibilità di mantenere i lavoratori italiani sempre sotto il ricatto dello straniero che comunque lavora per meno. A causa anche di ciò i diritti conquistati con decenni di dure lotte svaniscono nel nulla in un attimo.
Il nuovo schiavismo determina poi che, nel viaggio, di immigrati ne muoiano purtroppo tanti, così come da auspicio di alcuni potenti della terra che ci dicono che siamo troppi e quindi ogni modo per ridurci (sempre ovviamente che non si tratti di loro parenti o amici) va bene: dalle malefiche pozioni da sperimentare su cavie umane, fino ai viaggi disperati per raggiungere gli Eldorado dell’Occidente.
Alla fine i risultati sono che parecchi immigrati muoiono nel viaggio e quelli che arrivano sono così disperati che accettano qualsiasi situazione lavorativa, compreso essere preda delle italianissime mafie; grazie agli immigrati si ricattano gli altri lavoratori con la minaccia di fare lavorare chi accetterebbe meno soldi, fanno crescere il paese, fanno i lavori che gli italiani "ariani" non vogliono più fare, pagano le pensioni alla nostra popolazione sempre più vecchia e infine sono anche preziosa manodopera “spirituale” per la cronica e inarrestabile carenza di personale della Chiesa. 
E visto che è la finanza la vera padrona del paese, in primis dei politici, se la finanza dice che abbiamo bisogno di immigrati, possiamo stare certi che gli immigrati arriveranno ma non perché sono felici di venire.
Se infatti i loro paesi fossero pacifici, prosperi, se potessero vivere dignitosamente senza farsi mancare nulla e senza bombe sulla testa, chi mai sarebbe disposto ad andarsene correndo rischi di ogni tipo e subendo poi l’inevitabile sfruttamento e razzismo dei paesi “ospitanti”?
Perciò in futuro avremo sempre più persone traumatizzate, strappate drammaticamente ai loro cari e ai loro paesi, il che non è mai una bella cosa per qualsiasi popolo. Ma ci penserà la finanza in un paio di generazioni a far dimenticare agli immigrati da dove sono venuti e in quali condizioni, facendoli diventare tutti perfetti consumatori pronti a sostituire gli ormai stanchi e anziani occidentali. E non si stratta né di sostituzione etnica, né di invasione islamica ma della banalissima necessità di avere forze fresche nel tritacarne della crescita, per la definitiva devastazione del mondo.

 

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