Condividiamo con i nostri lettori un intervento del dottor Eugenio Serravalle pubblicato sul sito dell'associazione Assis.
_________
Dopo anni di attività di silenziosa routine, il Comitato Consultivo sulle Pratiche di Immunizzazione (ACIP) dei CDC sta lentamente avviando un programma di riforma sui vaccini. Come riportato da Maryanne DeMasi, il comitato ha iniziato a formare nuovi gruppi di lavoro per affrontare alcune delle questioni più delicate della politica vaccinale — dai vaccini contro il Covid all’ampliamento del calendario infantile. La sua ultima iniziativa, il Childhood and Adolescent Immunization Schedule Workgroup, ha pubblicato i propri Terms of Reference (TOR).
I TOR delineano i piani per riesaminare tempi, ordine e sicurezza complessiva del calendario vaccinale infantile, inclusa l’esposizione cumulativa a ingredienti come l’alluminio. Le conclusioni del gruppo guideranno le future raccomandazioni ai CDC — un passo notevole per un organismo consultivo che per decenni ha trattato il calendario vaccinale come un dogma intoccabile.
RIESAMINARE VECCHIE QUESTIONI
Fonti riferiscono che il nuovo gruppo di lavoro sarà presieduto dal dott. Martin Kulldorff, biostatistico e attuale presidente dell’ACIP, anche se la notizia non è ancora confermata. Il gruppo esaminerà come interagiscono i vaccini quando sono somministrati contemporaneamente, se la tempistica influisce sugli esiti e se ingredienti come gli adiuvanti all’alluminio contribuiscono a effetti avversi come l’asma. Si studieranno anche gli effetti della somministrazione di vaccini insieme ad anticorpi monoclonali, per verificare se ciò modifichi il rischio di eventi avversi come le convulsioni febbrili.
Un altro obiettivo è confrontare il calendario statunitense con quelli di altri paesi, per valutare se un numero minore di dosi o una diversa tempistica possa offrire una protezione analoga con meno eventi avversi. Negli Stati Uniti, ad esempio, si raccomandano oltre 70 dosi di vaccino per i bambini — ben più che in paesi come la Danimarca, dove il calendario include solo 17 dosi contro 10 malattie.
I RIFERIMENTI E LE LACUNE STORICHE
I TOR citano due rapporti dell’Institute of Medicine — del 2002 e del 2013 — che denunciavano il fatto che non è mai stato condotto uno studio che confronti la salute di bambini completamente vaccinati e non vaccinati, né che valuti l’impatto a lungo termine dell’intero calendario. Il rapporto del 2013 includeva persino un quadro tecnico redatto da Kulldorff, che delineava come studiare tempistiche, intervalli e esposizioni cumulative dei vaccini — un piano mai realizzato.
PRESSIONI LEGALI IN AUMENTO
Nell’agosto 2025, due medici statunitensi — Paul Thomas e Kenneth Stoller — hanno intentato una causa federale contro i CDC, accusando l’agenzia di “ignoranza deliberata” per non aver studiato gli effetti cumulativi del calendario vaccinale infantile da 72 dosi. La denuncia sostiene che la struttura del CDC “si basa solo sulla valutazione dei rischi a breve termine dei singoli vaccini” e che “non ha mai studiato gli effetti combinati e i pericoli accumulativi della somministrazione di tutti i vaccini.” I querelanti affermano che questa omissione viola l’Administrative Procedure Act, definendo la condotta dell’agenzia “arbitraria e superficiale” per non aver “considerato un aspetto importante del problema.” La causa chiede di obbligare i CDC a condurre “studi scientificamente rigorosi sulla sicurezza cumulativa dell’intero calendario vaccinale infantile” — il tipo di ricerca che l’Institute of Medicine raccomanda dal 2002. “I fatti dimostrano il continuo scandalo di salute pubblica sotto gli occhi di tutti,” afferma la denuncia. “Gli USA somministrano più vaccini di qualsiasi altra nazione al mondo, pur avendo i bambini più malati del mondo sviluppato.”
TEMPO DI CAMBIAMENTO
Per decenni, le preoccupazioni sul tema “troppi, troppo presto” sono state liquidate come disinformazione. Ma i nuovi TOR riconoscono i dubbi dei genitori e affermano che, se dovessero emergere “preoccupazioni scientificamente fondate”, il calendario vaccinale dovrebbe essere rivisto. Il mandato del gruppo di lavoro è ampio: comprende non solo i bambini sani, ma anche quelli prematuri, immunodepressi o oncologici — categorie spesso escluse dagli studi clinici, ma comunque sottoposte allo stesso calendario vaccinale. Concentrandosi su questi sottogruppi vulnerabili, il comitato apre una linea di indagine che potrebbe ridefinire l’intero equilibrio rischio–beneficio della vaccinazione infantile. Siamo ancora agli inizi, ma questo rappresenta il segnale più chiaro finora che la tanto annunciata riforma dell’ACIP stia prendendo forma — e che la cultura all’interno dei CDC potrebbe finalmente iniziare a cambiare.
E IN ITALIA?
Ci auguriamo che iniziative analoghe possano nascere anche in Italia. Io stesso, insieme al professor Paolo Bellavite, avremmo voluto avanzare proposte simili all’interno del NITAG, il gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni — un organo che, però, è stato sciolto prima che potessimo portare avanti questo lavoro. La differenza con gli Stati Uniti è lampante. Negli USA, questi temi — la sicurezza cumulativa di un programma vaccinale così esteso, l’esposizione agli adiuvanti, la necessità di rivedere il calendario — sono ormai all’ordine del giorno nei più alti organi consultivi di sanità pubblica. Si discute apertamente, con approcci scientifici e trasparenti, anche di ciò che fino a ieri era considerato tabù. In Italia, al contrario, chi solleva le stesse domande viene etichettato, screditato o insultato. Il dibattito scientifico viene sostituito da una difesa ideologica delle politiche vaccinali, come se il solo chiedere dati più completi fosse una forma di eresia.
Eppure, porre domande non è negare la scienza — è farle fare un passo avanti.
Il vero progresso nasce dal dubbio, dal confronto, dalla volontà di migliorare la conoscenza e la sicurezza per tutti, soprattutto per i più piccoli. È tempo che anche in Italia si apra finalmente una discussione libera, competente e rispettosa, degna di una comunità scientifica che vuole davvero proteggere la salute dei bambini.
Foto: Pexels





