Uno dei tanti luoghi comuni di chi deve per forza affossare, criticare, negativizzare qualsiasi scelta che abbia un senso, è quella di dire che sarebbe impossibile gestire la situazione se andassimo a vivere tutti in campagna, perché di conseguenza la cosiddetta "società" collasserebbe.
Assolutizzare ed estremizzare è il modo migliore per cercare di dimostrare che è impossibile fare questo e quello e perciò, secondo alcuni, tanto vale mettersi l’anima in pace: se non si può fare, siamo esentati anche dal provarci. Così si continuare a fare tutto come prima o peggio, perché tanto non si può cambiare. Queste affermazioni sono spesso prive di senso, pensate appunto solo per mettere avanti tutte le paure possibili e immaginabili pur di non agire e denotano una notevole ignoranza anche dei dati stessi. Infatti a oggi già circa il 25% degli italiani abita in campagna e non ci sembra ci siano contraccolpi apocalittici. Non è assolutamente plausibile poi che improvvisamente tutti gli altri italiani in massa si trasferiscano nelle campagne, cosa sinceramente assurda oltre che ridicola.
Ci sarà un più o meno lento (a seconda dell’aggravarsi della situazione o dell’aumentare di consapevolezza) controesodo dalle città alle campagne e le città gradualmente diminuiranno di abitanti, quindi si potrebbe ipotizzare un aumento degli abitanti delle campagne senza nessuno stravolgimento.
E la società invece di collassare ne avrebbe un beneficio da ogni punto di vista: economico, energetico, alimentare, di salute, sociale, occupazionale.
I vari perché sono presto detti: in città si è grandemente dipendenti e costa tutto di più e ci si può autoprodurre poco. Le città sono dei mostri energivori, idrici e strapiene di sprechi, ci sono maggiore elettrosmog, più inquinamento acustico, luminoso, atmosferico e relativo peggioramento della salute con i suoi costi. In città aumentano lo stress, la fretta e i pericoli dovuto al traffico che miete morti e feriti ogni anno, anche qui con i relativi costi sanitari.
In campagna costa tutto meno, quindi si deve lavorare meno per procurarsi il denaro necessario per vivere, in più ci si può autoprodurre più agevolmente cibo ed energia, c’è meno inquinamento e quindi meno costi di sanità, gli alimenti sono di migliore qualità perché spesso autoprodotti e anche in questo caso ne beneficia la salute. I tempi e le relazioni sono più a misura di persona, inoltre la vicinanza e interazione con la natura diminuiscono malattie varie e aumentano la qualità della vita.
In campagna ci sono tanti lavori ed è difficile rimanere disoccupati per chi sa darsi da fare.
Come potrebbero essere tutti questi vantaggi un problema per la società? Casomai il problema sono le città, sempre più artificiali, dove si abbattono pure i pochi alberi superstiti e si dichiara costantemente guerra alla natura, come se noi fossimo stati partoriti da betoniere di cemento. In città poi i lavori sono sempre i soliti, dentro uffici per otto ore, poi un'oretta di traffico se va bene, oppure si fanno i rider e altri lavori sottopagati e supersfruttati o si fanno i commercianti e mille altri lavori non certo invidiabili o soddisfacenti per la maggior parte delle persone.
Che dire poi di case e terreni ovunque abbandonati o non vissuti che potrebbero accogliere milioni di persone senza particolari problemi. Infatti si tornerebbe da quello che si è lasciato in passato, quindi non ci sarebbero stravolgimenti, collassi o simili, anzi solo benefici da ogni punto di vista. Invece di trovare sempre nuovi modi di lamentarsi e luoghi comuni, sarebbe il caso di prendersi sul serio e cambiare veramente, sarà sicuramente più interessante e divertente.
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Foto: Irina Iriser per Pexels