Gaza, un genocidio e la fine dell’impero?

Parlare di Palestina oggi è difficile per molti motivi. È difficile perché lo strazio che vive il popolo palestinese di fronte agli occhi del mondo toglie ogni significato alle parole e si viene travolti dalla rabbia e dal dolore. Parlare di Palestina è difficile ma necessario.

Gaza, un genocidio e la fine dell’impero?

Parlare di Palestina oggi è difficile per molti motivi. È difficile perché lo strazio che vive il popolo palestinese di fronte agli occhi del mondo toglie ogni significato alle parole e si viene travolti dalla rabbia e dal dolore. È difficile perché molto è già stato detto e poco invece è stato fatto per evitare che il genocidio venisse portato avanti e con così grave ferocia ed impunità. È difficile perché la catena di eventi è così rapida da essere talvolta al di fuori della comprensione e della narrazione umana.
Parlare di Palestina è difficile ma necessario.
Le vicende di centinaia di migliaia di famiglie sono simili ed atroci. Gli omicidi dell’esercito israeliano, i bombardamenti, la fame, i  continui spostamenti, la polvere e il sangue, lo stordimento e l’angoscia di genitori che nulla possono fare per la cura e la salute di piccoli ed anziani, sono un percorso collettivo per un intero popolo. Ma è giusto raccontare un po’ di storie e cercare di capire, di comprendere le ragioni dei palestinesi che, dal 1948, si vedono espropriati delle loro terre e case, ruscelli e pozzi d’acqua, greggi e cibo.
Espropri realizzati con la violenza e la cattiveria di chi si sente di razza superiore, ma soprattutto di chi sa di essere impunito. Il popolo palestinese non è lasciato solo nella battaglia per la sopravvivenza, esistono centinaia di attivisti e associazioni in tutto il mondo che si adoperano per aiutare politicamente ed in modo pratico e quotidiano i singoli come le comunità oggetto della furia sionista. Una delle tante organizzazioni è l’ISM (International Solidarity Movement). Di questa realtà fanno parte attivisti che hanno svolto un ruolo fondamentale di aiuto ma anche di testimonianza sulle atrocità e i crimini commessi dall’esercito israeliano.
Tra questi figurava una persona che ho avuto modo di conoscere. Lo definirei un eroe tranquillo. Si chiamava Vittorio Arrigoni e ha vissuto per anni a Gaza, agendo come scudo umano per proteggere la popolazione inerme. Con i colleghi e colleghe dell’organizzazione accompagnava contadini e pescatori per proteggerli dall’essere assassinati deliberatamente. Proprio durante una di queste attività fu lievemente ferito. Si trovava a bordo di un piccolo peschereccio che si muoveva a poca distanza dalla costa quando, delle navi della marina militare sionista intrapresero un vero e proprio speronamento della piccola imbarcazione, che riportò seri danni e il ferimento di alcune persone, tra cui Vittorio Arrigoni stesso. L’ISM mostrò e raccolse inoltre innumerevoli prove durante l’operazione “Piombo fuso”, che testimoniavano l’uso di bombe con il fosforo bianco, arma proibita dalle convenzioni internazionali, lanciate su aree residenziali e perfino scuole. Vittorio Arrigoni fu rapito nella striscia di Gaza da una cellula terroristica al servizio di Israele e fu ucciso dopo pochi giorni di prigionia. Altri membri dell’organizzazione avevano già fatto la stessa fine. Rachel Corrie, una giovane americana, fu uccisa stritolata deliberatamente da un carro armato a Rafah; Thomas Hurndall, un giovane inglese, fu ucciso da un cecchino. Il fatto è che questi eroi fanno paura esattamente come può far paura un capo della resistenza. Essi rappresentano di fronte a tutto il mondo un esempio di solidarietà ed altruismo che non teme le più estreme conseguenze. Rappresentano un modello di società diverso, nel quale le persone si mettono in gioco per aiutare il prossimo e combattere l’indifferenza, aiutando in modo serio e concreto le persone senza secondi fini. Mostrano quello che dovrebbero essere tutti gli uomini e le donne, coraggiosi e compassionevoli, saldi negli ideali e concreti nell’azione. Questo modello umano è in grado di minare e distruggere il più potente degli imperi. Il fatto che la stragrande maggioranza delle persone e dei popoli siano indifferenti e inquadrati è la vera forza degli imperi oggi esistenti, così come lo è stato per quelli di un tempo. Ma forse le cose stanno cambiando e il sacrificio di Vittorio Arrigoni e delle migliaia di innocenti, piccoli e grandi eroi di Palestina sta dando i suoi frutti. Grandi folle si stanno mobilitando in modo concreto e hanno tentato, respinti e incarcerati, di raggiungere Gaza dall’Egitto in una marcia epica proveniente da decine di paesi. Ora, in queste ultime settimane, centinaia di attivisti si preparano a raggiungere Gaza attraverso il mare e tra loro vi sono ambientalisti, giornalisti, medici, avvocati, opera e studentii. Uomini e donne di ogni estrazione sociale che si uniscono per combattere il genocidio e per aiutare la popolazione con cibo e medicine. Un fatto nuovo e destabilizzante per l’impero odierno, l’impero del dominio e del denaro a ogni costo; un segno che i tempi, seppur estremamente cupi, lasciano intravedere la possibilità di un mondo migliore.
Vittorio Arrigoni scriveva il 16 gennaio 2009, sotto le bombe da settimane: «Vi confido che il mio ”Restiamo umani” ha vacillato spesso in questi ultimi giorni, ma resiste. Resiste come l’orgoglio, l’attaccamento alla terra natia intesa come identità e diritto all’autodeterminazione della popolazione di Gaza, dai professori universitari alla gente incontrata per strada, medici e infermieri, reporter, pescatori, agricoltori, uomini, donne e adolescenti, quelli che hanno perso tutto e quelli che non avevano più nulla da perdere, fino all’ultimo fiato in gola mi esprimono l’inshallah di una vittoria vicina, il sincero convincimento che le loro radici raggiungono profondità tali da non poter essere recise da alcun buldozzer nemico».
Ed è con questo orgoglio che i popoli devono mobilitarsi ora, in ogni forma concreta, per fermare il genocidio, partendo dal boicottaggio di ogni merce, scambio economico, sostegno sportivo nei confronti di Israele. Manifestando per le strade e aiutando ad organizzare e promuovere ogni forma di solidarietà e aiuto ai palestinesi.
Un po’ di numeri del genocidio:

- Al 27 agosto risultavano quasi 63.000 vittime tra i palestinesi(1), ma già nel febbraio scorso la rivista Lancet parlava di una sottostima della mortalità del 41%(2).

- oltre 200 giornalisti uccisi

- 19.000 bambini uccisi

- decine di migliaia di orfani e mutilati

- 94% degli ospedali distrutti

- 1500 medici e infermieri uccisi

- quasi 200 ambulanze colpite

- 87% di tutte le strutture scolastiche di ogni ordine e grado distrutte

- distrutta la banca dei semi autoctoni di Palestina

- uccisi o dispersi deliberatamente migliaia di pecore, asini e altri animali da cortile in tutta la Palestina

- distrutti migliaia di ulivi e frutteti in tutta la Palestina.

 

1) www.ochaopt.org/content/reported-impact-snapshot-gaza-strip-27-august-2025 
2) www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)02678-3/fulltext

 

Foto: Guy Hurst su Pexels

 

 

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