Eccoci puntuali a lanciarci nel cosidetto black friday, che poi è diventato il week friday, il month friday, il cyber monday, il black summer, l'year friday e ogni possibile declinazione dello stesso: laddove qualcosa fa vendere, va utilizzato in tutti modi possibili e immaginabili, spremuto all’inverosimile. E come se non bastassero già i danni che produce, il black friday è la rincorsa per l’altra mega orgia di consumo che è il non più santissimo ma il salatissimo Natale.
E noi puntuali anche questa volta analizziamo l’ennesima follia consumista dal punto di vista della quantità di oggetti. Grazie a intere nazioni che hanno al loro interno autentiche città lager dove viene prodotto di tutto, sfruttando in maniera bestiale i lavoratori e devastando l’ambiente, possiamo comprare infinite merci a prezzi irrisori.
Avendo perso ogni valore e considerando la vita come una unica ininterrotta corsa all’acquisto, con l’indispensabile ausilio del mezzo consumista per eccellenza, ovvero la lampada di Aladino tascabile, nelle nostre civiltà (per modo di dire) siamo letteralmente sommersi di merci. Basta andare a una qualsiasi isola ecologica (eufemismo) per accorgersene, vi viene buttata una quotidiana valanga di cose, spesso in buone condizioni.
Non ci sono riciclaggio, riuso, riparazione che tengano, la produzione continua di merci è inarrestabile e il perché è presto detto: bisogna crescere e nella società della crescita è una costante corsa e lotta all’ultimo sangue con i concorrenti a chi produce e vende maggiormente. Quindi bisogna comprare e buttare nel più breve tempo, per rendere possibile la crescita che ci dicono sia il nostro benessere. Un benessere assai strano quello fatto di discariche, inceneritori, inquinamento, malattie, morte, spreco energetico, idrico e di materiali, esaurimento di risorse; ma forse per benessere si intende quello dei mega miliardari che nuotano nell’oro gentilmente procurato loro da noi attraverso i nostri acquisti.
Ogni "black qualcosa" si accumuleranno quantità di merci sempre più grandi, con i loro relativi immediati rifiuti, ovvero gli imballaggi, che sono una quota considerevole dei rifiuti complessivi.
Avendo già tutto e di più, i nuovi "black acquisti" scalzeranno altri "black acquisti", che verranno buttati o sepolti in qualche cassetto, ripostiglio, soffitta, garage, cantina, magazzino, per poi essere successivamente e immancabilmente buttati ai prossimi "black acquisti".
Tutta questa roba alimenta le discariche che avvelenano, inquinano e procurano lasciti di morte per piante, animali e persone ovunque, soprattutto in quei paesi che vengono doppiamente fregati dal progresso dei nord occidentali; prima li derubiamo di materie prime e li facciamo lavorare come schiavi per comprarci merci a basso costo e poi per ringraziarli spediamo loro pure la nostra immondizia. Gran parte dei rifiuti viene anche gettata nel mare, ormai gigantesca fogna del progresso.
Prima di comprare l’ennesima "black superflua assurdità", fate almeno un pensierino alle prossime generazioni, che poi sono i figlie e nipoti, e pensate a quale invivibile deserto tossico stiamo regalando loro…
Non è invece superfluo ribadire di non comprare assolutamente niente di “black”, con buona pace dei mega miliardari navigatori nell’oro che ridono di noi….
Foto: Karola G su Pexels
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