Lo diciamo da tempo che nella storia non c’è mai stata tanta possibilità di comunicazione come ora, eppure allo stesso tempo si annega nel mutismo e nella solitudine. Ora la certificano pure gli allineatissimi media mainstream, tanto la situazione è lampante. Addirittura la rivista FEM di proprietà GEDI, della famiglia Agnelli, fra una pubblicità e l’altra, scopre l’acqua calda, laddove, udite, udite, la giornalista Eugenia Nicolosi ci informa che: “I social hanno infranto vecchie promesse: siamo sempre più soli”. E se lo dicono loro che senza social e pubblicità chiuderebbero in un giorno, c’è da crederci.
Inoltre, cosa ancora più sensazionale, la giornalista invita le persone a incontrarsi fisicamente, il che potrebbe anche essere un consiglio tacciato di luddismo o contrario al progresso che, come sappiamo bene, non si può certo fermare pensando irresponsabilmente di incontrare le persone, passarci del tempo senza distrazioni elettroniche, nemmeno fossimo tornati al medioevo. In realtà, se non si mette la testa sotto la sabbia, si può verificare che abbiamo aggeggi che ci possono fare comunicare potenzialmente con miliardi di persone ma poi parliamo e ci relazioniamo sempre meno, anche con chi abbiamo vicino. Il livello di alienazione è così alto che sono ormai normali le scene di coppie e famiglie che, al ristorante o dovunque sia, guardano il cellulare piuttosto che relazionarsi con i loro cari. Sono le immagini della decadenza morale e psicologica di una specie come quella umana per cui una tavoletta luminosa è più importante delle persone che in teoria si dice di amare, ma forse non così tanto come l’ultima imperdibile foto su Instagram di qualcuno, non importa chi. Sarà un caso che si fanno sempre meno figli? Per farli risulta che servano delle relazioni… Anche se a breve la scemenza artificiale risolverà anche questo problema e i figli si faranno in laboratorio ordinandoli dal catalogo Amazon e arriveranno con un comodo drone cicogna.
Se pensate che ciò sia eccessivo, provate ad andare in treno o in una metro dove non ci sono porte divisorie fra un vagone e l’altro e vedrete una lunghissima fila di persone che non parlano fra di loro, che sono mute, immerse nel mondo virtuale della non comunicazione che le regala la tavoletta luminosa. Il popolo italiano, fra i più chiacchieroni e relazionali della terra, che non parla è come un pesce che non nuota. Immaginate se venti o trenta anni fa fossimo saliti su di un autobus, una metro, un treno e ci fosse stato un silenzio tombale; cosa avremmo pensato? Che non eravamo più umani o quantomeno italiani? Che improvvisamente eravamo diventati tutti dei freddi abitanti del nord Europa? Eppure ora succede e lo consideriamo “normale”, perché lo fanno tutti, quindi per forza deve essere normale, mica ci possiamo tutti rimbambire, no? Delle menti diaboliche assetate di profitto e potere, in maniera molto subdola sono riuscite a cambiarci profondamente il DNA, senza coercizione e sforzo ma in maniera devastante. Infatti per riuscire a non far parlare più gli italiani, bisogna essere davvero potenti o addirittura onnipotenti, forse nemmeno un Dio ci riuscirebbe, tanto è (o era) forte la voglia dell’italiano di comunicare con il prossimo. Eppure ce l’hanno fatta, sono riusciti a cambiarci senza che ce ne accorgessimo e così non parliamo più ma mandiamo “messaggini”, ci esprimiamo con i cinguettii, le emoticon, con i vocali, per tenere a debita distanza la reazione dell’altro, perché sarebbe emotivamente troppo impegnativo anche solo sentirlo in diretta.
Prossimamente quei rari casi in cui succederà di relazionarci dal vivo, ci si esprimerà a grugniti o suoni onomatopeici, per tutto il resto chatteremo…. Ma certo, intellettuali, scrittori, esperti, tuttologi, opinionisti, “influencer”, ci diranno che non c’è da preoccuparsi e ripeteranno la solita favoletta che ogni oggetto è uno strumento, dipende da come lo si usa. Peccato che a quanto pare l’uso che si fa degli strumenti tecnologici che ci hanno reso muti è praticamente per tutti lo stesso e sta determinando dei cambiamenti che travalicano qualsiasi possibile volontà di gestione dello strumento stesso, altrimenti non si avrebbero mutamenti così radicali e totalizzanti in pochissimo tempo. Chi con il conformismo e il consumismo ci campa, non può assolutamente mettere in discussione il “progresso”, non potrà mai ammettere che c’è qualcosa di strutturale che non va, deve infatti sempre giustificare il suo allineamento e di conseguenza il suo stipendio, ovvio. E poi se fosse un problema strutturale, si dovrebbe agire alla radice, fare qualcosa, cambiare per davvero, costruire una società diversa. Ma suvvia non scherziamo e facciamo come il Titanic: andiamo avanti tranquillamente….
Foto: Miguel Á. Padriñán per Pexels