Bisogna decisamente essere ciechi, muti, sordi e forse anche poco svegli per continuare a credere alle favolette che ci racconta chi decanta di volta in volta il progresso tecnologico a scopo di lucro e immancabilmente ci tesse le lodi delle varie scoperte.
Adesso è l’ora della scemenza, pardon, "intelligenza" artificiale che serve solo a velocizzare la devastazione mondiale aumentando i profitti dei devastatori, ovvero banche e multinazionali varie ma che ci viene dipinta come panacea di tutti i mali e fantastica meraviglia delle meraviglie.
Ci raccontano che farà tutto lei, non si lavorerà praticamente più e che noi vivremo in un mondo da sogno dove le macchine lavoreranno per noi e, beati, sorseggeremo un drink a bordo piscina.
Sono le stesse identiche previsioni che ci vengono ripetute da oltre cento anni, da quando l’economista Keynes ci disse che con il progresso tecnologico avremmo lavorato due o tre ore al giorno.
Niente di più sbagliato e che non si è assolutamente verificato; eppure si continua comunque a insistere blaterando che la cosiddetta innovazione tecnologica è positiva di per sé, non importa che conseguenze abbia e anche se ogni volta non mantenga nemmeno lontanamente le sue promesse.
Che pure questa volta la favoletta del "lavoreremo meno tutti" venga smentita lo dimostra qualcosa che ha veramente dell’incredibile. In Grecia, quindi nella ricca e tecnologica Europa e non in qualche fabbrica lager cinese, addirittura il Parlamento ha recentemente votato l’aumento del tempo della giornata lavorativa portandola a ben 13 ore al giorno.
Alla faccia delle strabilianti performance tecnologiche! E dove sarebbe allora il vantaggio? Dov'è il miglioramento? Dov'è la vita comoda e praticamente senza lavoro grazie alle “magnifiche sorti e progressive” di leopardiana memoria?
Sono solo buffonate con cui ogni giorno veniamo bombardati; poi la realtà è ben altra e, grazie al progresso tecnologico a scopo di lucro, non solo lavoriamo di più ma “viviamo” sempre di meno, perché se la tua vita la passi a lavorare, aggiungendoci anche il tempo che vai e vieni dal lavoro, alla fine ti rimangono le briciole.
E per indorarci il pillolone indigesto ci raccontano che la vita media si è alzata, anche se ultimamente il trend si sta fermando, quindi nemmeno questa scusa regge. Ma che vita è appunto se la passi a lavorare e se spesso il lavoro che fai nemmeno ti piace? Non è utile socialmente o, peggio ancora, danneggia te stesso, il prossimo e l’ambiente.
Mi risulta poi che anche in Grecia ogni cellulare, o più di uno, possegga un umano e la lampada di Aladino tascabile è forse il prodigio tecnologico più strabiliante che sia mai stato inventato. Eppure, nonostante tutti abbiano l’aggeggio delle meraviglie in mano, ciò non consente affatto di ridurre il tempo di lavoro, anzi lo aumenta perché si sa che con un cellulare siamo ostaggi di clienti e datori di lavoro che ci chiamano a ogni ora del giorno e della notte per soli 365 giorni l’anno.
Anzi, prevedo che alle prossime fantastiche innovazioni tecnologiche, i Parlamenti voteranno per allungare l’anno lavorativo portandolo a 400 giorni l’anno e la giornata lavorativa a 30 ore al giorno.
Tanto, basta diffondere tutto via televisione, social e media mainstream e qualsiasi assurdità diventa immediatamente verità e si obbedisce senza colpo ferire, perché mica si può fermare il progresso, mica si può ritornare alla candele e le carrozze a cavallo, certo che no.
Andate avanti voi, che a me viene da ridere o da piangere, sperando che la prossima volta quando qualcuno ci dice che l’intelligenza artificiale, o qualche altra mirabolante trovata per fare diventare ancora più straricco chi è già straricco, ci regalerà vite da sogno liberi dal lavoro, parta una lunga e sonora pernacchia...
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Foto: Tara Winstead su Pexels