L’elettrosmog come l’amianto e il tabacco? O anche peggio?

E’ uscito il libro “Ridurre l’inquinamento elettromagnetico in casa” di Alain Richard (Terra Nuova edizioni), con un'appendice del professor Fausto Bersani Greggio che ci fornisce dati estremamente allarmanti.

L’elettrosmog come l’amianto e il tabacco? O anche peggio?

E’ uscito il libro “Ridurre l’inquinamento elettromagnetico in casa” di Alain Richard (Terra Nuova edizioni), con un'appendice del professor Fausto Bersani Greggio.
Il testo è diviso sostanzialmente in due parti. Nella prima, più tecnica, l’esperto francese Richard spiega dapprima le basi dei campi elettromagnetici e poi in maniera assai specifica consiglia quali possono essere i vari interventi in casa per ridurre l’incidenza dell’elettrosmog. L’esperto mostra anche le attrezzature di cui ci si può dotare per analizzare direttamente la propria esposizione all’elettrosmog dovuta ai vari dispositivi elettrici ed elettronici. La sua capacità è semplificare un tema che potrebbe risultare ostico e i consigli di intervento che dà sono molteplici e tutti facilmente attuabili con semplice accortezza, le chiare foto dei dispositivi di rilevamento di elettrosmog semplificano ancora di più il tema.
L’autore sottolinea come quella che lui chiama sobrietà digitale potrebbe davvero fare la differenza; in fondo spesso si usano i dispositivi digitali non per effettiva necessità ma per intrattenimento. In effetti meno tempo si passa su questi dispositivi e meno ci si espone all’elettrosmog e a questo proposito fornisce una panoramica su quante ore al giorno si passano sugli schermi, sui loro consumi, sui materiali necessari per la costruzione e anche sulle alternative al monopolio del famigerato gruppo di profitto e controllo GAFAM ovvero Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.
Fa poi un paragone che la dice lunga sulla pericolosità di quanto avviene e cioè propone che chi telefona si allontani dagli altri, così come succede per chi fuma. L’esempio infatti è assai calzante perché come all’inizio i primi provvedimenti per vietare il fumo in luoghi pubblici furono osteggiati e fonti di proteste, poi se ne accettò la necessità e oggi sono la normalità.
Sulla conferma della estrema pericolosità dell’elettrosmog scrive il prof. Fausto Bersani Greggio, membro del comitato scientifico di ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente), che ribadisce come, anche di fronte all’evidenza scientifica e all’ormai acclarata pericolosità dell’elettrosmog, la politica assecondi l’industria non prendendo alcun provvedimento a tutela della salute e anzi favorendo ancora di più l’espansione di dispositivi, innalzando i limiti di esposizione già molto alti.
L’analisi, i dati e le considerazioni che Greggio riporta fanno ben comprendere come al solito vengano scandalosamente passate sotto silenzio le inadempienze e invece vengano enunciate falsità, tutte a favore di chi deve fare profitti sulla pelle di cittadini e possiamo aggiungere anche di animali e piante, visto che anche su di loro si abbatte il dramma dell’elettrosmog. Un dramma di cui molto probabilmente ci si accorgerà a livello diffuso solo quando sarà troppo tardi, come accaduto con il fumo e l’amianto, su cui si è avuto consapevolezza quando i danni si erano già ampiamente manifestati.
Un dato per tutti che viene riportato da Greggio: «Nel 2018 la percentuale dei decessi per cancro al cervello/sistema nervoso centrale in funzione delle ore passate sui media digitali è cresciuta negli USA dell’85% rispetto al 2008».
E stiamo parlando di sette anni fa e ogni anno l’uso di tali dispositivi aumenta.
Del resto ritenere che l’inferno digitale in cui siamo non produca alcun effetto può essere pensato solo da persone che hanno tanti interessi e nessuno scrupolo e anche da chi, più o meno consapevolmente, mette la testa sotto la sabbia pensando che la valanga non lo investa.
Così in merito scrive Greggio: «L’incremento esponenziale dell’uso dei dispositivi di comunicazione personale e delle relative infrastrutture presenti sul territorio ha fatto sì che che i livelli di esposizione alle frequenze elettromagnetiche utilizzate per le moderne comunicazioni wireless siano aumentati, rispetto al fondo naturale estremamente basso presente agli inizi del ‘900, di circa un miliardo di miliardi di volte (!!! NdA). Avete capito bene: l’essere umano, da alcuni decenni a questa parte, si trova di fronte a una esposizione senza precedenti a partire dal suo concepimento e la tendenza è quella di una crescita continua in tal senso a fronte dell’introduzione di nuove tecnologie sempre più invasive nella nostra vita. Basti pensare all’internet delle cose con il quale sono ipotizzabili un milione di device per chilometro quadrato (o se preferite uno ogni metro quadrato) interconnessi e dialoganti fra loro, fino alle tecnologie satellitari, più che mai di grande attualità (con migliaia di satelliti orbitanti e altre migliaia che verranno lanciati prossimamente, NdA). In tutto questo è bene sapere che i cellulari 5G dovranno avere una potenza superiore a quella attuale per consentire la loro connessione satellitare, esponendo gli utenti a campi elettrici più intensi. Peraltro prove scientifiche crescenti, come abbiamo visto, suggeriscono che l’esposizione prolungata ai CEMRF (Campi Elettromagnetici a Radiofrequenze), presenta significativi effetti biologici e rischi per la salute. Purtroppo però dobbiamo fare i conti con una forma di censura messa in atto da tempo dai canali del mainstreaming e con una nuova insidia rappresentata dall’Intelligenza Artificiale: una persona comune presto non sarà in grado di capire cosa è vero e cosa non lo è, in quanto la rete sarà piena di informazioni (video, foto, voci false...) generate da algoritmi, perfettamente in grado di spacciarsi per vere».
Si salvi chi può...

 

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