«Una sentenza che ripaga anni di impegno, di fatica, di notti insonni e di lotta collettiva. Una battaglia lunga e difficile che ci ha spesso fatto sentire come Davide contro Golia»: così le Mamme No Pfas a commento delle 11 condanne che il Tribunale di Vicenza ha inflitto a conclusione del processo Miteni per inquinamento da Pfas.
«Le emozioni sono difficili da contenere. L’incredulità e la commozione si sono mescolate nel momento in cui sono state lette le condanne – scrivono in una nota le Mamme no Pfas – Dopo anni in cui sembrava che nulla potesse scalfire l’impunità di chi ha avvelenato le nostre acque, il nostro sangue, la nostra terra, finalmente è arrivato un segnale forte, chiaro, inequivocabile. Profonda è stata l’emozione nel sentire i nomi di chi, come noi, ha scelto di costituirsi parte civile. Associazioni, comitati, cittadini che hanno condiviso con noi riunioni, momenti di sconforto, assemblee, audizioni pubbliche, manifestazioni, e che non si sono mai arresi. Questa sentenza è anche il frutto della loro determinazione».
Il processo ha affrontato cinque capi d’accusa:
-Avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano;
-Disastro innominato ambientale;
-Inquinamento ambientale;
-Gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi (per il quale è stata dichiarata la prescrizione);
-Bancarotta fraudolenta.
«Per uno di questi reati, l’avvelenamento doloso delle acque destinate al consumo umano, la sentenza apre un nuovo capitolo sotto il profilo sia giuridico che scientifico: sarà ora necessario approfondire come interpretare, in chiave moderna, la responsabilità penale per chi inquina risorse fondamentali come l’acqua potabile. Questa pronuncia costituirà un precedente importantissimo per altre situazioni simili, in Italia e nel mondo – spiegano le Mamme No Pfas – Le condanne rappresentano non solo un risarcimento morale, ma anche una vittoria civile e politica. Le ingenti somme riconosciute a favore delle istituzioni dovranno ora tradursi in azioni concrete: chiediamo che vengano utilizzate per finanziare lo studio epidemiologico partecipato sui danni alla salute, per accelerare la bonifica e il ripristino ambientale, per completare finalmente la rete idrica alternativa nelle aree contaminate».
«Chiediamo anche giustizia economica per i cittadini: siamo fiduciosi, quindi, che parte dei fondi vengano utilizzati dai gestori delle acque per togliere dalle bollette voci di spesa che fino ad oggi sono ricadute ingiustamente sulle famiglie, nonostante i danni siano stati causati da aziende private – prosegue la nota – Ma la battaglia non finisce qui. Chiediamo allo Stato una legge nazionale che imponga limiti prossimi allo zero tecnico per i Pfas nelle acque potabili, come unica misura efficace per tutelare la salute delle persone. È tempo di avviare un cammino concreto e coraggioso di progressiva riduzione dell’uso dei Pfas in tutti i settori produttivi dove sia possibile. L’Italia deve fare la sua parte anche a livello europeo, impegnandosi per sostenere la messa al bando totale dei Pfas in tutta l’Unione. Queste “sostanze eterne” non possono più trovare spazio nel nostro presente e nemmeno nel nostro futuro».
Foto: pagina Facebook Mamme No Pfas