ReCommon: «Mozambico, i nostri soldi potrebbero alimentare la spirale di violenza»

Quando si sente una notizia che riguarda un paese lontano ci si chiede spesso: cosa c'entra con noi? ReCommon ci spiega come l'emergenza in atto in Mozambico abbia parecchio a che fare con noi e... con i nostri soldi.

ReCommon: «Mozambico, i nostri soldi potrebbero alimentare la spirale di violenza»

«In Mozambico, 100.000 persone sono state costrette a scappare dalle loro case solo nelle ultime due settimane. Lo afferma l'UNHCR, l'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, e lo racconta ieri Repubblica. La domanda quindi sorge spontanea: cosa c’entra l’Italia?»: scrivono da ReCommon.

«C'entra perché in quella zona c'è un conflitto armato che non nasce dal nulla: è radicato nelle disuguaglianze sociali, connesse anche allo sfruttamento del gas naturale, risorsa preziosa che attira multinazionali e governi da tutto il mondo - spiega l'organizzazione - Ed è proprio per denunciare questo meccanismo che è nata la campagna internazionale “No al gas in Mozambico”: per dire che il gas non può valere più della vita delle persone. Regno Unito e Paesi Bassi, addirittura lo stesso giorno, hanno deciso di interrompere il sostegno finanziario al progetto tramite le loro agenzie di credito all’esportazione; parliamo di una cifra importante, in totale 2,2 miliardi di dollari. Una decisione forte, presa anche per distanziarsi da questi crimini. E l'Italia? Qui entra in scena SACE, l’assicuratore pubblico dello Stato: un ente che usa soldi pubblici per garantire operazioni economiche all’estero. SACE potrebbe dare 950 milioni di dollari per coprire i prestiti di aziende coinvolte nel progetto, come Saipem. E tra questi prestiti ce n’è uno da 650 milioni di dollari della nostra Cassa Depositi e Prestiti (CDP), cioè denaro pubblico, dei cittadini. Una quantità davvero ingente di soldi pubblici potrebbe garantire un progetto rischioso e macchiato da possibili gravi violazioni dei diritti umani. Da anni noi di ReCommon chiediamo a SACE di rendere pubblica la valutazione ambientale su cui basa questa decisione. Abbiamo fatto domande, richieste formali, azioni legali. Oggi ci rivolgiamo al governo affinché prenda posizione su questa drammatica vicenda e obblighi SACE a ritirare il sostegno finanziario a Mozambique LNG».
Ma ReCommon sottolinea che non c'è stata alcuna azione: «Forse dalle parti di Palazzo Chigi si staranno leggendo i due rapporti indipendenti commissionati dal ministro delle Finanze olandese Eelco Heinen sulla contestata infrastruttura, in cui si parla di gravi e circostanziate violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza mozambicane ai danni di comunità locali e del ruolo giocato dalla TotalEnergies in tutta questa storia. Ce lo auguriamo e speriamo che l’esecutivo italiano entro la fine dell’anno possa seguire l’esempio di Regno Unito e Paesi Bassi. Perché se non lo farà, allora la domanda è inevitabile: che fine hanno fatto le promesse del Piano Mattei? Dov’è la sua natura non predatoria se si ignorano le sofferenze di chi vive in quei territori? Noi non ci stancheremo di chiedere, né di denunciare, dobbiamo rompere il silenzio».

Foto: Beate Vogl su Pexels

 

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