L’Italia paese del sole e Arabia Saudita delle energie rinnovabili con potenzialità energetiche enormi, è l’argomento al centro del libro L’Italia verso le emissioni zero che ho scritto proprio per dare un programma politico, sociale e di attuazione per chi volesse andare verso la direzione del risparmio economico, tutela ambientale e piena occupazione, che siano cittadini, istituzioni, aziende. Il nostro panorama edilizio è un colabrodo energetico, quello idrico nemmeno a parlarne con perdite colossali, siamo cronicamente indietro con la diffusione decentralizzata delle energie rinnovabili, quindi i campi di intervento sarebbero vastissimi.
Fra le tante proposte propongo la riconversione dell’industria automobilistica per realizzare sistemi di efficienza energetica e idrica e produzione di energie rinnovabili. Le tecnologie sono simili e il passaggio sarebbe assai facile e indolore. Le auto non sappiamo più dove metterle e siamo ai primi posti al mondo per numero di auto pro capite, quindi è ovvio che l’industria sia in crisi, dato che per loro dovremmo comprare almeno due auto a testa e cambiarle ogni sei mesi.
Inoltre la mobilità privata è l’antitesi della mobilità difatti le nostre città sono soffocate dal traffico. L’auto non dovrebbe avere molto futuro considerati i costi altissimi di inquinamento, manutenzione, uso e il tributo di sangue che ogni anno viene versato sulle strade italiane percorse da carri armati con le ruote che raggiungono velocità pazzesche e in teoria illegali, dato che il limite massimo è di 130 chilometri all’ora.
Ma tanto chi decide sono le multinazionali che danno gli ordini ai governi vari e ad entrambi dell’ambiente, della salute e del portafoglio dei cittadini interessa meno di zero.
E guarda caso, tanto per dimostrare ancora una volta questa tragica verità, la risposta della politica alla crisi dell’automobile con stabilimenti vari della Fiat che si fermano, è di riconvertire quelle fabbriche per la produzione di armi.
Praticamente passare dalla padella alla brace e tutto ciò proporlo ad un paese allo sfascio che ha bisogno di tutto tranne che di ulteriori armi. Abbiamo già speso e spendiamo cifre stratosferiche per degli ordigni di morte e ne vorremo spendere ancora di più contro nemici immaginari e inventati ad arte proprio per favorire questa o quella multinazionale.
Il piano di intervento che propongo di riconversione è chiaro, lineare, fattibile e darebbe benefici a tutti, in ogni direzione. Si potrebbe attuare domani mattina se si volesse ma per ben altri scopi e ben altri risultati di pace e costruttività e non di morte e spese infinite.
Immaginate un aereo da guerra costosissimo che ogni volta che vola brucia quantità impressionanti di carburante producendo costi e inquinamento enormi al paragone con tecnologie che invece fanno risparmiare carburante, rendono autonome le persone, tutelano l’ambiente, gli fanno risparmiare soldi, creano occupazione e non ammazzano nessuno.
Scegliere fra le due cose è così chiaro, lampante e intelligente che non ci dovrebbe essere discussione alcuna, solo applicare la soluzione migliore.
Abbiamo poi un debito pubblico che è già una voragine, figuriamo cosa diventerebbe scaricandoci dentro ancora vagonate di miliardi da regalare ai guerrafondai.
Speriamo che le intenzioni della politica non vadano in porto e che invece si vada in tutt’altra direzione; in ogni caso mi aspetto manifestazioni oceaniche e proteste vibranti qualora si continuassero a “svuotare i granai e riempire gli arsenali”. Proteste soprattutto da chi non vuole distese di pannelli fotovoltaici e eolici sui crinali perché se si è contro questi scempi, non oso immaginare cosa si direbbe e si manifesterebbe contro scempi e sprechi di soldi pubblici ben più gravi. Non so perché ma sono scettico che i protestatari contro le rinnovabili sarebbero altrettanto attivi. E se si protesta di più per un eolico piuttosto che per una fabbrica di missili, allora c’è qualcosa che non torna, qualcosa che puzza di combustibili fossili. Speriamo vivamente di essere smentiti e si faccia la giusta equazione di mostruosità fra la sacrosanta lotta contro la deturpazione del paesaggio e quella altrettanto sacrosanta della deturpazione della vita.