"Senzatomica": «Hiroshima e Nagasaki: 80 anni di memoria e responsabilità»

La Campagna "Senzatomica" sottolinea l'importanza di ricordare e riflettere su ciò che è accaduto il 6 e il 9 agosto di 80 anni fa a Hiroshima e Nagasaki. E: «Mantenere viva la memoria implica una scelta».

La Campagna "Senzatomica" sottolinea l'importanza di ricordare e riflettere su ciò che è accaduto il 6 e il 9 agosto di 80 anni fa a Hiroshima e Nagasaki.

«Mantenere viva la memoria implica una scelta» scrivono da "Senzatomica".

«I bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki hanno svelato la logica che può celarsi dietro la distruzione di massa provocata dalle armi nucleari. Questi bombardamenti non sono stati il risultato di una collera istintiva verso l’avversario, ma una scelta razionale con obiettivi specifici. Da una parte, c’era l’esigenza di porre fine alla guerra tra Giappone e Stati Uniti e, dall’altra, quella di mostrare al mondo la superiorità militare di questi ultimi. Di fronte a tali necessità, le coscienze erano “sedotte e oscurate” al punto da considerare l’altissimo prezzo in termini di vite umane della popolazione civile delle due città colpite come proporzionato all’importanza degli obiettivi militari prefissati. Al giorno d’oggi, i due scenari di conflitto su cui l’attenzione del mondo occidentale si sta maggiormente soffermando mettono in luce delle logiche analoghe» proseguono dalla Campagna "Senzatomica" facendo riferimento alla guerra Russia-Ucraina¹ e al conflitto che sta distruggendo i territori palestinesi².

«Di fronte alla manifestazione di tanta violenza da parte degli esseri umani la reazione più comune è quella di sentirsi impotenti. Il flusso incessante di notizie su questi tragici eventi finisce per rendere le persone indifferenti e apatiche. In questo contesto, la memoria può essere uno strumento in grado di riconnetterci con l’esperienza umana che vi è dietro determinati eventi storici che hanno ancora molto da insegnare rispetto alla situazione attuale - prosegue la Campagna - Tutto dipende, in definitiva, da come e con quali intenzioni ricostruiamo il passato. Tra le pratiche a oggi più comuni vi sono quelle che mirano ad affiancare al concetto di memoria lo stimolo alla rideterminazione. Il “non dimenticare” diventa quindi un riconoscere e reagire all’evento. Il museo della memoria di Nagasaki, ad esempio, preserva ed espone la memoria delle vittime dell’esplosione atomica del 9 agosto 1945 promuovendo, allo stesso tempo,  la ricerca della pace e valori come il rispetto, l’empatia, il coraggio. Un obiettivo simile è stato portato avanti anche dalla mostra “La memoria degli oggetti” (2023), ospitata presso il Memoriale della Shoah di Milano. Realizzata con i fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, l’esposizione è stata curata e allestita con gli effetti personali di 368 migranti naufragati a Lampedusa (Italia) il 3 ottobre 2013. Nelle intenzioni del comitato organizzativo, la mostra non doveva semplicemente farsi strumento di protesta, ma poteva soprattutto porre in risalto che, oltre i numeri identificativi, oltre la notizia, la traversata in mare è stata compiuta da esseri umani».

«Sempre rimanendo in Italia, è particolarmente encomiabile la funzione che svolge la memoria, come vera e propria facoltà attiva in grado di ristabilire connessioni con il passato, al fine di dare una prospettiva di speranza in tutte le attività portate avanti nell’ambito dell’antimafia sociale. Questo è particolarmente vero in occasione del 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, in cui vengono letti tutti i nomi delle persone comuni coinvolte in stragi e attentati di mafia, come anche nelle altre azioni che si traducono nella dedica di presidi o beni confiscati alle mafie a vittime di mafia - si legge ancora nell'intervento pubblicato sul sito di "Senzatomica" - Risuonano in questo senso alcuni estratti dell’Appello alla resilienza e alla speranza che Daisaku Ikeda ed il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel hanno lasciato in eredità ai giovani del mondo nel giugno del 2018. Per entrambi, infatti: “Bisogna conservare la memoria perché essa illumina il presente e genera la capacità e la resilienza dei popoli per costruire nuove alternative, luci di speranza per far sì che un altro mondo sia possibile”. Inoltre, si rivela necessario: “Promuovere una coscienza collettiva a partire dalla memoria della storia universale per far sì che non si ripetano le stesse tragedie. Far comprendere che la Terra è la nostra casa comune e nessuno deve essere escluso da essa a causa delle proprie differenze.” Nel celebre dialogo tra Daisaku Ikeda e Adolfo Pérez Esquivel, Ikeda (riprendendo il concetto di “coscienza critica” di Esquivel) afferma, inoltre, che l’essere umano dovrebbe sviluppare la capacità di distinguere il bene dal male, nonostante le circostanze e gli avvenimenti complessi della società rendano difficile tale distinzione. A questo scopo, Ikeda sottolinea come si sia impegnato in prima linea alla realizzazione di iniziative concrete di pacifismo e non belligeranza proprio nelle città di Hiroshima e Nagasaki, le uniche città del mondo ad aver sperimentato gli effetti distruttivi del “male assoluto”. In risposta, Esquivel concorda su questa verità manifesta, richiamando alla mente il toccante ricordo della sua visita ad Hiroshima e la testimonianza degli “sguardi innocenti” delle donne e bambine sopravvissute all’esplosione. Ne conclude che “le armi nucleari mettono in evidenza fin dove può spingersi l’essere umano e quanto possono venire a costare le conseguenze e i rischi per le generazioni presenti e future del mondo” ³. In onore dei valorosi abitanti di Hiroshima che si dedicano giorno dopo giorno al movimento per la pace, Ikeda scrisse: “Eppure gli oleandri di Hiroshima continuano a fiorire, per raccontare al mondo il potere dello spirito umano, la forza salvifica che germoglia dalla sofferenza e il messaggio di pace che arde sotto la cenere”4. Pochi giorni fa, in occasione degli 80 anni dal primo uso nella storia di un’arma nucleare (Trinity test, 16 luglio 1945), la Direttrice esecutiva della campagna ICAN Melissa Parke, ha ribadito con forza come 80 anni vissuti sotto la minaccia nucleare siano abbastanza, e che dobbiamo eliminare queste armi prima che loro eliminino noi. Proprio come Ikeda ed Esquivel conclusero il loro dialogo affermando che una simile tragedia non si debba mai più ripetere, anche la Direttrice Parke ha concluso il suo appello con un significativo “Never again”» 5.

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre". Primo Levi – “Se questo è un uomo”

 
1. Cfr. https://www.icanw.org/will_putin_use_nuclear_weapons
2. Cfr.  https://www.icanw.org/commentary_nuclearweapons_israel_gaza
3. La forza della speranza. Riflessioni sulla pace e i diritti umani nel terzo millennio., Adolfo Pérez Esquivel e Daisaku Ikeda, Esperia Edizioni, novembre 2016, pp. 169-171.
4. Il Quaderno di Hiroshima, Daisaku Ikeda, Esperia Edizioni, marzo 2013.
5. 80 Years later, the first nuclear blast is not forgotten, 16 luglio 2025, icanw.org, News, Melissa Parke, Executive Director ICAN

Foto: Isabella lynn Lee su Wikimedia Commons

 

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