Spenderemo 14 miliardi per comperare cacciabombardieri

L'Italia spenderà 14 miliardi per comperare cacciabombardieri, armi di attacco "per bombardare paesi ricchi di petrolio o di altre fonti energetiche che, benché disposti a vendercele, si dimostrano troppo restii a regalarcele". Da Sonia Savioli, autrice di Scemi di Guerra, alcune importanti considerazioni sulla crisi che stiamo vivendo.

Spenderemo 14 miliardi per comperare cacciabombardieri
Ieri ho raccolto nell’orto le foglie di una piantina novella di papavero. Dovevo fare il minestrone. Le piante di mestolino erano fiorite. Così ho aggiunto a cavoli, porri, patate, le erbe selvatiche della primavera. Era il 14 novembre. I cotogni hanno le luminose foglie gialle dell’autunno e le punte dei rami incoronate di novelle foglioline grigioverdi. Un governo 'tecnico' trancia pensioni e redditi dei poveri e dei meno ricchi e mantiene tutte le spese militari, il treno ad alta velocità; fa l’occhiolino al ponte sullo stretto. Spenderemo 14 miliardi per comperare cacciabombardieri. C’è qualcosa di osceno, certamente più osceno dei festini a base di giovani prostitute 'perbene' sostenute dalle proprie famiglie 'perbene', nell’acquisto di cacciabombardieri da parte di un paese la cui Costituzione afferma che “ripudia la guerra” a meno che non sia un mezzo per difendersi da attacchi o invasioni esterne. Ma i cacciabombardieri sono armi offensive e indiscriminate. Sono armi di attacco, invasione, terrorismo. Armi criminali. Sono armi per bombardare paesi ricchi di petrolio o di altre fonti energetiche che, benché disposti a vendercele, si dimostrano troppo restii a regalarcele. Mentre ci attrezziamo per far danno ad altri popoli e paesi, un danno inimmaginabile per noi che la guerra non la temiamo perché non l’abbiamo mai vissuta (e chi l’ha vissuta non riesce più a trasmettere memoria né esperienza), danneggiamo anche il nostro paese. Perché quei 14 miliardi (e quanto carburante e spese per i voli di esercitazione, sperando che i voli restino tali?) vengono distolti dai bisogni sociali e da quella che potrebbe essere un’altra economia, un’economia di cui non parlano politici e media: potrebbe essere un’economia di mense scolastiche biologiche, trasporti pubblici e piste ciclabili, finanziamenti a una ricerca che studi come rimediare ai danni fatti alla natura negli ultimi cinquant’anni dai paesi industrializzati? Magari per bonificare i luoghi contaminati da ogni specie di inquinamento, compreso l’uranio impoverito? Ma no. L’occidente imperiale si arma sempre di più (costringendo così ad armarsi ogni paese sua possibile preda, anche quelli privi di velleità di conquista) per essere pronto a rapinare, per esempio, quel petrolio che, gratuito o quasi a quel punto, gli permetterà ancora una volta di produrre merci a basso costo. Merci che pensionati ancor più impoveriti, precari, disoccupati, famiglie con il mutuo e anche con l’ICI da pagare, guarderanno da lontano. E per fortuna, in un certo senso. Non è certo la 'ripresa economica' che ci può salvare. Così la nave dei folli avanza verso l’iceberg. Magari una delle tante centrali nucleari ormai vecchie e malandate che costellano il nostro pianeta come bombe atomiche ad orologeria: solo che l’ora su cui sono puntate non la conosce nessuno. Per il ricordo Quale ricordo hai della guerra, Prytherch?
Lo so: su e giù per lo stesso campo
dietro a un cavallo; niente benzina per il trattore;
beffato dalla pioggia, ma non ridotto alla fame.
Ascoltavi alla radio come
addestravano gli eroi, come li massacravano?
Rimanevi sveglio in attesa dei notiziari?
Il tuo mondo era lo stesso mondo di prima
delle guerre, solo più rumoroso
sotto gli echi dei bombardamenti.
Diretto in collina, uno scoppio ti scompigliava i capelli;
le distanze erano una ferita
che si riapriva ogni notte. Eppure nel tuo campo,
con nessuna medaglia da vincere,
stavi dalla parte antica della vita,
quando la spingevi attraverso una porta scura
di terra e bestie, riparando quietamente
alle spese della storia con le tue stesse mani R.S. Thomas
I poeti vedono oltre le maschere, oltre le scenografie di cartone. R.S. Thomas era un poeta gallese, nelle sue poesie c’è l’essenza della vita e forse non è un caso se, in questi tempi in cui la poesia è negletta e disprezzata, anche la vita vera pare invisibile ai più. Però anche oggi ci sono molti che “riparano quietamente alle spese della storia con le loro stesse mani”, molti che offrono l’esempio di una possibile alternativa; molti impegnati a costruire le cellule di quella società diversa che vogliamo, in armonia con la natura, solidale, consapevole, paritaria. Solo così si può offrire un’alternativa concreta a quanti si svegliano dall’ubriacatura consumista, a quanti non l’hanno mai condivisa. Però l’oscenità di quei cacciabombardieri, delle centrali nucleari concepite come 'sviluppo', del non accordo di Durban, delle guerre che imperversano su un pianeta già allo stremo, richiede secondo me un impegno ulteriore. Richiede che la politica tornino a farla i popoli, richiede discussione ed espressione diretta del nostro dissenso e delle nostre proposte. Forse richiede che si realizzi qualcosa di simile ai Forum Sociali che tanto avevano fatto sperare, che per un tempo troppo breve avevano mostrato la possibilità di essere uniti, popoli dei paesi sfruttati e dei paesi che li sfruttavano, giovani e vecchi, credenti di tutte le religioni e non credenti, nella ricerca e nella discussione come nella mobilitazione a favore di una società diversa e antitetica a quella del dominio. … Eravamo un popolo, e ancora lo siamo.
Quando smetteremo di rimbeccarci per le briciole
lasciate sotto il tavolo, o di rosicchiare le ossa
di una cultura morta, risorgeremo
e ci saluteremo l’un l’altro in una nuova alba. R.S. Thomas

Lascia un commento


Per lasciare un commento, registrati o effettua il login.