Scandalo Acea: "200mila euro al comitato per il no ai referendum"

Il presidente e l'amministratore delegato dell'ex municipalizzata romana, Acea, durante la campagna elettorale per i referendum sull'acqua, avrebbero donato 200mila euro al comitato per il no, all'insaputa del Comune di Roma, principale azionista, e persino del cda della società. Soldi pubblici, provenienti dalle tasche dei cittadini romani, usati per finanziare chi si opponeva alla gestione pubblica e partecipata dell'acqua.

Scandalo Acea:
La notizia, riportata dal quotidiano Repubblica qualche giorno fa, ha dell'incedibile. Durante la campagna referendaria, Acea, la società che gestisce il servizio idrico romano, avrebbe donato 200mila euro al comitato per il no ai referendum. Soldi presi dalle bollette pagate dai cittadini – quegli stessi cittadini che di lì a poco si sarebbero espressi a favore della gestione pubblica dell'acqua con un fiume di sì - senza che questi ne fossero al corrente. E al corrente non ne erano neppure il consiglio di amministrazione di Acea ed il Comune di Roma, principale azionista della società. Secondo quanto riportato dal quotidiano, infatti, la decisione sarebbe stata presa dal presidente della società Giancarlo Cremonesi e dall'amministratore delegato Marco Staderini. Tutto sarebbe iniziato con una lettera del 26 aprile scorso, nella quale l'avvocato Walter Marazziti, a capo del 'Comitato nazionale per il No ai referendum sui servizi pubblici locali e tariffa dell'acqua', chiede esplicitamente a Cremonesi un aiuto economico da parte di Acea per contrastare l'aumento di consensi per le posizioni del Comitato promotore dei referendum sull'acqua riscontrato nell'opinione pubblica. “Il successo dei referendum rischia di portarci indietro di vent'anni - si legge nella lettera - ma gli effetti devastanti che ne potrebbero discendere sono molto più concreti e pesanti, e gli imprenditori, non solo nel settore idrico, ne sono ben consapevoli". Con i soldi che chiede ad Acea, Marazziti si ripropone di organizzare “una forte, decisa e autorevole azione di comunicazione che aiuti i cittadini alla riflessione, faccia chiarezza sulle indebite suggestioni, metta in luce le menzogne su cui si fondano gli slogan dei sostenitori referendari”. Cremonesi e Staderini si fecero convincere in fretta dalle motivazioni dell'avvocato e stabilirono di versare al comitato per il no una cifra di 200mila euro. Restava però il problema di come farlo senza passare per il cda, che avrebbe potuto opporsi ala decisione. Ecco allora che i due decidono di inserirlo in una voce piuttosto fumosa del bilancio: "un extrabudget di 200mila euro da assegnare al capitolo di spesa di Relazioni Esterne mediante l'apertura di un ordine interno dedicato". Fondi pubblici, provenienti dalle tasche dei cittadini romani, che vanno a finanziare coloro che al pubblico, l'acqua, la volevano sottrarre. Un controsenso che non è sfuggito al Coordinamento romano acqua pubblica (Crap), che ha immediatamente diffuso un comunicato. “È assurdo – si legge – che i proventi dell'azienda, derivanti dalle bollette dei cittadini, vengano spesi contro i cittadini stessi e per promuovere azioni politiche contro il benessere collettivo. Finanziando la campagna per il No si è infatti tentato di cementificare e rafforzare il potere dei privati dentro Acea”. Intervistata da Ecoradio, Simona Savini, membro del Crap e della segreteria del comitato nazionale, ha poi aggiunto: “intendiamo chiedere sia al Sindaco di Roma che ai vertici di Acea un chiarimento in merito; se queste vicende saranno confermate è inevitabile che il presidente e l'amministratore delegato rassegnino le loro dimissioni, per aver esercitato il proprio ruolo in contrasto con l'azienda e con la volontà dei cittadini”. Il Crap lancia anche un'altra iniziativa: visto che in questa vicenda ad essere stati circuiti sono principalmente i cittadini romani, si propone che questi 200mila euro non tornino nelle casse di Acea, ma vadano a formare un fondo di garanzia che sia utilizzato per migliorare il servizio idrico a Roma. Un buon modo perché da una vicenda torbida come questa possa uscire qualcosa di buono per i cittadini.

Commenti

e qui" la saga continua ,fatta da persone che danneggiano il rinnovamento,e riscuotono tutti i mesi facendo solo danno al paese,quando gli italiani normali potranno buttare alle ortiche tutti questi parassiti, e come?
stefano, 16-11-2011 03:16

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