Acqua pubblica, c'è ancora bisogno di manifestare

Sabato scorso, 26 novembre 2011, si è tenuta a Roma la manifestazione nazionale ”In piazza per l’acqua, i beni comuni, la democrazia”. Non sono stati in molti tra i media, tuttavia, a dar spazio alla notizia che tanti cittadini e cittadine avevano rioccupato pacificamente la capitale.

Acqua pubblica, c'è ancora bisogno di manifestare
Il popolo dell’acqua deve tornare a manifestare (allegramente) a Roma perché l’acqua pubblica, Napoli a parte, è un problema accantonato, accuratamente accantonato. Subito dopo la vittoria quando B&B avevano accusato il colpo (stettero zitti almeno una settimana), in Toscana il presidente della Regione Rossi e Ceroni, presidente dell’acquedotto del Fiora, uscirono con le loro facce di bronzo a dire che il modello toscano di acqua pubblica era esportabile sic et simpliciter. Una fola, una leggenda metropolitana made in Pd, l’acqua è di fatto e di diritto privata, è acqua che ingrassa da quanto è cara. Personalmente ho provato a rimandare indietro la bolletta (di 170 euro) chiedendo con raccomandata che venisse applicata la famosa decurtazione del 7% come da esito referendario. L’acquedotto del Fiora me l’ha ritornata intimando il pagamento immediato altrimenti mi tagliava l’erogazione (sto in un posto isolato, ci sono oltretutto animali…). E mi è toccato ingollare il rospo. Ma la cosa più interessante è che né L’unità, né La Repubblica, proprietà della tessera n.1 del Pd, e né gli altri giornali hanno minimamente dato spazio al fatto che tanti cittadini, forse 100.000 o forse meno, che importa, hanno pacificamente rioccupato la capitale. Ne hanno parlato solo Il Fatto e più esaurientemente Il Manifesto. Come mai? Un ordine di scuderia bipartisan? Forse ha proprio ragione il buon Grillo estremista a sua insaputa o suo malgrado. La Spagna è tutta a destra dopo i fallimenti di Zapatero (che almeno è simpatico ed elegante) ma gli indignados sono da tutt’altra parte. E i greci governati da un sosia di Monti? Papandreu è stato messo da parte proprio quando aveva proposto un referendum sull’euro. E B.? Beh anche lui è stato messo da parte, meglio accantonato, per altre ragioni, perché aveva oltrepassato ogni limite di decenza. Ora abbiamo questo governo di tecnici (bancari), un Parlamento inutile e inesistente salvo che per riscuotere i più lauti compensi in Europa. Pazienza. Siamo azzoppati: abbiamo il potere giudiziario, il potere esecutivo, ci manca il potere legislativo. Vedremo. D’altra parte c’è anche il Belgio che da sette – otto mesi ne fa a meno del Parlamento. Strano ma vero, non ci sentiamo zoppi. Udite, udite! Il prof. Napolitano, figlio di cotanto padre, giurista, ha dato il suo parere all’ACEA: il quesito referendario sull’acqua è stato mal formulato (da altrettanti fior fiore di giuristi). Malgrado non ci fossero dubbi per gli italiani che l’hanno votato (l’acqua torni nuovamente pubblica), il quesito andrebbe semmai riformulato. Così come stanno le cose hanno ragione i soggetti privati che difendono con le unghie e coi denti il loro oro blu. E poi il prof. Monti: ci ha sì liberato dell’obbrobrio di B. and company, ma ha creato l’anomalia di un governo di tecnici e di burocrati fedeli finalmente alle sacrosante leggi del Capitale. Oltretutto Monti va a messa ed ha studiato dai gesuiti. Ma c’è un’altra Italia che non ha proprio niente a che vedere con il prof. Napolitano, con l’esimio Boeri, con l’Enel Grande Fratello, con Napolitano padre nonché Presidente della Repubblica (che era diventata una Re-pubica per B) ma non padre di tutti gli italiani e che soprattutto non ha niente a che vedere con i membri nullafacenti (e lautamente pagati) che formalmente dicono di rappresentarci.

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