Alimentazione vegetariana e nutrizione. Ne parliamo con Luciana Baroni

Le diete vegetariane risultano non solo nutrizionalmente adeguate in tutte le fasi di sviluppo umano, ma sono anche salutari e possono essere valide per la prevenzione e nel trattamento di alcune malattie. Ce ne parla Luciana Baroni, presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, prima associazione no-profit in Italia ad aver studiato la dieta vegetariana da un punto di vista scientifico.

Alimentazione vegetariana e nutrizione. Ne parliamo con Luciana Baroni
Il numero di persone che scelgono di nutrirsi senza 'violenza', o meglio senza includere derivati animali nella propria dieta, è in continuo aumento nei paesi Occidentali. Anche in Italia il veganismo si diffonde sempre più anche grazie al lavoro di ricercatori e studiosi che danno maggiore informazione a riguardo. Abbiamo intervistato Luciana Baroni, presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana famosa per essere stata la prima associazione no-profit in Italia ad aver studiato la dieta vegetariana da un punto di vista scientifico. Lei è presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana. Di che si tratta? Come è nata e qual è la vostra mission? La Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana è nata nel 2000 dall'idea di due amici che avevano come obiettivo quello di analizzare e fornire dati ed informazioni sulle diete vegetariane utilizzando il rigore del metodo scientifico. La S.S.N.V. non ha infatti mai concentrato la propria attività sull'aspetto etico di una scelta vegetariana (il benessere animale), quanto su una corretta conoscenza di quelli che possono essere i pro e i contro della scelta di uno stile di vita esente dal consumo di derivati animali nella salute umana, stile di vita che sempre più si diffondeva in Occidente. Ancora negli anni novanta la conoscenza medico-scientifica sull'alimentazione vegetariana era molto scarsa in Italia. Tutta la letteratura a riguardo, e quindi gli argomenti scientifici di medicina, era molto limitata oltre che frammentaria. Il nostro primo obiettivo è stato quello di tirar fuori tutta la documentazione in materia, ordinarla e quindi fornire dati scientifici sia ai vegetariani quanto ai professionisti del settore. Tutta la letteratura medico scientifica è disponibile online in un database internazionale, che è pubmed. Inoltre, la American Dietetic Association sin dal 1987 emana periodicamente la propria posizione ufficiale sulle diete vegetariane, che si basa su una rassegna degli atti scientifici disponibili e che viene per tale motivo periodicamente rivista e aggiornata. Secondo questa prestigiosa società scientifica americana, e secondo le Linee Guida Dietetiche dell'USDA (dipartimento dell'Agricoltura USA), le diete vegetariane risultano non solo nutrizionalmente adeguate in tutte le fasi di sviluppo dell'uomo (al contrario di ciò che sostengono i nutrizionisti tradizionalisti), ma sono anche salutari, e possono essere valide per la prevenzione e nel trattamento di alcune malattie importanti come il diabete, l'ipertensione, l'obesità, alcuni tipi di cancro, etc. Adesso il nostro compito è quello di aggiornarci continuamente su quelle che sono le ricerche in quest'ambito, le nuove scoperte, e ci consideriamo i migliori in Italia per quanto concerne lo studio e la ricerca sulle diete vegetariane. I nutrizionisti che non conoscono questo tipo di alimentazione sollevano obiezioni le quali si basano su studi scientifici ormai obsoleti, mostrandoci come vi sia più pregiudizio sulla questione che altro. Noi che siamo specializzati in questo campo di studi sappiamo bene di cosa parliamo, e cerchiamo sempre di mantenere un rigore scientifico nel presentare i dati scientifici. Siete stati i primi in Italia? Prima di noi c'erano altre due associazioni che si occupavano degli aspetti etici della scelta, ma noi ci consideriamo i primi e unici ad aver fatto un lavoro di ricerca di fonti a supporto della validità nutrizionale di questa alimentazione e di averlo divulgato a tutti attraverso media come la rete, ma anche convegni, materiale di ogni tipo. Appena quindici anni fa era quasi impossibile trovare un minimo di informazione nella rete internet ad esempio riguardo alla dieta vegetariana. La nostra associazione non è a fini di lucro, e come medico sento che è mio dovere informare le persone, metterle al corrente riguardo alla nostra nutrizione e alle malattie legate ad una errata alimentazione. Tutti i medici dovrebbero essere a conoscenza di come le abitudini dello stile di vita influenzino la salute, ma spesso è molto più semplice e veloce prescrivere farmaci che intervenire sulle abitudini di una persona. Abbiamo assistito a veri e propri attacchi alla dieta vegana e ai 'veganiani' da parte dei media tradizionali. Perché? La dieta vegana è adatta all'uomo o è artificiosa? Perché lei è diventata vegana e professa questa dieta? Il discorso è ampio e complesso. Posso dire che vi è stata una sorta di 'evoluzione degli attacchi', di 'cambi di strategia'. In passato attaccavano la dieta vegetariana intesa come latto-ovo-vegetariana, mentre adesso vediamo i nutrizionisti tradizionalisti riconoscere quest'ultima e accanirsi contro la vegana. Quando la vegana sarà accettata forse attaccheranno altre diete. Il mio punto di vista è che ci sono troppi interessi economici in gioco. Ultimamente abbiamo pubblicato un articolo a riguardo. I sussidi pubblici sono quasi completamente destinati alla produzione di carne e derivati, mentre chi produce cibi vegetali sani per uso umano riceve pochi aiuti e spesso si trova in una situazione economica svantaggiosa se non di vera e propria sopravvivenza. Paradossalmente - lei saprà già che la maggioranza dei terreni agricoli sono destinati agli allevamenti dato che la produzione di carne e derivati necessita di una quantità abnorme di acqua e vegetali - ci troviamo nell'ambigua situazione che la produzione di cibo nocivo alla salute umana, viene fortemente sostenuto dai governi tanto da permettere a questa di arrivare nel mercato con prezzi stracciati, mentre il cibo buono, di qualità, ha costi elevatissimi. In un certo senso vogliono che la gente si nutra in quel modo, perché è ovvio che i prezzi veicolano anche le scelte alimentari, a prescindere da quelli che possono essere gli effetti sulla salute umana e sull'ambiente, e forse per questo viene fatto del falso allarmismo sull'inadeguatezza delle diete a base vegetale, spesso senza cognizione di causa, per difendere certi interessi. L'articolo che le dicevo si basa su dati americani, in quanto noi non abbiamo accesso ai dati relativi alla situazione italiana. Sarebbe interessante investigare sul perché non è possibile in Italia far luce su questi introiti che riguardano il rapporto tra sussidi pubblici e produzione industriale di carne, derivati e cibo spazzatura in generale. Non vi è dubbio che il consumo di carne e derivati sia una cosa indotta dalla cultura. Ci sono società che non si nutrono di carne, altre che non si nutrono di latte, e via dicendo. Io credo che la Natura sia perfetta (o quasi) e mi risulta che il latte, in tutte le specie, sia un alimento pensato solo ed esclusivamente per permettere ai piccoli di una data specie di crescere fino allo svezzamento e quindi il raggiungimento dell'età adulta. I piccoli dell'uomo sono in grado di digerire il latte – grazie ad un enzima chiamato lattasi – fino all'età di cinque anni, poi non riescono più. È vero che vi è una percentuale di individui, nel nord Europa, che ha sviluppato una mutazione genetica che permette loro di continuare a produrre lattasi e quindi di digerire il latte anche da adulti, ma questa rimane comunque una minoranza. La maggior parte della gente è intollerante al latte perché non riuscendo a digerirlo provoca coliche addominali, meteorismo e diarrea. A mio vedere non si può quindi considerare 'naturale' un cibo che può essere digerito solo da soggetti 'mutanti'. Studi scientifici hanno inoltre dimostrato che il consumo di latte , nonostante quel che ci vogliono far credere, non protegge nei confronti dell'osteoporosi. Se la dieta vegana è la più naturale? Le rispondo così. Ci sono degli studi fatti su intere popolazioni che ci suggeriscono che le diete a base vegetale siano le più adatte per gli uomini perché le società che tendono ad una dieta vegetariana sono più longeve. Oggi abbiamo una mole enorme di informazione sulla dieta vegetariana rispetto a prima, e se un medico-nutrizionista ha a cuore il benessere dei propri pazienti e delle persone in generale, non può ignorare questi dati. Il modello vegetariano dovrebbe essere in generale il modello da seguire da proporre alla popolazione. Questo non significa che tutti devono diventare vegetariani, ma che comunque dovrebbero tendere a questa dieta il più possibile. Gli attacchi che maggiormente fanno ai vegani sono quelli relativi al fatto che questi consumerebbero 'pillole' (le ormai famose 'pillole' di B12) e che quindi la dieta non sarebbe 'naturale', oltre alla mancanze del ferro di tipo eme. Entrambe le obiezioni sono prive di sussistenza. Il ferro e le proteine sono abbondantemente presenti nei cibi vegetali e una dieta vegana anche ne è molto ricca. È vero che il ferro eme è presente solo nelle carni, e ha la caratteristica di avere un assorbimento del 20% contro il 2-20% del ferro non eme. È il 40% del ferro delle carni perché il resto è non eme. Naturalmente è il ferro ad essere essenziale, non fa differenza in quale forma, basta che ci sia. Va detto comunque che i legumi e i cereali hanno quantità di ferro molto elevate e che la dieta vegana apporta tutti i nutrienti di cui l'organismo ha bisogno. Inoltre sono a rischio di carenza di ferro tutti gli individui che eccedano nel consumo di derivati del latte, che siano vegetariani o no. Per quanto concerne l'artificiosità della dieta vegana riguardo all'uso di 'pillole' B12, anche qui si vede molta ignoranza a riguardo. Innanzitutto queste 'pillole' di B12 non sono medicinali, ma sono preparati che contengono la vitamina naturalmente prodotta dai batteri, e vi è una bella differenza. Poi bisogna capire bene di cosa parliamo e sfatare qualche mito. La B12 non è che si trova nei derivati animali perché gli animali la producono naturalmente. Questa vitamina è prodotta solo ed esclusivamente da alcuni microrganismi di cui sia noi che gli animali ci nutriamo indirettamente attraverso il consumo di cibo contaminato da questi batteri, creando vere e proprie riserve corporee. In quelle aree del globo i cui territori sono contaminati e pullulano di questi microrganismi, non vi sono carenze di B12 nelle popolazioni indigene le quali se ne nutrono indirettamente attraverso le piante, l'acqua ecc., e viceversa possono risultare carenti in individui di altre aree povere di B12, a prescindere dalla dieta. Inoltre, carenze di B12 sono anche legate alla capacità di assimilazione degli individui, di nuovo a prescindere dalla dieta, specialmente con l'avanzare dell'età: in questi casi è ancora una volta più consigliabile e più naturale un integratore che aumentare il dosaggio di carne e derivati per accedere alle riserve degli animali (con tutto ciò che ne consegue). Una delle cause della mancanza di B12 nelle diete vegane è anche la necessità di rispettare le regole igieniche a causa dell'uso massiccio di pesticidi velenosi, che ci porta ad eliminare questi microrganismi dai cibi e quindi dipende anche dal periodo storico. È anche vero che allo stato attuale gli integratori di B12 vengono dati anche agli animali d'allevamento cresciuti in cattività e in ogni caso, nonostante necessitiamo di quantità minuscole di B12, usare i corpi degli altri animali per accedere alle loro riserve di vitamina è meno naturale che accedere direttamente alle fonti di queste. Infatti, al contrario delle grandi scimmie che quando hanno mancanze di B12 si nutrono di terra, di piccoli insetti o di feci, la nostra evoluzione ci ha permesso di poter 'allevare' questi microrganismi evitando di avere dunque carenze di questo tipo, ripeto a prescindere dalla dieta. Per quanto mi riguarda sono diventata vegana perché, come medico specializzato in nutrizione, una volta analizzati i dati relativi al consumo di carne e derivati, ho ritenuto che la dieta vegana sia la più adatta in assoluto per l'uomo. Poi ho abbracciato anche le altre motivazioni: il rispetto per la vita degli animali, lo spreco enorme di energie e cibo per alimentare gli allevamenti, l'aspetto ecologico. Cosa mi dice riguardo al dibattito in corso tra quegli studiosi che sostengono che l'uomo sia naturalmente predisposto al consumo di carne e derivati e coloro invece che accostano l'uomo ai frugivori? Qual è a tal proposito il dibattito nelle facoltà di medicina? In generale diciamo innanzitutto che non è detto che ciò che veniva sostenuto dalla scienza cinquanta o vent'anni fa sia valido anche oggi, e ciò che affermiamo oggi potrebbe essere confutato o riconfermato da nuovi studi e scoperte future. Per quanto concerne l'alimentazione, nonostante sia stato sostenuto per molto tempo che l'uomo rientri tra le specie onnivore, oggi sembra sempre più evidente la connessione tra l'uomo e le grandi scimmie frugivore. Io direi che siamo strutturalmente frugivori. I nostri canini, i nostri artigli, l'intestino, nulla ci avvicina agli onnivori e ancor meno ai carnivori. È vero che durante il corso dell'evoluzione ci siamo anche nutriti di carne, ma lo abbiamo fatto utilizzando strumenti tecnologicamente avanzati senza i quali non avremmo probabilmente potuto sopravvivere. Ed infatti non è stata la carne che ci ha permesso di arrivare dove siamo, ma è stata l'intelligenza, il cervello, che ci ha dato la possibilità di adattarci in quei periodi in cui il clima sul pianeta era molto estremo e di riuscire ad alimentarci anche di cibi – con l'uso e lo sviluppo della tecnica come armi da caccia o il fuoco – che andavano contro la nostra natura. Pensiamo al fatto che allo stato attuale l'aspettativa di vita è diminuita con questo consumo esagerato di derivati animali se non fosse per l'aumento dell'uso di medicine che equilibrano la bilancia, determinando comunque una qualità della vita di gran lunga inferiore rispetto a quella dei nostri avi. Bisogna sottolineare che la dieta mediterranea tanto acclamata, quella dei centenari per intenderci, prevedeva un consumo di carne inferiore a quella che viene consumata allo stato attuale la quale non è che un 'miraggio' della dieta mediterranea tradizionale: il consumo di carne nella dieta tradizionale era di una volta a settimana, spesso al mese. Secondo lei perché alcuni hanno a cuore il destino di altre specie e altri no? Come spiega inoltre, da un punto di vista olistico, il fatto che molte persone non sarebbero in grado di uccidere l'animale con le proprie mani? Tutti i vegetariani, prima di diventarlo, si nutrivano di carne e derivati: 'occhio che non vede cuor che non duole'. Pochi si fermano a riflettere per cercare di fare questo collegamento tra la bistecca e tutto ciò che questa richiede per essere prodotta: la sofferenza degli animali, l'uccisione, la pulizia del corpo, ecc. È un po' il controsenso dell'animalista che mangia porchetta. Secondo me entrano in gioco abitudine e pigrizia. Se si decide di smettere di mangiare carne bisogna anche cambiare abitudini. Qui non è più il semplice parlare di un dato argomento, ma ci si mette in gioco, si diventa partecipi, protagonisti di questo cambiamento con tutto ciò che vi è connesso e che ne consegue. Immagino che tutti i vegetariani che prima si nutrivano di carne con naturalezza ci siano passati. Va detto che adesso c'è più informazione rispetto a prima, anche grazie alla rete internet, quindi credo che il passaggio verso una dieta vegetariana sia molto più facile. Leggi anche: The China Study: il ruolo dell'alimentazione nella genesi delle malattie

Commenti

Finalmente un articolo serio e corretto. Non sarà un caso che venga da una persona "di scienza". Se un alimentazione "prevalentemente" vegetariana è la migliore (e non ho alcun dubbio in proposito), quindi con ridottisimo consumo di carne, tipo un paio di volte al mese, è giusto che chi lo ha studiato lo dica e lo faccia sapere. Così come è assolutamente vero che dietro le pressioni culturali alla dieta carnivora vi siano enormi interessi economici, e che l'agroindustria dell'allevamento intensivo sia devastante e insostenibile per l'ambiente. Ma, detto tutto ciò, quello che mi sembra di capire dall'intervento della dottoressa è che la scelta vegan sia una scelta individuale e personale, senza quelle motivazioni dogmatico/assolutistiche che si trovano in altri vegan, meno scientifici e un pò più.... emotivi! Consumare (troppa) carne fa male. Giusto!! Così come consumare "troppo" alcool, o qualunque altro alimento (anche "troppa" acqua...!!) fa male! Quindi il concetto è "moderare", non "eliminare"! Chi vuole è liberissimo di eliminare dalla sua dieta tutto quello che vuole, ma possibilmente.. si astenga dal dare alle proprie motivazioni etico/personali, un valore oggettivo e assoluto!
maistusardu, 17-06-2012 04:17
L'articolo più antiscientifico che abbia mai letto
Matteo, 19-07-2013 01:19

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