Anche le Sardine leggono Il Cambiamento?

Che il Movimento delle Sardine abbia preso spunto dal sottotitolo del portale Il Cambiamento per la lettera inviata al quotidiano Repubblica? D'altra parte non sarebbe la prima volta che "ispiriamo" più di una persona o un gruppo. Bene, ci fa piacere.

Anche le Sardine leggono Il Cambiamento?

Sappiamo che il nostro giornale online, assai anomalo nel panorama mediatico italiano, anche solo per la decisione di non aver sponsor che non siano in linea con i valori che portiamo avanti, è molto letto e conseguentemente preso spesso come spunto.

Quando siamo nati dieci anni fa, pochi credevano nel cambiamento e pochi ne parlavano; oggi è diventata la parola d’ordine di qualsiasi politico, qualsiasi pubblicitario. Dai monarchi fino alle case automobilistiche, cambiano tutti. Le varie tematiche e le notizie di cui scriviamo da sempre sono diventate patrimonio pubblico, a parole tutti sono diventati sostenibili, tutti sono difensori dell’ambiente, dall’Eni fino a Trump e ogni multinazionale fossile è profondamente ambientalista, ovvio.

Ci sono stati copiati articoli o pezzi di articoli senza nemmeno prendersi la briga di citarci, ci sono stati copiati contenuti e idee, il che ci fa piacere. Ci fa meno piacere se chi lo fa non ti dice nemmeno grazie e lo fa solo per ricavarci un tornaconto personale.

Senza avere padrini e padroni, con un piccolo supporto di sponsor di valore e con quello dei lettori, siamo riusciti e riusciamo a continuare a produrre tantissimi contenuti originali, notizie utili a tutti nell’ottica del vero cambiamento, quello che vede l’ambiente e la persona al centro, non quello strumentale per vendere qualcosa, per acquisire potere, per imbrogliare il prossimo.

Questa volta notiamo con piacere che anche il nostro sottotitolo del giornale “dal virtuale al reale” è stato concettualmente ripreso dal movimento delle Sardine. Non sappiamo se leggano anche loro Il Cambiamento ma considerato il tono della lettera che hanno inviato a Repubblica, sembrerebbe di sì.

Vediamo con molto favore la loro mobilitazione, senza cappelli, senza partiti e soprattutto con questa idea che noi portiamo avanti da un decennio che è quella del passare dal virtuale al reale. Ci tengono giustamente a sottolineare che, nonostante la costante magnificazione della realtà virtuale operata da chi ci vuole vendere per forza qualcosa, bisogna ritornare al reale e danno grande importanza alle piazze, all’incontro fisico fra le persone. Sembra un concetto banale ma non lo è affatto in un mondo iperconnesso in cui la gente è sempre più sola. Sarà che il virtuale come unica ragione e luogo dell’esistenza è un colossale inganno? Sembrerebbe di sì vista la voglia di questo movimento di rivendicare una esistenza fisica. 

Stanchi della onnipresenza dei social, di discutibilissimi post in cui politici e personaggi pubblici di ogni risma ci mettono al corrente di ogni sciocchezza, stanchi di questa super esposizione di volti e gesta di persone che non hanno nessun amor proprio, vergogna o pudore. Finalmente un movimento assai partecipato rivendica il diritto di essere e non solo e unicamente di apparire. E lo fa nel modo più semplice, sano e naturale che nessun virtualità potrà mai eguagliare: si incontra, si ritrova, si confronta e parla direttamente. Già solo questo è un atto politico di grande spessore, il ritorno al reale, quel reale da cui non si può prescindere e che ci riporterà al senso e alla costruzione di una realtà migliore.

 

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