Animali clonati: le istituzioni europee non trovano un accordo

È fallita l'ipotesi di un accordo per nuove norme europee sui cibi provenienti da animali clonati o da loro discendenti. Si crea così una situazione paradossale per cui non solo potremo ritrovarci nel piatto prodotti derivati dalla prima generazione di organismi clonati, ma non sarà nemmeno possibile riconoscere tali alimenti attraverso un’etichettatura adeguata.

Animali clonati: le istituzioni europee non trovano un accordo
Non ci sarà nessuna nuova legge per regolamentare la commercializzazione dei prodotti ottenuti dagli animali clonati e (soprattutto) dalla loro progenie: questi non saranno considerati “nuovi alimenti”, come richiesto dalla Commissione e dal Consiglio europei, né avranno una regolamentazione specifica, come richiesto dal Parlamento Europeo. Questa liberalizzazione forzata, dovuta all’incapacità dell’Europa di affrontare le spinose questioni poste dall’incalzare di nuove tecnologie, crea una situazione paradossale per cui non solo potremo ritrovarci nel piatto prodotti derivati dalla prima generazione di organismi clonati, ma non sarà nemmeno possibile riconoscere tali prodotti attraverso un’etichettatura adeguata. Eppure, i cittadini europei hanno espresso in maggioranza (77%) la loro contrarietà alla clonazione animale, affermando di non voler consumatore tali prodotti anche per motivi etici (dati Eurobarometro del luglio 2008). La clonazione, infatti, è una tecnica per creare copie geneticamente identiche di animali, tutt’altro che efficace. Nella maggior parte dei casi provoca anomalie nello sviluppo, i capi muoiono subito dopo la nascita o nel giro di poche settimane e solo una percentuale minima sopravvive (meno del 10% per i bovini e il 5-17% per i maiali). I rischi sanitari per l’uomo sono ancora incerti, perché ancora non adeguatamente valutati, mentre le sofferenze degli animali sono innegabili. La questione etica è stata sollevata, dalle associazioni della società civile, dal Gruppo Europeo sull’Etica per la scienza e le nuove tecnologie e addirittura dall’Agenzia Europea per la sicurezza Alimentare (che pure generalmente manca di qualsiasi senso critico nei confronti dello sviluppo biotecnologico). A luglio il Parlamento Europeo aveva richiesto una moratoria totale sulla clonazione, argomentando la decisione anche con motivi economici (lesione dell’immagine del modello agricolo europeo), sanitari (assenza di adeguati studi scientifici), ecologici (perdita di biodiversità e diffusione di pandemie). Purtroppo la ragionevolezza sembra non essere il principio guida delle nostre istituzioni. La conseguenza è che i cittadini sentono sempre più forte la distanza con una burocrazia poco rappresentativa degli interessi collettivi. Simona Capogna, Vicepresidente Verdi Ambiente e Società (VAS)

Commenti

"Eppure, i cittadini europei hanno espresso in maggioranza (77%) la loro contrarietà alla clonazione animale, affermando di non voler consumatore tali prodotti anche per motivi etici (dati Eurobarometro del luglio 2008)." Domanda: questi stessi cittadini sono almeno vegetariani o gliene importa solo della vita degli animali clonati?! Agghiacciante la dissonanza cognitiva che ogni giorno noto nelle persone!
Francesca Fugazzi, 31-03-2011 02:31

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