Antonio, detto "choosy"

Studente, 26 anni, un futuro sconosciuto. La storia di Antonio, una vita simile a quella di molti altri. La risposta all'uscita infelice della minisitra Fornero che ha definito i giovani italiani "choosy", scizzinosi, nelle scelte lavorative.

Antonio, detto
Sono uno studente, ho 26 anni e non so quale sarà il mio futuro. Come molti miei coetanei sono in possesso di una laurea triennale e sto per prendere quella magistrale. Due lauree che probabilmente non mi serviranno a niente (in Italia). Tutti dicono: “È la crisi”. Io le dico che non è la crisi, sono le politiche che sono sbagliate. Sono le nostre, anzi le vostre, priorità che sono sbagliate. Mi dica il motivo per cui io mi laureo e non riesco a trovare un posto di lavoro? Perché per fare quello per cui ho studiato devo andare in Spagna, o in Francia, o in Australia. Eppure la crisi vale per tutti mica solo per noi. Il problema è che la politica si fa dal basso, a partire dai più deboli, da chi non ha niente, da noi studenti, che studiamo anni e anni a carico delle nostre famiglie, per poi renderci conto che è stato tutto tempo sprecato. Quello che non si capisce è che siamo noi giovani le future fondamenta del sistema e allora ecco che dico la politica dal basso; provate a costruire un palazzo dall’ultimo piano, è impossibile! Siamo noi il futuro, se ne renda conto! Purtroppo non tutti abbiamo la fortuna di essere figli suoi cara ministra. Di insegnare nella stessa università dei nostri genitori e di essere i responsabili dell’istituto di ricerca della Compagnia San Paolo, che è l’istituto del quale lei era vicepresidente e che ora è gestito da sua figlia. E allora io mi incazzo quando le sento dire che siamo “Choosy”, lo dice pure in inglese, chissà poi per quale motivo. In realtà i fatti sono ben diversi. La maggior parte dei ragazzi che si laurea è costretta a fare lavoretti per campare, perché il mercato delle assunzioni è assolutamente fermo; c’è addirittura una ragazza che raccoglie gli ortaggi nei campi del nonno. Quindi qui nessuno è choosy, direi che conosce poco la realtà italiana se dice questo. O forse conosce solo la realtà dell’Italia da 200.000 euro di reddito annui. Io devo ancora finire gli studi, ma quale sarà il mio futuro? Quando potrò guadagnare abbastanza da non pesare più sulla mia famiglia? Vede cara ministra noi non siamo choosy. No. Il problema è che siamo “CIUSI”. Ci avete chiuso tutte le porte e adesso siamo costretti ad aprirne una a caso e sperare che non sia quella che da sul precipizio. Antonio. Leggi anche: Choosy a chi? "Non siamo schizzinosi, pretendiamo ciò che ci spetta"

Commenti

Come mai i parenti dei politici sono tutti sistemati con ottimi posti fissi?! E si permettono di prenderci anche in giro. Di umiliarci in tutti i modi possibili. E noi ancora a chinare il capo. Questi non proveranno mai il senso della vergogna perché tanto trovano i fessi che li votano e voteranno mentre i giovani bravi e volenterosi sono costretti ad andarsene fuori dall'Italia dove vengono pagati e rispettati.
maria, 31-10-2012 11:31
Non si può mai fare di ogni erba un fascio.La crisi Italiana è,in buona parte,colpa nostra,degli adulti e non è giusto che ricada sui ragazzi ma,in un momento come questo,se io fossi uno studente che deve scegliere,mi guarderei intorno,cercherei di capire cosa offre e di cosa ha bisogno il mercato e poi deciderei per la cosa più consona a me,cercando la strada migliore in Italia ma,andando anche a specializzarmi all'estero,se occorre. Il problema è che non abituiamo i nostri figli a farsi un po'il "mazzo" fin da piccoli e,spesso,scelgono cose con superficialità perché ci è stato insegnato a pretendere.E'per questo che il Ministro(la Ministra non è corretto),ha detto quella frase.Tutti noi,giovani e adulti,dovremmo imparare a trasformare i problemi in opportunità e questo renderebbe la nostra vita molto più stimolante.Inoltre dovremmo anche imparare ad essere più educati e a non usare linguaggi scurrili.Non serve a niente.Non è una bella presentazione ed è contrario a quella forma di rispetto reciproco che è alla base di tutto e che regola la nostra vita.
Maria-Rossella Maccolini, 01-11-2012 08:01
Vorrei solo dire che già la sola analisi del termine dice una cosa: sono un governo sideralmente lontano da noi e lo resteranno. "Choosy" è un termine non solo straniero ma gergale e recente. E' stato costruito apposta per far considerare la scelta (v. choose, sost. choice) non più un elemento che dia autonomia e soddisfazione ma un lusso assurdo. Stanno cercando di riprogrammarci le zucche, sono molto rozzi ma ci provano. Intanto hanno fatto su un polverone e non è escluso che fosse la loro vera finalità. Dovrebbero essere puniti col silenzio, secondo me.
Marco, 01-11-2012 05:01
Cara Rossella io sono perfettamente d'accordo con te e ti garantisco che tutto quello che dici i ragazzi, noi lo facciamo. Ci guardiamo intorno, facciamo le cose peggiori pur di portare a casa 500 euro. ti contraddico però su due cose, se posso. La prima è che io mi sono rivolto a un Ministro donna, quindi anche se non si usa nel linguaggio corrente (in maniera sbagliata a mio avviso) io la chiamerò Ministra, così come dico avvocatessa o dottoressa o ingegnera. E' una questione di linguaggio di genere e tu che sei una donna dovresti pretendere che il linguaggio non sia tutto al maschile. Ma comunque non è questo l'argomento. Io non sono una persona scurrile, se ho usato certi termini è perchè quando ti svegli la mattina alle sette per andare a fare il tuo dovere e torni a casa alle otto distrutto e ti senti dire che sei pure schizzinoso, beh scusami ma ti girano. Non è che possiamo sempre stare a capire tutto. Io anzi direi che come al solito ci siamo svegliati molto molto molto tardi, ma vabbè quella è la nostra natura di Italiani, siamo mosci, aspettiamo sempre che le cose si risolvano da sole.
Antonio, 02-11-2012 09:02
Caro Antonio,quando parlo,lo faccio sempre in modo generale, pur sapendo che ci sono tante realtà diverse da quelle che descrivo.Quello che non capisco è perché tu ti risenta tanto.Se non hai la coda di paglia e,in coscienza,sai di fare anche più del tuo dovere,non dovresti ritenerti incluso in questa classificazione e,quindi,non dovresti curartene. Per quanto riguarda il Ministro o la Ministra,io ho 57 anni e cioè,ho studiato in un periodo in cui la nostra Scuola insegnava davvero tant'è che la nostra preparazione ci era invidiata in tutto il mondo.Dopo il '68 è stato smantellato tutto e non sai la fatica che ho fatto per dare a mio figlio,che ora ha 27 anni,l'istruzione che ho avuto io.Scuole Pubbliche e Private meravigliose entrambe ai tempi miei,un disastro ai tempi di mio figlio. Fidati:si dice dottore-dottoressa,avvocato-avvocatessa(anche se sarebbe meglio il maschile comunque) ma ingegnere e Ministro.E' una questione di correttezza e,soprattutto,di uno stile che,purtroppo,non c'è più,che andrebbe ritrovato e insegnato di nuovo alle nuove generazioni.Per distinguersi.
Maria-Rossella Maccolini, 02-11-2012 04:02
"ai miei tempi c'erano valori, si viveva meglio, l'istruzione era migliore, i giovani avevano voglia di lavorare.. ora siete choosy, bamboccioni, mammoni, sfigati, superficiali..". Questo mi sembra il modo migliore per congelare tutto. La colpa è nostra "il lavoro c'è, siete voi a non volerlo". Forse è l'idea del lavoro che è cambiata, ma si rimane al mito del posto fisso. Ma forse, a ben pensarci è solo un disco rotto. Negli anni '70 eravate capelloni-drogati-hippy-sporchi-irrispettosi, negli anni '80 superficiali-inetti-ambigui-senzavalori-conilmitodeldiodenaro. Fondamentalmente il nodo è una incomunicabilità tra generazioni: non volete ascoltare quello che abbiamo da dire, o osservare cosa abbiamo da offrire. Siamo una generazione che sa darsi da fare, re inventarsi, partire da zero e si muove per passione, non per il mito del posto fisso. Non ci appartiene. Il linguaggio di genere poi non è un vezzo da radical chic o femministe moraliste, è una questione di rappresentatività. C'è un'intera fetta di mondo cancellata dall'immaginario e dalla rappresentazione sociale collettività; dire ministro o ministra non è affatto la stessa cosa, parlare al femminile non è mancanza di rispetto. E,se come dovrebbe essere tutti riconosciamo il ruolo fondamentale della parola nella costruzione di una cultura collettiva, possiamo ben renderci conto che ammettere l'esistenza dell'universo femminile in ambito lavorativo può realmente cambiare le cose.
giulia, 05-11-2012 11:05

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