Il nostro futuro nelle mani delle api

Uno studio dell’UE afferma che il 9,2% delle api europee è a rischio estinzione. Mentre in Italia la produzione è calata del 50% in 7 anni. Vittime di pesticidi, inquinamento e cambiamenti climatici, questi meravigliosi insetti riusciranno difficilmente a sopravvivere, mettendo a serio rischio l’intera catena alimentare. Per evitare il disastro istituzioni e associazioni corrono ai ripari.

Il nostro futuro nelle mani delle api

L’allarme sull’estinzione delle api è stato lanciato più volte nel corso degli ultimi anni. Noi dipendiamo anche da loro, visto che 71 delle 100 colture più importanti al mondo si riproducono grazie all’impollinazione. Ma per salvarle, bisogna prima contarle. E’ da poco operativa l'anagrafe delle api, che dà la possibilità agli apicoltori italiani di registrarsi sul portale del Sistema informativo veterinario accessibile dal portale del Ministero della Salute. Operatori delle Asl, aziende e allevatori potranno accedere all’anagrafe per registrare le attività, comunicare una nuova apertura, specificare la consistenza degli apiari e il numero di arnie o le movimentazioni per compravendite. Sul sito www.vetinfo.sanita.it, una sezione pubblica dedicata all'Apicoltura consentirà di avviare la procedura online di richiesta account. D’altronde i numeri parlano chiaro: le api italiane sono diminuite del 40% dal 2008 ad oggi, con conseguente calo della produzione di miele del 50%; siamo quarti nella classifica dell’apicoltura europea; le importazioni sono aumentate del 17%, di contro le esportazioni sono diminuite del 26%. La situazione è preoccupante non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa: in Inghilterra si stima che le api scompariranno del tutto entro il 2020. Gli scienziati la chiamano “Sindrome dello Spopolamento degli Alveari”. E questo fenomeno è stato recentemente confermato da uno studio dell’Unione Europea, denominato “European Red List of Bees”, che censisce 1.965 specie di api del vecchio continente. Bene, il 9,2% è a rischio estinzione, una percentuale che sale a quasi un quarto (25,8%) nel caso dei “bombi”, impollinatori molto importanti della stessa famiglia; il 7,7% (150 specie) è in declino, il 12,6% (244 specie) è più o meno stabile e lo 0,7% (13 specie) è in aumento. Per circa il 56,7% delle specie purtroppo non ci sono dati, esperti e finanziamenti sufficienti, per capire i trend delle popolazioni. Fra questi anche quelli relativi all'ape da miele per eccellenza, la Apis Mellifera, per la quale occorrono nuove ricerche proprio per distinguere le popolazioni selvatiche da quelle “addomesticate”.
Ma quali sono le cause di questo disastro? Le prime due sono da ricercarsi ovviamente nell’uso dei pesticidi e nell’inquinamento. Poi seguono i cambiamenti climatici, la malnutrizione degli insetti e le infezioni, come nel caso dell’Aethina Tumida, il coleottero degli Alveari. Il Ministero della Salute ha già trasmesso una nota agli Assessorati alla Sanità e ai Servizi Veterinari di tutte le Regioni e Province Autonome italiane, ordinando di mettere in atto il Piano di Sorveglianza che il Ministero della Salute ha concordato con il Centro di referenza nazionale per le malattie delle api. Esso prevede controlli clinici condotti su apiari stanziali, da individuarsi in modalità “random”, e in controlli clinici condotti su apiari selezionati sulla base del rischio, adottando i seguenti criteri: a) apiari che hanno effettuato attività di nomadismo fuori Regione o Provincia autonoma; b) apiari che ricevono materiale biologico (api regine, pacchi d’ape, ecc.) da altre Regioni e Province autonome; c) apiari ritenuti a rischio in funzione di altri criteri territoriali o produttivi.
Accanto al contesto istituzionale, numerose sono le iniziative di associazioni ed enti, a cui noi de Il Cambiamento abbiamo dato spazio recentemente (leggi articoli in fondo). Oggi segnaliamo il progetto di Life Gate, “Bee my Future. Le api non fanno solo il miele. Il nostro futuro dipende anche da loro”, che si prefigge l’obiettivo di contribuire alla tutela delle api sostenendo un allevamento che parte da cinque alveari, dati in gestione ad un apicoltore, appositamente selezionato dall’Associazione APAM - Associazione Produttori Apistici della Provincia di Milano, con esperienza decennale e con una profonda conoscenza dell’apicoltura. Il progetto prevede l’acquisto degli sciami e delle attrezzature necessarie (arnie e indumenti di protezione), l’assistenza tecnica all’apicoltore, la verifica e il monitoraggio delle attività e del loro stato di salute. L’apicoltore si occuperà dell’allevamento delle api ricevute in gestione e della produzione di miele in un contesto urbano, all’interno della provincia di Milano. Si seguiranno i principi guida del biologico, che prevedono la disposizione degli apiari in zone con colture e vegetazioni spontanee, che non confinano con aree trattate con pesticidi e lontane almeno mezzo chilometro da zone soggette a smog, utilizzando solamente materiali naturali.
L’iniziativa Bee my Future è aperta però anche a tutti coloro che vorranno dare il proprio sostegno. In che modo sarà possibile aderire? Adottando mille api, in un anno, e contribuendo così alla loro tutela e conservazione. A tutti i sostenitori LifeGate manderà un attestato personalizzato e 5 kg di miele di acacia, millefiori o tiglio prodotto dalle api.

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