Costruire sostenibile. Conclusa la prima fase di Archintreccio

Unire le tecniche d’intreccio a quelle di costruzione in terra cruda per realizzare una piccola abitazione rurale nel più veloce tempo possibile e utilizzando quasi esclusivamente materiali locali. Si è conclusa la prima fase del cantiere-scuola Archintreccio. La seconda fase si svolgerà dal 27 giugno al 13 luglio. Ce ne parla Francesco D'Ingiullo, ideatore del progetto.

Costruire sostenibile. Conclusa la prima fase di Archintreccio
Il progetto Archintreccio nasce da una mia idea di unire le tecniche d’intreccio a quelle di costruzione in terra cruda con l’obiettivo di realizzare una piccola abitazione rurale nel più veloce tempo possibile e utilizzando quasi esclusivamente materiali locali. Una prima sperimentazione è stata fatta nel 2010 e questa seconda costruzione porta i miglioramenti nati dagli errori della prima. Non è stato richiesto nessun permesso di costruzione per i seguenti motivi: - nessuna legge prevede la tipologia di costruzione che si intende sperimentare; nessuna legge prevede la possibilità di sperimentare nuove tipologie di costruzione; - credo che nessuna legge dovrebbe vietare il diritto di ogni essere vivente ad avere un’abitazione così come egli stesso la desidera (queste cose accadono solo nella società umana); - ormai è più che evidente (perlomeno in Italia) che nessun esperto qualificato può garantire con sicurezza la funzionalità e la resistenza della costruzione in caso di calamità naturale; nelle zone terremotate è facile che capiti che le case autocostruite siano quelle più resistenti! - l’architettura legalizzata ormai ha perso la connessione con il Pianeta e con i bisogni dell’uomo, cose che dovrebbero sempre stare alla base di una progettazione edile; - costruire con criterio può essere alla portata di tutti compreso donne e bambini e questo concerne: la comprensione dei bisogni abitativi, la selezione del luogo, la progettazione ecocompatibile, la scelta dei materiali locali ed ecologici, la gestione del cantiere in sicurezza, la cura dell’aspetto e dell’impatto sociale del cantiere. Tutto questo non può essere realizzato se si sottrae a chi beneficerà dell’abitazione la possibilità di essere coinvolti in tutte le fasi di progettazione/realizzazione. Tutto questo faceva parte del patrimonio dei nostri antenati fino a qualche decennio fa! Realizzazione Si è conclusa dopo un totale di 14 giornate lavorative la prima fase di costruzione di una casetta circolare in terra cruda e paglia con struttura e cassero di canne intrecciate. La parete perimetrale lunga circa 16 metri è stata completata per più di 2/3 della sua altezza totale. Una volta tracciato il perimetro si è stabilita la posizione delle vetrate termoefficienti e della porta creando la struttura lignea che le ospiterà. La struttura di canne è composta da canne verticali che da sperimentazioni varie conviene posizionare ogni 30 cm direttamente conficcate nella terra. Per fare questo si è proceduto prima a fare un buco con un tubo di ferro del diametro leggermente inferiore a quello delle canne (si sono usate le più robuste). La profondità del buco è di circa 20 cm. Una volta collocate tutte le canne verticali nel perimetro interno (meno di 40) si è proceduto all’intreccio a terra del cassero. L’altezza del cassero per la parete interna è stata divisa in due per comodità di realizzazione, mentre la lunghezza è quella totale della parete perciò si è realizzata una stuoia alta 1,25 metri e lunga circa 13,50 metri. Le canne venivano spaccate nel seguente modo: prima venivano selezionate, pulite delle eventuali ramificazioni e delle cime troppo sottili (non dalle foglie per questioni di tempo) e infine tagliate a misura; quindi si procedeva a batterle su ogni nodo con una mazzetta leggera su un ceppo di legno. Questa battitura permette di aprire dallo spacco principale la canna e renderla quindi piatta. L’intreccio è quello antico per la realizzazione dei silos per cereali che sicuramente venivano costruiti in Abruzzo e in Sardegna (reperti osservati personalmente) ovvero la canna appiattita passa sopra due e sotto due e questo passaggio viene sfalsalsato di una canna perpendicolare ad ogni passaggio. Il risultato finale è un intreccio molto robusto che presenta la classica spina di pesce. Una volta impratichite le mani 3 persone con il materiale pronto possono realizzare 1 metro d’intreccio ogni 10-15 minuti. Noi procedevamo con un gruppo di almeno due persone che preparava le canne (una al taglio ed una alla battitura) ed un gruppo di 3 che intrecciava. Nella migliore giornata quando il gruppo era più consistente si è intrecciato ad entrambe le estremità. All’inizio è anche più facile tagliarsi con le canne, ma poi s’impara a trattarle “con dolcezza” ed anch’esse diventano meno burbere. L’intreccio parte con almeno 4 canne spaccate di quelle trasversali che determinano l’altezza del cassero. Su queste vengono inserite le canne longitudinali di varia lunghezza (infatti sono canne intere dritte alle quali è stata solo tolta la punta) fino a coprire tutta l’altezza dell’intreccio. Quindi si cambia posizione e si comincia l’intreccio vero e proprio infilando sulle cannelongitudinali quelle trasversali. L’intreccio a spina di pesce è preferibile ad una tessitura semplice perché in questo modo le canne possono essere serrate bene le une contro le altre dato che la curva che fanno è molto più dolce. Dei cordini trasversali venivano messi ogni metro circa per evitare che le canne longitudinali alle estremità potessero uscire, mentre all’inizio e alla fine della stuoia/cassero l’intreccio veniva bloccato con una canna spaccata in due le cui metà venivano posizionate una sopra ed una sotto l’intreccio e legate poi con filo di ferro da carpentiere (per tutto il cantiere 15 bobbine sono necessarie). La parete intrecciata così ottenuta veniva quindi presa contemporaneamente da tutti e portata in sede dove veniva fissata alle canne verticali con altre posizionate in diagonale che coprivano la distanza di almeno 6 canne verticali. Il cassero veniva a trovarsi tra le canne verticali e quelle in diagonale. Le legature tra le canne verticali e quelle in diagonale veniva fatta con filo di ferro da carpenteria. Le canne diagonali vanno legate a tutte le canne verticali. Le estremità del cassero sono chiuse con canne intere legate con cordino di nylon e poi rese rigide sul piano con canne spaccate trasversali e legate con filo di ferro. Questa stessa tecnica è stata utilizzata per la realizzazione del telaio della finestra posizionato nel cassero, conficcato nella parte di muro già realizzato e tenuto verticale da canne passanti ficcate dall’esterno del cassero fin oltre l’interno di questo. Una volta realizzata la parete interna del cassero si sono infilate le canne verticali esterne (circa 40) e si è realizzato il primo strato di stuoia/cassero esterno alto 70 cm. Questo è stato legato con canne diagonali e poi si è proceduto a riempire di terra e paglia nel seguente modo: la terra è sta fresata finemente col motocoltivatore (di mia nonna, più vecchio di me!!), poi messa in carriola con la pala e a strati alternati con la paglia e quindi bagnata. La carriola veniva poi svuotata direttamente nel muro dove veniva battuta in maniera non troppo vigorosa. Una gettata intera richiederebbe una giornata di lavoro con 10 persone (ci siamo riusciti anche in 8, ma lavorando duramente!). Finita la prima gettata si è realizzata la seconda parte della parete esterna; montata e riempita nuovamente. La terza parte è stata realizzata e non riempita. Il gruppo è stato di numero variabile tra le 4 e le 8 persone costituito in maggioranza da donne con l’intervento sporadico di qualche ragazzino. IL PROSSIMO APPUNTAMENTO DI ARCHINTRECCIO

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