Attivisti arrestati in Russia: direttore Greenpeace chiede un incontro con Putin

Il Direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo, ha scritto al Presidente Russo Vladimir Putin per proporgli un incontro urgente a Mosca per mettere fine alla detenzione dei 28 attivisti e dei due giornalisti freelance in carcere oramai da due settimane.

Attivisti arrestati in Russia: direttore Greenpeace chiede un incontro con Putin
Il Direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo, ha scritto al Presidente Russo Vladimir Putin per proporgli un incontro urgente a Mosca per mettere fine alla detenzione dei 28 attivisti e dei due giornalisti freelance in carcere oramai da due settimane. Nella lettera, recapitata all’Ambasciata Russa all’Aja, Naidoo propone di trasferirsi personalmente in Russia e fare da garante della buona condotta degli attivisti, se questi verranno rilasciati sotto cauzione. Il Presidente Putin si era mostrato aperto al dialogo con Greenpeace durante il suo recente intervento alla conferenza dell’International Arctic Forum a Salekhard. Durante l’incontro Putin aveva affermato: “Sarebbe stato molto meglio se i rappresentanti di questa organizzazione fossero stati presenti in questa sala e avessero espresso la loro opinione sulle questioni su cui stiamo discutendo, avessero posto le loro proteste e richieste, e avessero manifestato le loro preoccupazioni, che nessuno avrebbe ignorato”. Nel testo della lettera Naidoo afferma: “Sono disponibile a trasferirmi in Russia per tutta la durata di questa vicenda. Vorrei offrire me stesso come garante della buona condotta degli attivisti di Greenpeace se verranno rilasciati sotto cauzione. Loro, noi, Greenpeace, non pensiamo di essere al di fuori della legge. Siamo disposti ad affrontare le conseguenze delle nostre azioni, fintanto che queste conseguenze siano inserite nel codice penale di una nazione, come è comprensibile. È chiaro dalle sue dichiarazioni che Lei non ritiene che gli attivisti siano dei pirati, nonostante questa sia l’accusa che è stata avanzata. Lei, come milioni di persone in tutto il mondo, sa che ad essere accusate di pirateria sono delle persone che non hanno commesso questo crimine, e che i nostri attivisti sono stati accusati di un reato immaginario. Lei stesso in passato ha affermato di provare ammirazione per le associazioni come Greenpeace, e che la nostra protesta suscitava in lei comprensione. Se i nostri compagni verranno rilasciati sotto cauzione, offro me stesso a garanzia della promessa che i 28 attivisti di Greenpeace International risponderanno della loro protesta pacifica secondo il codice penale della Russia”. Intanto lunedì 14 ottobre Cristian D'Alessandro, 31 anni, attivista italiano di Greenpeace, membro dell'equipaggio della nave Arctic Sunrise, attualmente trattenuto in custodia cautelare a Murmansk, in Russia, parteciperà all’udienza nel tribunale locale. Gli avvocati di Greenpeace hanno chiesto la scarcerazione su cauzione per lui come per gli altri 27 attivisti e i 2 giornalisti free lance. Finora è stato rigettato il ricorso di tutti coloro dei quali è stato esaminato. Rimane l’accusa di pirateria da parte delle autorità russe, secondo l'articolo 227 del Codice penale russo. Cristian e tutti gli attivisti di Greenpeace rischiano fino a 15 anni di detenzione. Lunedì si deciderà anche sul ricorso presentato da Camila Speziale, 21 anni, di Buenos Aires, la più giovane attivista a bordo, di origini italiane. Gli attivisti e i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe da giovedì 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre sono detenuti in strutture di detenzione preventiva intorno alla città di Murmansk.

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