L'innalzamento delle temperature manda in tilt le coltivazioni

Temperature record e scarse precipitazioni stanno mandando in tilt le coltivazioni italiane. Castagne con un mese di anticipo e nessuna traccia di funghi e tartufi: questi gli effetti visibili del riscaldamento globale sull'area mediterranea.

L'innalzamento delle temperature manda in tilt le coltivazioni
L'estate meteorologica 2011 si è conclusa con un agosto tra i più caldi e asciutti dal 1800 ad oggi secondo la Banca dati del Gruppo di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna. “I dati registrati ad agosto dicono che si è trattato di un mese caldo e secco”, spiega Michele Brunetti, ricercatore dell’Isac-Cnr. Globalmente la media stagionale si è conclusa con un’anomalia di temperatura di +0.8 gradi rispetto al periodo di riferimento e con un deficit di precipitazioni pari al 19%. E la stagione appena iniziata ha fatto il suo ingresso con altrettante temperature record. Gli effetti di questo caldo eccezionale si vedranno soprattutto sulle nostre tavole. Che dovranno fare a meno, almeno per ora, di pietanze a base di funghi e tartufi. Il clima troppo secco e le scarse precipitazioni stanno infatti ritardando la raccolta, anticipando invece di quasi un mese quella di castagne e nocciole, secondo un monitoraggio effettuato da Coldiretti. Ottima annata invece per olio e vino. Ma solo qualitativamente. Se infatti per la raccolta delle olive molto dipenderà dalle prossime settimane, per l'uva si prevede una raccolta ai minimi storici, con oltre il 10% in meno rispetto all'anno scorso. È facilmente intuibile che questi sono solo alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici in corso nel nostro paese. Nel 2009 uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima di Bologna sugli effetti dei cambiamenti climatici globali ha evidenziato un riscaldamento più intenso nella fascia mediterranea, e quindi anche in Italia. L'analisi delle serie storiche di temperature e precipitazioni nell'ultimo secolo indica che in area mediterranea il clima sta diventando più caldo e più secco, con precipitazioni concentrate in eventi più rari ed intensi. Secondo un dossier di Legambiente, negli ultimi 20 anni le aree aride si sono triplicate e si stima che oltre 10 milioni di ettari pari ad un terzo (34%) del territorio nazionale sia a rischio desertificazione. Le regioni individuate come principalmente a rischio sono Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. In particolare, nelle ultime tre i processi di degrado sarebbero più avanzati (la Sardegna è la regione più esposta con l’88% della sua superficie a rischio) per la scarsa copertura forestale, la presenza di aree naturali denudate e la dominanza di pascoli eccessivamente sfruttati. Ma non basta, a rischio sono anche la Maremma tosco-laziale e la pianura veneta.

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