Basta fare un orto o installare un impianto solare per salvare il mondo ed essere persone migliori?

Vari anni fa ci fu un mini boom dell’energia solare fotovoltaica grazie a un kwh immesso in rete che veniva pagato molto, sulla falsariga di quello che aveva già fatto la Germania. Ma le cose non cambiarono in meglio. Questo perché ogni gesto di cambiamento va inserito in una dimensione ampia di trasformazione.

Basta fare un orto o installare un impianto solare per salvare il mondo ed essere persone migliori?

Qualcuno ricorderà che vari anni fa ci fu un mini boom dell’energia solare fotovoltaica grazie a un kwh immesso in rete che veniva pagato molto, sulla falsariga di quello che aveva già fatto la Germania. Molti installarono questi impianti soprattutto per il guadagno che ne derivava ma da ciò non ne conseguì un cambiamento in meglio della società italiana, anzi progressivamente abbiamo visto un peggioramento delle condizioni culminate con il periodo covid, il più buio per la nostra democrazia dal ventennio fascista a oggi.
Attualmente, soprattutto a causa della pedagogia delle catastrofi di Latouchiana memoria, sono aumentate le persone che compiono gesti in direzione di un cambiamento.
Ma il cambiamento, vista proprio la situazione catastrofica in cui siamo, per essere tale non si può limitare a bei gesti isolati, magari fatti esclusivamente per convenienza o senza pensare al contesto. È ad esempio sicuramente positivo fare un orto o installare qualche sistema di energia rinnovabile ma pensare che facendo queste azioni si diventi persone migliori o si salvi il mondo, è una pia illusione.
Necessariamente si deve ragionare in maniera più ampia, questi gesti vanno inseriti in un contesto reale di cambiamento positivo, personale e collettivo. Il cambiamento infatti investe la persona complessivamente e non si limita alle verdure o all’elettricità prodotta dal sole. Che interventi del genere non siano risolutori o forieri di particolari cambiamenti anche interiori, lo dimostrano le varie persone che insegnano questa o quella soluzione specifica contrabbandandola come la unica e vera soluzione, senza tenere conto di tutto il resto. Ognuno pensa di avere la formula magica ovviamente relativa a quello che propone. Probabilmente lo si fa per vendere meglio il proprio prodotto, che sia una conoscenza, una applicazione pratica, un rimedio, ma è evidente che le persone non sono solo un aspetto e niente può essere così onnicomprensivo. Si può anche meditare, fare l’orto e dire di amare la natura ma se si è arroganti, arrivisti, chiusi al prossimo, con problemi relazionali irrisolti, interessati solo al proprio tornaconto, di certo non si sta agendo in maniera molto diversa da coloro dai quali ci si vuole differenziare e che si criticano per rafforzare la validità della propria soluzione salvifica.
Il cambiamento quindi è cosa assai più complessa ma anche più interessante dell’orto o di un pannello fotovoltaico. Nel cambiamento entra la propria capacità di relazionarsi, comunicare e rispettare il prossimo senza arroganza; c’entra il proprio rapporto con i soldi, troppi se ne vedono di pseudo alternativi che sono più attaccati alla propria immagine e ai soldi di un politico qualsiasi; c’entra la capacità di ascoltare e non imporre il proprio pensiero per quanto interessante sia, dall’alto di una presunta esperienza e conoscenza che alla fine è solo una prepotente affermazione del proprio io irrisolto. C’entra l’apertura e l’interesse verso altre metodologie, insegnamenti, pratiche senza pensare di essere detentori di verità assolute. C’entra il lavoro che si fa, perché se si realizza un orto o si coibenta l’abitazione e poi con il proprio lavoro si contribuisce a devastare il mondo, si elide totalmente il positivo che si sta facendo. C’entra se i propri soldi li si tiene in banche e assicurazioni armate e inquinanti oppure no. C’entra se interessa costruire insieme agli altri una alternativa senza chiudersi nel proprio progettino individuale o di coppia per non volerne sapere di condividere con gli altri se non il minimo indispensabile, magari solo per convenienza.
Anche perché quando i tempi si faranno ancora più duri, solo l’unione di tante persone nella difficoltà farà la differenza, non ci salverà nemmeno il proprio progettino individuale e la psuedo soluzione salvifica. E l’unione va costruita, voluta, vissuta, non cercata opportunisticamente solo al momento del bisogno. Bisogna sapersi poi organizzare, pianificare perché il cambiamento, come tutti i progetti seri, non si improvvisa o si lascia al caso, a maggior ragione se è un cambiamento condiviso.
Quindi il cambiamento è un po’ più impegnativo di fare un bell’orticello o produrre chilowattori solari ma anche molto più appassionante, coinvolgente e arricchente, perché le scorciatoie o le formule magiche non esistono per chi vuole cambiare in meglio per davvero.

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